SANITÀ

Ambulatori vuoti, studi privati pieni. Stretta intramoenia alle Molinette

Otto milioni per attrezzare i locali destinati alla libera professione, ma da anni sono inutilizzati. Le "resistenze" dei camici bianchi a rientrare dalle strutture private. Il sopralluogo degli inquirenti nel corso dell'inchiesta. Il commissario Schael prepara verifiche e controlli

Otto milioni di euro spesi per attrezzare almeno un piano di un edificio della Città della Salute di Torino che, però, non è mai stato utilizzato se non in minima parte. Sembra star lì nel San Giovanni antica sede delle Molinette l’eclatante conferma di come l’attività in intramoenia sia ormai spesso sfuggita alle regole, debordando in maniera pesante dallo spirito originario della norma, portando sempre più camici bianchi a svolgere non all’interno degli ospedali, bensì in studi e strutture private le visite a pagamento.

Una possibilità, quest’ultima, considerata come eccezione dalla legge e consentita solo nei casi in cui le strutture ospedaliere non abbiano spazi idonei per ospitare l’attività libero professionali dei dipendenti che intendano svolgerla. Ma se gli spazi, come nel caso della Città della Salute, ci sono e restano incredibilmente inutilizzati per lo scopo al fine del quale sono stati spesi ben otto milioni di euro ecco che quel miserevole 18% dell’intramoenia che viene effettivamente svolta entro le mura dell’azienda suona, se possibile, ancora più inaccettabile. 

E inspiegabile, se non con quelle “resistenze” che anche in epoca piuttosto recente i vertici dell’azienda avrebbero incontrato da parte di un cospicuo numero di professionisti di fronte alle richieste di tornare dentro le mura della Città della Salute utilizzando gli ambulatori predisposti, invece di quelli delle strutture private. Con le motivazioni più disparate un gran numero di medici avrebbe sollevato problemi tergiversando e di fatto rinviando sine die il rispetto di quanto previsto dalla legge. Non è un caso che quella degli ambulatori inutilizzati sia vicenda finita all’interno dell’inchiesta della Procura della Repubblica che ha terremotato corso Bramante. In quei locali la polizia giudiziaria ha fatto accurati sopralluoghi e raccolto tutti gli elementi di una storia dai non pochi risvolti ancora da scoprire. 

Negli ultimi mesi dello scorso anno l’allora direttore generale Giovanni La Valle aveva cercato, con disposizioni ai vertici dei presidi ospedalieri e di altre strutture interne, di ridurre la cosiddetta intramoenia allargata riportando specialisti ad esercitare la libera professione negli ambulatori dell’azienda prefigurando nel caso, appunto, di disponibilità di locali il diniego ad autorizzare l’attività all’esterno. Impresa probabilmente un po’ tardiva rispetto alla disponibilità di quei locali attrezzati da anni e che, comunque, non avrebbe dato i risultati attesi. Le resistenze e le giustificazioni addotte per evitare il rientro all’interno della più grande azienda ospedaliera del Piemonte, insomma, non sarebbero finite. 

Sarà da vedere se proseguiranno anche adesso con l’insediamento del commissario Thomas Schael, il quale già nel suo primo giorno in corso Bramante ha firmato la circolare  in cui, tra le altre indicazioni, ribadisce perentoriamente l’obbligo di osservare la legge per quanto riguarda l’intramoenia che “deve essere espletata di norma e prioritariamente all’interno dell’azienda”. Schael non si ferma, tuttavia, alla pur eloquente disposizione, ma nelle prime pagine della sua agenda ha messo proprio la ricognizione degli spazi destinati alla libera professione e la verifica del loro effettivo utilizzo, così come il vaglio di ciascuna autorizzazione a svolgere l’intramoenia in strutture esterne e delle motivazioni che la sostengono. 

Un lavoro che, presumibilmente, il commissario avvierà non appena lo raggiungeranno in corso Bramante il direttore amministrativo Giampaolo Grippa atteso il 17 di marzo e quello sanitario Flavia Simonetta Pirola che giungerà a Torino il primo aprile e le cui nomine sono in queste ore alla firma di Der Kommissar. E se, come probabile, partirà proprio da corso Bramante quell’azione di riportare nelle strutture ospedaliere le visite a pagamento in una misura decisamente superiore a quella attuale con la prospettiva di ribaltare in fretta il rapporto, facile prevedere che analoghe misure peraltro sollecitate dai vertici della sanità piemontese saranno assunte nelle altre aziende dove, in non pochi casi, la l’intramoenia neglle strutture private da eccezione è diventata regola. Nonostante la disponibilità degli ambulatori in ospedale.

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