Compagno Ferrero

Dicono che… non fosse per le sue origini valdesi potrebbe ricordare un abate tornato semplice monaco. Paolo Ferrero, classe 1960, nativo di Pomaretto, un lontano passato di leader della Federazione Giovanile Evangelica Italiana, è il “nuovo” segretario provinciale della federazione torinese di Rifondazione Comunista. Militante storico della sinistra extraparlamentare vanta una lunga carriera: dopo il fallito tentativo di sedere in Consiglio regionale del Piemonte sotto le insegne di Democrazia Proletaria raggiunge a Roma Fausto Bertinotti che lo porta subito in segreteria nazionale del partito nato dalla scissione del Pci. Nel 2006 fa il suo ingresso alla Camera e a maggio di quell’anno, con la formazione del secondo governo Prodi, viene nominato ministro della Solidarietà sociale, con delega in materia di politiche sociali, politiche delle migrazioni, contrasto alle tossicodipendenze e Servizio civile nazionale.

Da ministro assumerà delle posizioni controverse: come quella di nominare l’ex terrorista delle Brigate Rosse Susanna Ronconi componente della Consulta Nazionale delle tossicodipendenze. Da lì a breve il Prodi 2 cadrà sfiduciato da Clemente Mastella e, alle successive elezioni, la lista formata apposta per l’occasione – Sinistra Arcobaleno – non raggiungerà la soglia di sbarramento. Con il tramonto dell’era “bertinottiana” anche Ferrero finisce nell’ombra. Dal “Comandante Fausto” prenderà le redini di un partito che da quel momento inizia a collezionare flop elettorali: niente seggio alle Europee, niente posto da consigliere regionale in Campania, niente sindaco di Angrogna (Torino) e niente rielezione in parlamento con la “Rivoluzione Civile” di Antonio Ingroia. Dopo anni di battaglie perse, abbandona la leadership del Prc e viene nominato vicepresidente del Partito della Sinistra Europea, dove rimane fino al 2022. Alle ultime politiche ci riprova nuovamente a rientrare a Montecitorio, ma Unione Popolare di Luigi De Magistris resta al palo.

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