Liste d'attesa, Corte dei Conti indaga su Asl e Regioni
Stefano Rizzi 07:00 Martedì 04 Marzo 2025Accertamenti della magistratura contabile sulle liste "chiuse". Richiesta urgente di dati e informazioni del ministero. Verifiche sulle sanzioni ai vertici delle aziende. In Piemonte non ne risulterebbero. Immediata stretta sull'applicazione delle norme
Indagine su un sistema al di sotto di ogni sospetto. È quella che sta conducendo la Corte dei Conti sulla gestione delle liste d’attesa da parte delle aziende sanitarie e ospedaliere di tutto il Paese, così come sul controllo da parte di ciascuna Regione. In particolare, l’attenzione della sezione di controllo della Corte sulla gestione delle amministrazioni dello Stato è concentrata sui provvedimenti che le Regioni hanno o non hanno assunto nei confronti dei vertici delle aziende sanitarie e ospedaliere nei casi in cui siano state chiuse alcune liste d’attesa. Accertamenti che si estendono anche sull’applicazione di quelle misure alternative che la legge prevede per tutelare il diritto dei pazienti a ricevere le prestazioni nei tempi indicati nelle prescrizioni.
L’azione della magistratura contabile, i cui riflettori stanno da tempo illuminando le non poche zone d’ombra di quella che continua ad essere principale patologia del sistema sanitario italiano, sta avendo in queste giorni un effetto a cascata. Le direzioni regionali della Sanità hanno, infatti, appena ricevuto una lettera del Ministero della Salute firmata dal direttore generale della Programmazione Amerigo Cicchetti in cui viene posta una serie di quesiti per fornire le risposte attese dalla Corte dei Conti. Uno di questi riguarda proprio la chiusura delle liste d’attesa e le eventuali sanzioni che ciascuna Regione ha comminato ai vertici delle Asl o delle aziende ospedaliere dove i cittadini non hanno trovato la risposta alla loro richiesta di prenotare una visita specialistica o un esame diagnostico.
Nella circolare del ministero che giunta ai vertici regionali della Sanità sta a sua volta producendo un’ulteriore passaggio alle direzioni generali delle aziende, si fa esplicito riferimento alla legge finanziaria del 2005 quando già si stabiliva che “le aziende sanitarie e ospedaliere non potessero sospendere le attività di prenotazione finalizzate ad assicurare li livelli essenziali di assistenza” e prevedeva in caso di violazione “sanzioni da parte delle Regioni” nei confronti dei responsabili con multe da mille a 6mile euro, ma anche conseguenze sul piano disciplinare.
Adesso il ministero vuole sapere da ciascuna Regione “se siano state comminate sanzioni alle aziende inadempienti” e se sì quali. In attesa delle risposte il quadro che pare delinearsi è quello di un sistema, da Nord a Sud con rare eccezioni, dove l’applicazione rigida della norma, peraltro ribadita in atti piuttosto recenti dello stesso ministro Orazio Schillaci, sia stata attuata assai raramente se non quasi mai. Pur a fronte delle difficoltà nel condurre le istruttorie per stabilire le vere ragioni dell’eventuale sospensione delle prestazioni, quel che appare è una pratica diffusa in cui si sarebbe preferito accentuare una moral suasion nei confronti delle aziende sanitarie e ospedaliere piuttosto che applicare rigidamente la norma. Quel che è certo è che dopo la circolare ministeriale e, soprattutto, in virtù dell’inchiesta della magistratura contabile il cambiamento di approccio alla questione da parte delle Regioni appare inevitabile.
In Piemonte dove le liste per alcune prestazioni sono state chiuse e in alcuni casi continuerebbero ad esserlo tuttora, non risultano essere state applicate sanzioni, anche si in taluni casi ciò sarebbe stato complicato poiché la sospensione delle visite si sarebbe verificata a causa della mancanza di medici disponibili. In altri casi, probabilmente le ragioni erano diverse e, forse, meno insuperabili. Comunque sia dal grattacielo del Lingotto, così come da ogni altra sede di Regione, nei prossimi giorni partiranno le risposte dirette al dicastero di Schillaci e le sorprese potrebbero non mancare.
Un altro punto importante è quello che attiene al dovere di vigilanza dei direttori generali sul rispetto delle disposizioni in materia di tempestiva erogazione delle prestazioni” e al riguardo da Roma si chiede se “sia stata mai esercitata azine disciplinare e di responsabilità contabile nei confronti dei soggetti ai quali è imputabile la mancata erogazione della prestazione”. Il ministero, per conto della Corte dei Conti, chiede di sapere se sia stata applicata la norma che prevede di fornire ai pazienti la prestazione in intramoenia ponendo a carico dell’Asl di appartenenza e a quella che la eroga il costo. Anche in questo caso l’applicazione dell’alternativa pare essere stata assai marginale, sia per la scarsa informazione, sia per la farraginosità della procedura. A conferma di ciò basterebbe il dato del Piemonte dove in tutto il 2024 sono stati soltanto poco più di 4mila i cittadini che hanno usufruito di questo diritto.
Tempi strettissimi, quelli concessi dal ministero alle Regioni per fornire tutti i dati e le informazioni da girare alla Corte dei Conti. Le risposte dovranno arrivare a Roma entro domani. E lì, in quelle mail probabilmente la magistratura contabile troverà ulteriore materiale su cui indagare e, magari, scoprire che non sempre e non ovunque si è fatto tutto ciò che si sarebbe dovuto fare.