Norme anti-Covid ingiuste: 10 euro di risarcimento (tra le "prove" Salvini)
10:38 Martedì 28 Gennaio 2025Un giudice di pace di Alessandria ha detto no alla richiesta della Presidenza del Consiglio dei ministri di respingere la causa presentata da una ventina di persone. La legislazione emergenziale dell'allora governo Conte presenta "aspetti inquietanti"
Ogni cittadino italiano ha diritto ad essere risarcito di 10 euro come “danno non patrimoniale” perché le norme anti Covid erano ingiuste. Lo dice a sorpresa una sentenza di un giudice di pace di Alessandria, Paolo Olezza, che ha dato ragione a una ventina di persone che avevano fatto causa alla Presidenza del Consiglio dei ministri. La stessa Presidenza del Consiglio dei ministri aveva chiesto di respingere la causa, ottenendo il risultato contrario. Il magistrato onorario ha tirato dritto e nella sentenza si legge: “Le posizioni espresse dall’attuale credibile Consiglio dei ministri” in materia di pandemia e vaccini sono “quasi una sorta di confessione stragiudiziale del carattere illecito della normativa”.
La ventina di presone che aveva intentato la causa aveva contestato per intero la legittimità della normativa anti Covid. Primo punto contestato era la dichiarazione di “stato di emergenza nazionale” del 31 gennaio 2020, sostenendo di essere stati “costretti a comportamenti non desiderati in modo ricattatorio a fronte di benefici inesistenti per quanto concerne il contenimento dell'emergenza epidemica”. Il giudice aveva risposto che non era stato chiamato a “invadere la funzione sovrana”, ma solo a stabilire se c’è stato un illecito civile. E a differenza dei colleghi, che si erano pronunciati in senso opposto, aveva stabilito che era corretto chiamare in causa la Presidenza del Consiglio.
Olezza ha spiegato che “il diritto alla salute non gode di una superiorità rispetto agli altri diritti fondamentali”, e che gli effetti della legislazione emergenziale presentano “aspetti inquietanti”, come l’obbligo a “inocularsi farmaci sperimentali o comunque non approvati in via definitiva”. Il giudice ha inoltre elencato una serie di dati da cui risulta che “in Stati dove le norme di confinamento domiciliare non sono state adottate la diffusione dei contagi è stata inferiore e inferiore è stata la mortalità”. Quindi ha concluso che ai ricorrenti spettano dieci euro ciascuno per “danno dinamico-relazionale e danno morale”.
Per dare torto a Palazzo Chigi il giudice di pace di Alessandria ha utilizzato una serie di “autorevoli rappresentanti del Consiglio dei ministri e della maggioranza che lo sostiene”: si tratta di Matteo Salvini, vicepremier, Marcello Gemmato, sottosegretario alla Salute, Marco Lisei, presidente della commissione parlamentare di inchiesta. Le loro dichiarazioni hanno smentito le tesi sostenute dalla Presidenza del Consiglio durante la causa e quindi, secondo il giudice, l’ente deve soccombere e pagare dieci euro a ricorrenti. Il riferimento, da quel che si ricava dalla sentenza, sono i commenti che hanno accompagnato il decreto legge 202 del 2024 sulla cancellazione delle multe ai No Vax. Secondo il giudice i politici in questione hanno fatto capire che le multe furono “una forzatura”, che «nella normativa emergenziale ci sono stati “errori” in buona fede ma forse anche in mala fede», che «la gestione di quel periodo è stata obiettivamente sbagliata», che «era legittimo il timore del vaccino posto che alcuni vaccini hanno causato dei morti». «Se queste sono le posizioni espresse dall’attuale credibile consiglio dei ministri – afferma il giudice – questo giudicante osserva quasi trattarsi di una sorta di confessione stragiudiziale della normativa oggetto di causa». La conclusione è che la Presidenza del Consiglio dei ministri ha sostenuto, durante la causa, «tesi opposte rispetto a queste dichiarazioni e questa circostanza vanifica non poco la credibilità delle sue difese».
Nei giorni scorsi un’altra sentenza di un giudice di pace, questa volta di Bologna, aveva annullato una multa comminata ai partecipanti della manifestazione “Io Apro”, organizzata il 15 gennaio 2021. Secondo il magistrato, i DPCM erano illegittimi in quanto la restrizione della libertà personale, come l’obbligo di permanenza domiciliare, potrebbe essere imposto solo da un’autorità giudiziaria come stabilito dall’articolo 13 della Costituzione. E non, dunque, da atti amministrativi.