GIUSTIZIA

"Poteva conoscere gli atti". Delmastro (mezzo) scagionato

La testimonianza dell'ex capo del Dap Basentini rivela che la limitata divulgazione era rivolta solo al personale interno dell'amministrazione. Ma poteva rivelarne i contenuti al suo sodale Donzelli per fini politici? Lo stabilirà il processo

«Se il ministro ha conferito una delega a un soggetto che può essere un sottosegretario, quel soggetto è abilitato, secondo il mio punto di vista, a conoscere il contenuto degli atti a limitata divulgazione». A dirlo è l’ex capo del Dap, Francesco Basentini, ora pm a Roma, sentito come testimone nel processo che vede imputato il sottosegretario Andrea Delmastro per rivelazione di segreto d’ufficio in relazione al caso dell’anarchico Alfredo Cospito. Basentini è colui che ha redatto l’ordine di servizio interno che limitava la diffusione di certe informazioni. «La situazione di gestione di protocolli degli atti presentava dal mio punto di vista delle criticità evidenti. Il rischio – ha spiegato in aula rispondendo alle domande delle parti – era che chiunque al Dap, attraverso il protocollo informatico “Calliope” del dipartimento per la circolazione degli atti, ne venisse a conoscenza. Per quello intervenni con un ordine di servizio sulla limitata divulgazione. Constatai che alcune notizie che dovevano essere segnalate a me venivano veicolate alla stampa».

Basentini, dunque, conferma che la «limitata divulgazione» era rivolta al personale interno. Come ha spiegato poco dopo: «L’obiettivo – ha aggiunto – era quindi fare in modo che dai nostri uffici venissero a conoscenza di determinati atti solo chi ne aveva diritto». Basentini ha sottolineato inoltre nel corso della sua testimonianza che «le note del Nic sui detenuti al 41bis erano indirizzate al capo del dipartimento. Il Nic è stato sempre puntuale, corretto e preciso».

Secondo Fratelli d’Italia la testimonianza di Basentini “scagiona” Delmastro. «Si conferma, ancora una volta, l’infondatezza delle accuse rivolte – dichiara la vicecapogruppo di Fratelli d'Italia a Montecitorio Augusta Montaruli –. Delmastro non ha violato alcuna restrizione nella gestione degli atti relativi alla vicenda Cospito. Lo abbiamo sempre sostenuto, così come la Procura, che aveva già chiesto l’archiviazione del caso». 

La vicenda risale al 31 gennaio 2023, quando il deputato Giovanni Donzelli, sodale di partito e coinquilino di Delmastro, riporta alla Camera i contenuti di alcune registrazioni di colloqui avvenuti nel carcere di Sassari dove Cospito era detenuto prima di essere trasferito al penitenziario di Opera per motivi di salute. Durante l’ora d’aria, l’anarchico libertario parlava con boss di camorra e ‘ndrangheta del 41bis e dell’importanza di sfidare lo Stato così da portarlo a modificare la misura detentiva. Quei documenti, ritenuti riservati, finirono alla Camera. Secondo le accuse, il parlamentare biellese si è procurato quelle registrazioni e ha fatto in modo che Donzelli le rendesse pubbliche per attaccare i parlamentari che avevano fatto visita a Cospito.

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