REGIONE PIEMONTE

Sottosegretaria in crisi (di nervi): Porchietto scontenta, Cirio stufo

Si infila ovunque e ruba la scena agli assessori, ma l'ex parlamentare di Forza Italia non si sente adeguatamente valorizzata e lo fa sapere in giro. Il governatore l'avverte: "Guarda che ho la fila". L'ostracismo dei vertici piemontesi di Forza Italia

Raccontano che lei sia insoddisfatta e lui stufo delle sue lagnanze. Nelle ultime settimane tra Claudia Porchietto, sottosegretaria alla presidenza della Regione Piemonte, e il governatore Alberto Cirio pare calato il gelo. Per carità, nulla da far pensare a un’imminente rottura dei rapporti e la conseguente uscita dell’ex parlamentare di Forza Italia dalla compagine di governo ma qualcosa sembra essersi guastato. Complice forse l’indeterminatezza del ruolo, quello di sottosegretario, finora rimasto senza grandi deleghe operative e concepito più come “supplenza” del governatore a convegni e tagli di nastri (pochi, questi ultimi, visto che difficilmente Cirio rinuncia ai bagni di folla). A ciò si aggiunga il carattere volitivo e ambizioso dell’ex imprenditrice prestata da oltre quindici anni alla politica, ancora frustrata per la mancata rielezione alla Camera, che la spinge a infilarsi in ogni occasione pubblica, spesso suscitando l’irritazione degli assessori.

“Quasi quasi me ne vado”, avrebbe confidato alla ristretta cerchia di amici. Confidenza che sarebbe arrivata alle orecchie di Cirio, il quale avrebbe recapitato un avvertimento all’interessata: “Guarda che ho la fila fuori dall’ufficio”. Di certo, la decisione di Porchietto di coinvolgere Massimiliano Salini, europarlamentare lombardo e capofila della cordata concorrente a quella piemontese, in alcune iniziative pubbliche, ha alimentato sospetti e maldicenze. Insomma, quello che la Porchietto considerava fino a ieri un passaggio necessario, un lavacro di umiltà per guadagnarsi la candidatura alle prossime politiche – sfidando lo storico ostracismo dei vertici azzurri piemontesi (Paolo Zangrillo e il suo palafreniere Red Patacca, al secolo Roberto Rosso, non la sopportano) – si fa di giorno in giorno più gravoso. Le si fa forza del rapporto diretto con Antonio Tajani, spendendo a più non posso il nome del vicepremier e segretario del partito (“Ho parlato con Antonio”). Basterà?

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