GIUSTIZIA

Annullata la condanna di Rosso, appello bis per l'ex assessore

Sconfessata la procura di Torino. La Cassazione decreta la nullità con rinvio della sentenza con cui l'allora esponente di FdI era stato condannato a quattro anni e quattro mesi di carcere per un episodio di voto di scambio politico mafioso. Assolto l'imprenditore Burlò

Ci sarà un processo d’appello bis per Roberto Rosso, l’ex assessore regionale piemontese di Fratelli d’Italia accusato di un episodio di voto di scambio politico mafioso. La Corte di Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza con cui, a Torino, era stato condannato a quattro anni e quattro mesi di carcere, di cui sei mesi trascorsi in cella prima del processo.

La vicenda risale al 2019, è emersa nel corso di una delle inchieste della Dda sulla presenza della 'ndrangheta nel Torinese ed è stata inserita nel maxiprocesso chiamato Fenice-Carminius, istruito dai pm Paolo Toso e Monica Abbatecola e dall’allora procuratore capo Anna Maria Loreto. In attesa di conoscere le motivazioni (ci vorranno circa 90 giorni) è verosimile che la Corte non abbia ritenuto fondata una delle tesi centrali delle accuse a Rosso, ovvero la consapevolezza del profilo mafioso dei soggetti a cui si era rivolto in campagna elettorale e ai quali aveva elargito soldi con la promessa di un loro impegno a sostegno della sua candidatura. Si tratta di Onofrio Garcea e Domenico Viterbo persone presentate da amici che “anni mi aiutavano nelle campagne elettorali, non potevo immaginare che quei due fossero criminali”, visto che “un ex carabiniere, oggi nei servizi segreti, marito di una mia collaboratrice non mi ha detto nulla”.

Classe 1960 originario di Trino Vercellese, Rosso è stato tra i fondatori di Forza Italia in Piemonte, dopo la gavetta nella Democrazia cristiana. Nel 1994 viene eletto alla Camera, dov’è confermato per cinque legislature, fino al 2013. Nel 2001 è candidato a sindaco di Torino contro Sergio Chiamparino, che lo sconfigge al ballottaggio. Il suo arresto risale al 2019, poco dopo essere stato eletto consigliere regionale con Fratelli d’Italia e avere ottenuto dal neo governatore Alberto Cirio la carica di assessore. Si dimette nel dicembre di quell’anno, dal carcere dov’era stato rinchiuso in attesa del processo.

Per un’altra delle posizioni discusse oggi a Roma, quella dell’imprenditore Mario Burlò, all’epoca titolare di una fiorente azienda leader dell’outsourcing, la Suprema Corte ha annullato senza rinvio l’accusa (per vicende diverse da quelle di Rosso) di concorso esterno in associazione mafiosa, per cui era stato condannato a 7 anni. Assolti anche per altri due imputati, Antonio Pilutzu e Ivan Corvino. Annullamento con rinvio per l’imprenditrice Enza Colavito e Antonino Buono

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