Lo Russo ostaggio di Askatasuna,
"utile idiota degli antagonisti"
Oscar Serra 18:25 Lunedì 03 Marzo 2025
Il centrodestra attacca il sindaco di Torino dopo il sopralluogo della settimana scorsa. Parrucche e nasi da clown. La seduta più volte interrotta: "Vergogna!". Una cosa è certa: i militanti non se ne sono mai andati. Insulti di Liardo (FdI): "Pavido e ipocrita" - VIDEO
Per il sindaco di Torino Stefano Lo Russo la presenza di “consiglieri comunali a prescindere dall’appartenenza politica, anche di estrema destra” all’interno del centro sociale Askatasuna è un “fatto storico”. Lo aveva detto già nei giorni scorsi, all’indomani del sopralluogo effettuato nell’ambito della commissione Controllo di gestione del Comune, lo ha ribadito in Sala Rossa oggi durante le sue comunicazioni sul tema.
Tanto è bastato per scatenare la contestazione proprio di quegli esponenti di “estrema destra”, che hanno tirato fuori cartelli e interrotto il primo cittadino fino a far sospendere la seduta. “Vergogna, vergogna” urlano dai banchi di Lega, FdI, Forza Italia, Torino Libero Pensiero e Torino Bellissima; il radicale Silvio Viale si era presentato già durante la trattazione delle interpellanze con parrucca e naso da clown, durante il dibattito lo imiteranno a più riprese anche i colleghi del Carroccio. Il riferimento è alla messinscena dei militanti di Aska che giovedì hanno usato come zerbino un manifesto in cui i politici erano raffigurati col naso da pagliaccio. Pino Iannò, di Torino Libero Pensiero, fa anche partire la musica
del circo. Alla ripresa Lo Russo fa un mezzo passo indietro e riduce il livello della provocazione: “Ritiro l’espressione estrema destra – dice, prima di tornare a punzecchiare gli interlocutori –. Capisco il nervosismo di una parte politica, perché era più funzionale a una certa narrazione che il sopralluogo non si potesse svolgere o che ci fossero degli scontri”. Poi aggiunge: “Ritengo sgradevole costringere dei consiglieri a calpestare foto di politici” ha concluso, paragonando per sgradevolezza la contestazione degli occupanti a quella degli eletti di centrodestra appena avvenuta; “ma fa parte della dinamica politica” concede prima di lasciare la parola alle opposizioni.
L’imbarazzo è palpabile. Il sindaco sa bene che quella struttura continua a essere occupata nonostante sia passato più di un anno dall’inizio di quel percorso che doveva portare innanzitutto allo sgombero. E il leghista Fabrizio Ricca centra il punto quando definisce Lo Russo e la sua maggioranza “così deboli che non siete riusciti neanche per due ore a fare finta di avere voi il controllo di quell’immobile”. Poi va per la tangente quando chiede ai “suoi” ministri di sospendere i fondi alla città di Torino finché Askatasuna non sarà sgomberato. Cioè finché le forze dell’ordine e quindi il ministro dell’Interno Piantedosi non lo sgombereranno?
Non solo è ancora occupato il palazzo al civico 47 di corso Regina Margherita, è pienamente sotto il controllo di coloro che dovrebbero lasciarlo per consegnarlo al comitato promotore del patto di collaborazione, guidato da Ugo Zamburru. Insomma, se il primo passo era la “consegna delle chiavi”, quel che sta accadendo con tutta evidenza dimostra che in giro ci sono ancora tanti duplicati.
“Noi non siamo nervosi, siamo disgustati” attacca il capogruppo di FdI Ferrante De Benedictis che in mattinata aveva annunciato una delibera di iniziativa consiliare per estendere la legge regionale sui beni comuni anche “alle pertinenze, cortili e giardini” e, in caso di delibere “in palese contrasto con la legge regionale”, il ricorso al Tar della Regione contro la Città. A dimostrazione del coordinamento che c’è tra il gruppo di FdI in Sala Rossa e il capo dei meloniani torinesi, Maurizio Marrone, già estensore di una legge che tiene da mesi a bagnomaria il progetto di Palazzo civico su Aska. Lo stesso De Benedictis definisce la maggioranza e probabilmente anche il sindaco “gli utili idioti di Askatasuna”, la presidente Maria Grazia Grippo si ribella, poi lui le spiega il riferimento storico e politico di quell’espressione e lei ne prende atto.
A dimostrazione del senso di impunità che abita (assieme agli occupanti) quei locali, la constatazione della corrente attaccata, il frigo acceso e per nulla vuoto, la cucina in ordine, il contenitore della plastica pieno. E basta passeggiare la sera lungo corso Regina per notare le luci accese. Su questo il sindaco avrebbe dovuto offrire dei chiarimenti, ma non lo ha fatto. Quando se ne andranno gli occupanti? Perché sono ancora lì? La seduta è particolarmente tesa. Enzo Liardo (FdI) insulta Lo Russo: “Pavido e ipocrita”, ci sono più interruzioni. Dai banchi del centrodestra urlano “Vergogna”. Il M5s non sa che pesci prendere perché Andrea Russi e Valentina Sganga la pensano evidentemente in modo opposto e così per non sbagliare sparano nel mucchio: “Le buche, l’erba alta” e si stava meglio quando si stava peggio. Nella concitazione il microfono resta attaccato anche durante la sospensione dei lavori e diventano pubblici pure i tentativi della presidente Grippo di mediare con le minoranze.
Nella sua replica Lo Russo non fa altro che ribadire come la responsabilità dell’ordine pubblico sia in mano al questore e quella di perseguire i reati in capo alla Procura della Repubblica. Se il primo ordinasse uno sgombero o la seconda un sequestro “il sindaco non si metterebbe di traverso”. Il sindaco insomma vuole solo ristrutturare un palazzo.