TRAVAGLI DEMOCRATICI

Riformisti in punta di piedi, Schlein dorme tranquilla

Bonaccini e Gori a Torino delineano il loro Pd ma senza mai affondare il colpo nei confronti della segretaria. "Parliamo alle imprese del Nord" balbettano all'unisono. E poi sul Rearm Eu il governatore se la prende con Von der Leyen per il claim "sbagliato"

“Una leadership nasce vincendo le elezioni, non le primarie”. Parla per quasi un’ora Stefano Bonaccini, dal palco dell’Hiroshima mon amour, storico locale torinese dove Daniele Valle, uno degli ultimi presidi riformisti in terra subalpina, ha radunato quel che resta di quell’area alternativa a Elly Schlein per ricordare a quella silenziosa maggioranza che non ha scelto la segretaria multigender al congresso, che un’alternativa c’è. O almeno un altro punto di vista. Quella frase, pronunciata dal presidente del partito, è stata forse l’unica stilettata che il leader incompiuto della minoranza ha riservato al vertice del Nazareno.

È un continuo “vorrei ma non posso” il refrain che sembra uscire dalla bocca dei leader di quella componente – Energia Popolare – che di energia ne ha ben poca e che resta succube del settarismo gruppettaro di Schlein. “Non basta criticare chi governa, devi sempre metterci una proposta per dire cosa faresti tu se fossi al loro posto” dice ancora Bonaccini. Avrà anche qui voluto lanciare un messaggio? Il tono di voce è alto e ben scandito, come si confà a uno degli ultimi figli del Pci che di oratoria se ne intendono, ma stringi stringi l’eurodeputato continua a muoversi in punta di piedi e con le pattine addosso. Tra il pubblico quasi cinquecento amministratori e dirigenti locali, oltre a tanta gente comune, e a sentir loro i toni sono completamente diversi: “Ma quand’è che diamo il giro a questa segretaria?”.

I riformisti nel Pd sono sempre più afoni e le poltrone leopardate riservate agli ospiti sono ciò che di più aggressivo si sia visto e sentito sul palco. Provano a colpire ma non affondano e quanta ipocrisia trasuda ancora da Bonaccini quando sul programma Rearm Eu dà la colpa agli spin doctor di Von der Leyen perché “mai parola più sciocca si poteva scegliere per parlare di difesa comune”. Il candidato sconfitto mette i fiori anche nei suoi di cannoni e laddove poteva scavare un solco politico parla di marketing. 

“L’unica che ha coraggio è la Picierno” sbotta un altro dei presenti. Tra i relatori invitati da Valle anche il sindaco di Torino Stefano Lo Russo e altri due eurodeputati, Giorgio Gori e Irene Tinagli: obiettivo comune parlare con le imprese, “offrirci come interlocutori per il ceto produttivo del Nord” e non a caso il titolo dell’incontro è Passaggio a Nord Ovest. Bonaccini dà sempre un colpo al cerchio e uno alla botte. Parla di vocazione maggioritaria del Pd ma allo stesso tempo vuole il suo partito perno di una coalizione che guardi a sinistra ma che sappia includere anche i riformisti e i liberali: da Fratoianni a Renzi, insomma. Auguri. La questione settentrionale è la più sentita e “noi non possiamo pensare di andare a governare senza avere neanche una regione del Nord, cioè dell’area più dinamica del Paese e dove vivono 27 milioni di persone, quasi la metà degli italiani”.

Il passaggio di testimone da Bonaccini ad Alessandro Alfieri, a capo della componente alternativa a Schlein non ha ancora sortito effetti e l’addio di Annamaria Furlan, ex segretario generale della Cisl da poco migrata in Italia viva, è un evidente segnale del disagio con cui convive un pezzo rilevante del gruppo dirigente dem e della sua base.  

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