Opposizioni sulle barricate, nuovo rinvio sulla Consulta
15:44 Mercoledì 29 Gennaio 2025Alla Camera seduta sospesa dopo la protesta per l'annullamento dell'informativa su Almasri. Al Senato le minoranze abbandonano l'aula. Sospesi i lavori a Montecitorio e Palazzo Madama fino al 4 febbraio. Ciriani: "Non c'è un clima per un accordo bipartisan"
I ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi hanno inviato una lettera ai presidenti di Camera e Senato per comunicare che “a seguito dell’informazione di garanzia ricevuta, in ossequio alla procedura e nel rispetto del segreto istruttorio, non sarà possibile rendere le informative previste” oggi sul caso Almasri. A riferirlo il ministro ai Rapporti col Parlamento Luca Ciriani dopo la riunione dei capigruppo alla Camera. È subentrata ieri “una questione nuova, eclatante e credo anche senza precedenti”, ovvero ‘'l’avviso di garanzia alla premier Giorgia Meloni e ai ministri Nordio e Piantedosi sulla vicenda del libico Almasri. Quindi è necessaria una riflessione nel governo e appena possibile, forse anche prima della nuova capigruppo di martedì, il governo comunicherà chi riferirà al Parlamento”.
I lavori dell’aula della Camera sono stati sospesi dopo il question time fino a martedì prossimo, 4 febbraio, quando è prevista una nuova riunione dei capigruppo. Salta quindi anche la seduta congiunta del Parlamento per l’elezione dei giudizi costituzionali prevista per domani. “Il clima non mi pare che sia di quelli che consentono un voto bipartisan”, ha spiegato Ciriani.
Manca ancora l’accordo tra forze politiche che eviti un altro buco nell’acqua del Parlamento, che elegge i giudici costituzionali di propria pertinenza in seduta comune a voto segreto. Dopo la fumata nera della tredicesima votazione consecutiva per il ritorno a pieno organico della Consulta, avvenuta il 14 gennaio, è saltato l’appuntamento del 21 gennaio, e ora anche quello previsto per domani.
Intanto la Consulta conta soltanto 11 membri, il minimo numero legale perché possa operare. Ormai la Corte non è a pieno organico dal novembre 2023, quando ha lasciato Silvana Sciarra. Poi, nel dicembre del 2024 sono scaduti altri tre membri: Augusto Barbera, Franco Modugno e Giulio Prosperetti. Quattro nomine che il Parlamento deve scegliere con una maggioranza dei due terzi nei primi tre scrutini, dei tre quinti dal quarto in poi, e che sono da più di un mese sul tavolo delle trattative politiche. Lo schema più probabile prevede due nomi alla maggioranza e uno all’opposizione, mentre il quarto dovrà essere tecnico e condiviso.
Il nome indicato dal Pd è quello di Massimo Luciani, accademico dei Lincei, mentre Fratelli d’Italia è orientata su Francesco Saverio Marini, consigliere giuridico della premier. C’è riserbo (e grande confusione interna) sul nome di Forza Italia, mentre Il quarto giudice dovrebbe essere un tecnico, donna (soprattutto se anche i forzisti proporranno un uomo) e bipartisan. I nomi circolati sono quelli di Valeria Mastroiacovo, Luisa Corazza, Lorenza Violini. In terra piemontese era saltato fuori anche quello della presidente di Fondazione Crt Anna Maria Poggi.