ACCADEMIA

Prof e baroni divisi su UniTo. Valditara tra i grandi elettori

La vicinanza del ministro dell'Istruzione a Caterina, la "strana coppia" formata da Prandi e Cuniberti. Scomparin ingaggia due vicerettori. Nessuna notizia ancora dei programmi. Una cosa è certa: nessuno vuole l'appoggio del Magnifico Geuna

Non solo i tre candidati. Con la primavera alle porte e le urne che s’avvicinano (sono previste nella seconda metà di maggio), entra nel vivo la campagna elettorale per il nuovo rettore dell’Università di Torino e assieme ai concorrenti alla carica di Magnifico, scendono in campo anche docenti e opinion leader. I baroni forse non sono più quelli di un tempo, il ministero ha fatto sapere che s’attendono anni di tagli, “lacrime e sangue” come già prefigura qualcuno, mentre tra i precari – che il rettore in scadenza Stefano Geuna avrebbe dovuto gratificare concedendo loro maggior peso elettorale nell’ambito della disgraziata riforma dello Statuto – monta il malcontento.

Chiunque vincerà tra Raffaele Caterina, Laura Scomparin e Cristina Prandi dovrà poi fare i conti con un ateneo sfilacciato e malmostoso, studenti che in parte hanno promosso e in parte subito la cosiddetta intifada studentesca da parte di collettivi che – infiltrati dai soliti centri sociali – in nome della Palestina hanno provocato gli scontri con la polizia, occupato l’ateneo financo trasformandolo in un bivacco con tanto di moschea e imam a celebrare la messa islamica, danneggiato spazi comuni con le autorità inermi per giorni e giorni. E poi le accuse di molestie all’interno dell’ateneo (la stessa Scomparin ha detto di averne subite), i tagli al bilancio, ultima beffa per i ricercatori precari. Insomma, non sono stati sei anni brillanti quelli di Geuna e forse è per questo che tra tutti i candidati è già partita la corsa a dissociarsi, anche tra chi (Prandi e Scomparin) è stato suo vice.

Raffaele Caterina, già direttore del dipartimento di Giurisprudenza, è l’unico che può fregiarsi di essere in totale discontinuità con questa governance, anzi il suo dipartimento è stato tra i più critici nei confronti della riforma dello Statuto fino a costringere il Magnifico di via Verdi per due volte al passo indietro fino alla definitiva rinuncia. È l’unico uomo ed è anche l’unico non apertamente di sinistra, “moderato, pragmatico e ragionevole” per chi lo sostiene; “di destra” tagliano corto gli avversari, sapendo quanto questa etichetta possa pesare in un ateneo come quello di Torino. Di certo può contare sulla stima di un docente di rango come il ministro Giuseppe Valditara, con cui in epoca Covid firmò una lettera-appello al governo con una sorta di vademecum per ripartire dopo la pandemia. Tra i 150 scienziati e accademici firmatari c’erano anche l’urologo Paolo Gontero, i giuristi Mario Comba e Dario Peirone, l’attuale presidente della Fondazione Crt Anna Poggi: andranno tutti considerati suoi sostenitori? Ideali e opportunità, com’è noto, s’intrecciano in ogni competizione elettorale così anche a Unito nulla pare essere scontato.  Di certo, tra chi appoggia Caterina c’è anche il collega di Giurisprudenza Michele Rosboch ed Ermanno Malaspina con cui proverà a dividere il dipartimento di Studi Umanistici dove lo storico Gianluca Cuniberti è schierato come prorettore accanto a Prandi.

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Tra ideali e opportunità, si diceva. C’è chi lo chiama pragmatismo chi invece sta iniziando a mettere il dito nelle contraddizioni di quella che qualcuno più prosaicamente già definisce “la strana coppia”, quella cioè tra la madrina del nuovo polo di Grugliasco (la chimica Prandi) e Cuniberti. Basti pensare che quando il Senato accademico votò la “inopportunità” che UniTo partecipasse al bando Maeci, di cooperazione tra Italia e Israele, in segno di protesta verso l'invasione di Gaza, Cuniberti sostenne quella scelta, portata avanti dagli studenti, mentre la professoressa Prandi si esprimeva in senso contrario: “Ricerca e università devono essere catalizzatori per unire i popoli, anziché dividerli” dichiarò alla stampa. Oggi i due sono insieme e al loro fianco c’è un altro storico di prima fascia come Vincenzo Ferrone, personalità di spicco della gauche torinese.

Forse anche per l’assenza di un vero dibattito sui contenuti (notizie dei programmi?) che fino a questo momento la campagna elettorale è scivolata nel disinteresse dei più. Prandi e Scomparin auspicano “il primo rettore donna in 600 anni di storia dell’ateneo”, Caterina rivendica la sua discontinuità con Geuna “con tante scuse se sono un uomo”.

Una laurea ci vorrebbe solo per comprendere a fondo il complesso e iniquo sistema elettorale a tornata tripla (si vota due volte prima del ballottaggio, visto mai che la prima volta qualcuno sbagliasse a mettere la crocetta). L’incremento dei precari rende anche più liquido l’elettorato e meno pesante il ruolo dei cosiddetti baroni. Qualche polpetta avvelenata è già stata sistemata qua e là come dimostrano le voci delle ultime ore che bisbigliavano di un possibile passo indietro dell’altra giurista in corsa, Laura Scomparin. Lei invece è più in corsa che mai e anzi spera con la candidatura a prorettore di Luca Brazzi (numero uno della Scuola di Specializzazione in Anestesia, Rianimazione e Terapia intensiva) di essersi accaparrata buona parte del potente dipartimento di Medicina, lo stesso che ha espresso Geuna sei anni fa in ossequio alla storica alternanza tra camici bianchi e giuristi a capo dell’ateneo. Una candidatura che almeno sulla carta appare più forte di quella di Paola Sacchi, da Veterinaria, con cui invece Caterina spera di rompere gli equilibri nel campus di Grugliasco, a casa di Prandi. Un risiko complesso nel quale a schierarsi con Scomparin ci sono anche il biologo Gianfranco Gilardi e i vicerettori Alessandro Zennaro e Giuseppe Martino Di Giuda.