PALAZZI ROMANI

Braccio di ferro sulle Soprintendenze. Giuli stoppa Salvini, insorge la Lega

Il ministro respinge l'emendamento che punta a non rendere più vincolanti i loro pareri. Frattura nel centrodestra e l'opposizione ne approfitta. Ma il Carroccio tiene duro: "Norma a favore di sindaci e cittadini" dice Molinari. Provvedimento in Aula il 3 febbraio

La Lega vuole tagliare le unghie alle Soprintendenze sui progetti di rilievo urbanistico e paesaggistico. Ad annunciare la novità – che potrebbe avere ricadute anche sulle numerose opere in programma in Piemonte – è il partito di Matteo Salvini che ha presentato un emendamento apposito al decreto legge Cultura, attualmente in commissione alla Camera. Emendamento dichiarato inammissibile dal ministro della Cultura Alessandro Giuli e che in queste ore sta infiammando la discussione politica, anche all’interno della maggioranza di governo. La proposta, primo firmatario il deputato Gianangelo Bof, prevede di mettere mano al Codice dei beni culturali rendendo non più vincolanti i pareri delle Soprintendenze, salvo in alcuni casi specifici, come i beni di rilevanza monumentale. Significherebbe meno vincoli per l’edilizia pubblica e privata e velocizzazione delle procedure.

“Da sempre guardiamo a una maggiore efficienza della macchina pubblica, puntando alla sburocratizzazione per gli uffici delle pubbliche amministrazioni – spiega il capogruppo della Lega alla Camera e segretario del partito in Piemonte, Riccardo Molinari –. La Lega si sta battendo per ridurre la burocrazia a vantaggio di cittadini e territori”.  Scontata la levata di scudi da parte delle opposizioni che si infilano nella spaccatura del centrodestra: “Un grave attacco alla tutela del patrimonio culturale italiano e un pericoloso precedente che rischia di compromettere la pianificazione urbanistica delle nostre città. Questa proposta, mascherata da semplificazione, rischia di tradursi in una deregulation dannosa”, attacca la capogruppo Pd nella commissione Cultura della Camera, Irene Manzi. Il verde Angelo Bonelli sottolinea che “in questo modo lottizzazioni, interventi urbanistici e infrastrutture in aree di pregio, non avranno bisogno di autorizzazioni e non saranno più tutelate”. 

Ma è davvero a repentaglio il patrimonio culturale del Paese? “Innanzitutto, bisogna chiarire che i beni monumentali rimangono fuori da questo emendamento – sottolinea Bof –. Non stiamo parlando del Colosseo o dei grandi monumenti, ma della quotidianità della gente. Il fatto che una cosa si chiami parere e poi diventi vincolante è un'anomalia. Il parere per definizione non può essere vincolante. Faccio il sindaco dal 2007 e ho incontrato centinaia di persone che hanno avuto problemi con le sovrintendenze non perché stessero facendo degli scempi paesaggistici, ma per delle stupidaggini di ristrutturazioni di immobili o verniciatura dei muri. Stiamo parlando di gente semplice, giovani coppie, non speculatori edilizi. Gente che si è trovata con tutti i conti sballati, che ha rinunciato a fare le ristrutturazioni per colpa delle sovrintendenze. Per cui il mio emendamento non mette a rischio il patrimonio culturale, come dice l’opposizione, proprio perché sono esclusi i beni archeologici e monumentali in quanto beni collettivi”. Conclude Bof: “Purtroppo l’Italia è quel paese dove far passare i principi di libertà diventa una cosa sempre faticosa”.

La Lega ne ha fatto una bandiera e intende andare avanti. “Per il momento non ritiro l’emendamento. Nel caso mi adeguerò alle disposizioni che ricevo, però a oggi non ho indicazioni di fare marcia indietro” rivela Bof che fino alla tarda notte di ieri ha lavorato a un punto di caduta che potesse andar bene alla Lega e al MiC. “Da noi c'è sempre stata la volontà di dialogare, pur di trovare un accordo che quantomeno mantenesse il principio dell’emendamento”. Dialogo che si è interrotto oggi quando dal Collegio Romano è arrivato il pollice verso e la richiesta di ritiro.

Lo stato dell’arte, spiega il deputato leghista, è il seguente: “Su questo ultimo testo, frutto delle interlocuzioni tra noi e il MiC, adesso l’ufficio legislativo della Camera farà le sue valutazioni. Anche perché il decreto dovrà essere firmato dal Quirinale e i rapporti istituzionali con il Colle li tiene la Camera”. Insomma, “siamo in mano ai legislativi di Montecitorio. Io, ripeto, attualmente ho l’ordine di non ritirare l’emendamento”. E se alla fine restasse in piedi la sua proposta che succede? “Si voterà e vedremo cosa faranno FI, FdI, Noi Moderati, forze che hanno sempre sostenuto le stesse cose che sosteniamo noi a difesa dei cittadini”. L’approdo in Aula del decreto, approvato dal Consiglio dei ministri il 23 dicembre scorso, è previsto per lunedì 3 febbraio.

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