Liste d'attesa, terapia abruzzese. Marsilio a Cirio: "Serve coraggio"
Stefano Rizzi 07:00 Domenica 02 Febbraio 2025Il governatore dell'Abruzzo, meloniano di ferro, rivendica i risultati ottenuti da Schael futuro commissario alla Città della Salute. Messaggio al suo collega piemontese: "Non avere paura a prendere decisioni che possono sembrare conflittuali ma sono utili ai cittadini"
“Ho sollecitato i direttori delle aziende sanitarie a non avere paura a prendere decisioni che possono sembrare conflittuali nei confronti di alcuni medici, ma l’obiettivo primario era abbattere le liste d’attesa e dare risposte concrete ai cittadini”. I risultati della terapia d’urto che contempla la sospensione temporanea delle visite a pagamento laddove i tempi di attesa eccedano il limite fissato, ha dato ragione al presidente della Regione Abruzzo e adesso le parole di Marco Marsilio sembrano un provvidenziale assist per il suo collega piemontese Alberto Cirio.
Dopo avergli “ceduto” l’attuale direttore generale dell’Asl Lanciano Vasto Chieti, il manager tedesco Thomas Schael che dal primo marzo sarà il commissario della Città della Salute di Torino, il governatore abruzzese, fedelissimo di Giorgia Meloni riconfermato nelle recenti regionali, offre di fatto al collega e alleato piemontese anche la “ricetta” per quella terapia che der kommissar è pronto a somministrare in corso Bramante dopo i risultati positivi ottenuti in Abruzzo e rivendicati dallo stesso presidente, sia pure tenendo conto di quelle reazioni avverse che ormai da settimane si manifestano con forza in una parte del mondo medico piemontese.
Dal sindacato dei camici bianchi Anaao-Assomed, passando per altre sigle fino ad arrivare al segretario regionale della Cgil Giorgio Airaudo è un coro a sostegno della tesi che rifiuta la correlazione tra intramoenia e liste d’attesa, così come segnali di forte allarme in vista dell’arrivo di Schael si colgono in una parte della sanità provata, quella che lavora proprio con i medici ospedalieri ospitandoli nelle sue strutture per la libera professione. Un fronte che apparentemente conflittuale – basti ricordare le manifestazioni della sinistra e dei sindacati a favore della sanità pubblica e contro i privati – in una sorta di eterogenesi dei fini (e degli interessi) si trova compatto e certo non aveva visto male il muro che l’Università aveva cercato di porre alla decisione dell’assessore meloniano Federico Riboldi di nominare Schael. Perché, come spiega Marsilio “non ci sono pregiudizi verso il rapporto libero professionale privato, ma va fatto nella giusta proporzione con l’interesse prioritario verso il servizio pubblico”.
Del resto la linea attuata dall’Abruzzo, per la prima e per ora unica volta nel Paese, altro non è che l’applicazione di una delle misure previste nella legge sulle liste d’attesa. Ed è proprio il ministro della Salute, Orazio Schillaci a fare un palese riferimento al provvedimento messo in atto da Schael nell’Asl che si appresta a lasciare, quando spiega che si deve “continuare a lavorare con le Regioni guardando ad esempi di buone pratiche che dimostrano come attivando le misure previste nella legge si possono abbattere i tempi di attesa ed erogare ai cittadini servizi efficienti”.
Tempi di attesa che in Piemonte rappresentano ancora troppo spesso un grave problema e un pesante disagio per chi deve sottoporsi a una visita specialistica o a un esame diagnostico, imponendo come inevitabile soluzione proprio il mettere mano al portafogli per pagare, non di rado, lo stesso medico ospedaliero, ma in regime di libera professione. E questo non succede solo alla Città della Salute, ma in pressoché tutte le Asl del Piemonte. Ecco perché quella sollecitazione di Marsilio “ai direttori generali” sembra attagliarsi perfettamente anche alla situazione piemontese, anche se nell’ultima riunione con i vertici delle aziende sanitarie e ospedaliere al grattacielo del Lingotto all’eventuale sospensione temporanea dell’intramoenia non pare sia stato fatto cenno.
In Abruzzo le parole del governatore hanno avuto la loro traduzione in atti in una disposizione, impartita lo scorso giugno dal direttore della sanità regionale Pierluigi Cosenza a tutti i direttori generali, in cui si si ribadiva quanto affermato dal presidente della Regione, e in particolare la necessità di “bloccare, ove fosse necessario, la libera professione intramoenia”. Mettere nero su bianco la possibilità, per i vertici delle aziende sanitarie, di attuare questa misura è, come ben si comprende, un atto politico-amministrativo importante innanzitutto per gli stessi vertici delle Asl che ricevono una “copertura” dalla Regione, ma anche una presa di posizione che senza aprire fronti contrapposti, nel caso del Piemonte, tradurrebbe in fatti, o meglio ancora in atti, quelli che per ora sono ancora una volta annunci.