Vietti vuole il bis in Finpiemonte, ma nel centrodestra c'è maretta
Oscar Serra 07:00 Giovedì 06 Marzo 2025In ossequio al quieto vivere Cirio è propenso alla riconferma però l'ex numero due del Csm sconta la freddezza dei partiti. In FdI l'assessore Marrone avrebbe in mente un successore che però troverebbe ostacoli "fraterni". Le altre possibili alternative
Tutto ruota attorno a Michele Vietti. Quale sarà il futuro dell’ex parlamentare e vicepresidente del Csm? Rimarrà al vertice di Finpiemonte, come vorrebbe lui e pure Alberto Cirio, o dovrà dirottare altrove le sue aspettative? Su quella poltrona Vietti è già stato rinnovato per scavallare le elezioni regionali, il governatore è soddisfatto perché da quando c’è lui, problemi da galleria San Federico non ne ha avuti. Riducendo al minimo l’attività della finanziaria piemontese – Vietti l’ha di fatto trasformata in un ente pagatore – ha minimizzato anche ogni tipo di seccatura e questo sì che è un atout per il presidente opossum. Altro che banca, com’era nelle ambizioni del centrosinistra, prima della bufera giudiziaria che travolse l’allora presidente Fabrizio Gatti; questo è il tempo del profilo basso, riflettori spenti, nessun volo pindarico. Intanto, durante questi tre anni abbondanti, Vietti ha potuto lenire almeno in parte la delusione per la mancata conferma a capo di Finlombarda – la finanziaria d’Oltreticino che, a differenza della sua sorella minore torinese, ha un ruolo proattivo come leva dell’economia regionale – con la presidenza dell’associazione che riunisce le società finanziarie regionali (Anfir). Poco più di una carica onorifica.
Finpiemonte è a un bivio: in molti si chiedono quale sarà il suo futuro. Il centrosinistra voleva trasformarla in una grande società in grado di iniettare risorse nell’economia regionale per sostenere le imprese piemontesi, il centrodestra l’ha ricondotta a mera cassa erogatrice di contributi. Un po’ com’è Arpea per l’agricoltura. Questione che interroga direttamente Cirio: che idea ha lui di Finpiemonte? Chissà. L’unica cosa certa è che finora ha navigato in acque tranquille e per il governatore questo basta e avanza di qui l’intenzione di confermarlo per un nuovo giro di giostra. Ci sono però anche i partiti della coalizione e se da una parte l’ex numero due di Palazzo dei Marescialli non ha forti estimatori all’interno della giunta regionale, allo stesso tempo nessuno osa porre veti, almeno pubblicamente (dietro le quinte invece le critiche sono piuttosto copiose).
Il timore di Cirio è che la sua mancata conferma possa scatenare in Fratelli d’Italia – prima forza della coalizione – la gazzarra. Circola voce che l’assessore Maurizio Marrone abbia già un nome in testa e non attenda che il momento opportuno per metterlo sul tavolo. Così FdI avrebbe Finpiemonte e la Lega potrebbe tenere la controllata “Partecipazioni” con Francesco Zambon, il quale intanto, grazie alle sue doti diplomatiche, ha aperto un canale preferenziale con la vicepresidente della giunta Elena Chiorino (e quindi con il sottosegretario Andrea Delmastro). Un’operazione che, non sfugge a nessuno, rafforzerebbe ulteriormente Marrone (e con lui la deputata Augusta Montaruli); forse è per questo, allora, che anche dal partito di Giorgia Meloni non si farebbero barricate contro Vietti. Un asse composto dall’europarlamentare Giovanni Crosetto, dall’ex deputato Agostino Ghiglia (che può ancora contare sulla coppia politica e nella vita composta dal consigliere regionale Roberto Ravello e dalla parlamentare Paola Ambrogio) e dal senatore e coordinatore piemontese Fabrizio Comba. Un fronte che potrebbe essere allargato anche all’assessore alla Sanità Federico Riboldi.
Ma quali alternative avrebbe Vietti qualora saltasse la conferma in Finpiemonte? Lui cerca ruoli in cui emerga il proprio profilo istituzionale e di uomo di legge (è l’autore della riforma del diritto societario): si parla di Orecol – un organismo di controllo delle procedure e delle strutture regionali – o di Scr, la società di committenza. Insomma, un incarico bisognerà pur darlo al “povero” Vietti che, dopo aver accresciuto il suo patrimonio grazie all’eredità di famiglia e alla cessione delle case di riposo, sperava di aver trovato una soluzione anche per il suo studio legale, con sede al civico 6 di via Maria Vittoria. L’accordo con Grimaldi Alliance, annunciato nell’autunno del 2021, pare sia già stato rescisso a causa, forse, del magro giro d’affari sotto la Mole. E così è tornato solo.