L'Italia affonda nel "sommerso": Sud doppia il Nordovest
15:26 Martedì 28 Gennaio 2025La cosiddetta "economia non osservata" in doppia cifra nel Meridione (16,5%) e al Centro (11,6%), mentre nel Settentrione è sotto la media Paese (10,1%). Bolzano la più virtuosa, Calabria pecora nera: solo i traffici illegali valgono il 3,5% del Pil. Report Istat
Che si tratti di evasori, narcotrafficanti o persone che si arrangiano con lavoretti di fortuna, il Mezzogiorno si conferma l’area del Paese a più alta incidenza di economia non osservata. Il dato viene fuori dal report sui conti economici territoriali dell’Istat dove si legge che nel 2022, ultimo anno per cui sono disponibili le informazioni, l'economia non osservata (definita dalla somma della componente sommersa e di quella illegale) ha rappresentato in Italia l'11,2% del valore aggiunto complessivo. L'incidenza sul Pil, in lieve aumento rispetto al 2021, è stata pari al 10,1%. L'economia non osservata ha un peso molto alto nel Mezzogiorno, dove rappresenta il 16,5% del valore aggiunto, e a seguire nel Centro (11,6%). Sensibilmente più contenuta, e inferiore alla media nazionale, è l'incidenza nel Nord-est (9,3%) e nel Nord-ovest (8,8%). A livello regionale, il suo peso è massimo in Calabria, pari al19,1% del valore aggiunto complessivo, e minimo nella Provincia autonoma di Bolzano (7,7%).
L'economia non osservata comprende al suo interno l’economia illegale (come la vendita di stupefacenti e la prostituzione), insieme a chi fa il nero e la piccola economia informale. Nelle ripartizioni territoriali si conferma una diversa rilevanza delle tre componenti, già rilevata a livello nazionale. Prevale ovunque l'incidenza della rivalutazione da sotto-dichiarazione: questa raggiunge il livello più alto nel Mezzogiorno (7,7% del valore aggiunto), mentre è più contenuta nel Nord-ovest (4,6%). Anche la quota di valore aggiunto generato da impiego di lavoro irregolare è particolarmente elevata nel Mezzogiorno (6,2%). La sua incidenza è in linea con la media nazionale nel Centro (3,9%), mentre è inferiore di circa 1 punto percentuale nelle altre due ripartizioni (3,0% e 2,9%, rispettivamente nel Nord-est e nel Nord-ovest).
Puglia (8,5%), Calabria e Sardegna (7,7% per entrambe) presentano la quota più alta di rivalutazione del valore aggiunto sotto-dichiarato; l'incidenza più bassa si registra nella Provincia autonoma di Bolzano (3,1%) e, a seguire, nella Provincia autonoma di Trento (3,7%) e in Lombardia (4,1%). Il peso del sommerso dovuto all'impiego di input di lavoro irregolare è particolarmente elevato in Calabria (7,9% del valore aggiunto), Campania (6,8%) e Puglia (6,2%); le quote minori sono stimate in Lombardia (2,7%), Provincia autonoma di Bolzano e Veneto (2,8% in entrambe) e Friuli-Venezia Giulia (3%). Infine, l'economia illegale e le altre componenti dell'economia non osservata presentano un'incidenza sul valore aggiunto che oscilla tra l'1,2% della Lombardia e il 3,5% della Calabria.