Caso Demba Seck, condannato ex pm
16:55 Lunedì 03 Febbraio 2025Il gup di Milano ha ritenuto Bucarelli colpevole di frode in processo penale e depistaggio. Il magistrato, che difende il suo operato ("prove cristallizzate"), avrebbe distrutto video intimi e fornito false informazioni per evitare al giocatore l'accusa di revenge porn
È stato condannato a un anno nove mesi e 10 giorni, con la sospensione della pena, e all’interdizione dei pubblici uffici l’ex pm di Torino Enzo Bucarelli. Era accusato di avere cancellato dal cellulare di Demba Seck, ex calciatore granata oggi al Catanzaro, alcuni video intimi che quest’ultimo aveva girato di nascosto con l’ex fidanzata, ignara di essere ripresa. Video che il giocatore aveva divulgato, poi, agli amici e che aveva portato ad aprire un fascicolo per “revenge porn”, poi chiuso con un’archiviazione per il giocatore del Toro. La condanna di Bucarelli è stata decisa oggi dal gup di Milano, Luigi Iannelli, che ha anche disposto la liquidazione dei danni per un importo di 10mila euro alla ragazza; 10mila euro anche per la Presidenza del Consiglio e 15mila euro per il Ministero della Giustizia. Il giudice ha accolto le richieste della Procura.
L’ex pm di Torino Bucarelli, che ha sempre respinto le accuse di frode processuale e depistaggio, è stato trasferito a Genova come giudice civile dal Csm. Il suo difensore, Michele Galasso, durante la discussione aveva chiesto l’assoluzione con la formula più ampia possibile. Il pm Giancarla Serafini e l’aggiunto Tiziana Siciliano avevano, invece, proposto una pena di 1 anno e 10 mesi. Secondo il capo di imputazione l’ex pm avrebbe “disposto la distruzione di prove documentali” considerate il “corpo del reato”: si trattava di due filmati ritenuti prove di revenge porn. In più non avrebbe approfondito le indagini, perché il cellulare di Seck non è mai stato sequestrato e avrebbe convinto la ragazza “a non procedere”. Infatti, recita sempre l’accusa, “al fine di ostacolare le indagini e agevolare l’indagato” avrebbe fornito “alla persona offesa informazioni non veritiere” per “indurla alla remissione della querela” e a una transazione economica.
Per la difesa invece di fare la copia forense il pm ha cristallizzato la prova degli invii dei video intimi “in un verbale fidefaciente che inchiodava l’indagato alle proprie responsabilità”, spiegò in una nota l’avvocato Galasso. “È stato anche definitivamente chiarito che il dottor Bucarelli non ha affatto avvisato dell’imminente perquisizione né l’avvocato del calciatore, né i suoi agenti, né la società calcistica”, aggiunse il legale al termine dell’interrogatorio. “Sono profondamente sorpreso e amareggiato per una sentenza di condanna di primo grado che davvero non mi aspettavo e che ritengo francamente ingiusta – dichiara oggi Galasso –. Attenderò con rispetto le motivazioni della sentenza, che sarà oggetto di certo appello”.