GRANA PADANA

Vannacci colonnello di Salvini. Gusmeroli agita l'intendenza

Il leader della Lega pensa ai galloni di vicesegretario per "blindare" il generale. Teme una sua corsa solitaria in Toscana e la nascita di un nuovo partito. Intanto fa storcere il naso l'iperattivismo del deputato-sindaco di Arona sempre più vicino al segretario

Un posto da colonnello per il generale. L’idea che da un po’ frulla in testa a Matteo Salvini, non poco allarmato dall’idea di trovarsi ferito da quella scheggia impazzita di Roberto Vannacci, sarebbe quella di offrire all’ex comandante del Col Moschin insieme alla tessera anche la carica di vicesegretario, sia pure da spartire con altri.

“Ce ne faremo una ragione, intanto ormai siamo un partito trumpiano di destra”, l’amaro e sconsolato commento registrato ai piani alti di una Lega in cui nessuno più si stupisce, né di scandalizza delle sortite del segretario facili a moltiplicarsi avvicinandosi al congresso convocato il 5 e 6 aprile a Firenze. Pronti a digerire anche il rospo dell’europarlamentare eletto da indipendente i cui segnali di irrequietezza, compresa l’annunciata corsa solitaria alle prossime regionali in Toscana in polemica con la scelta della candidata leghista Elena Meini, dirigenti e militanti si preparano a ciò che in altri tempi avrebbe avuto l’effetto di una bomba. La stessa “violazione” delle norme che imporrebbero tuttora dieci anni di militanza per ricoprire il ruolo che Salvini avrebbe in mente di offrire al generale, finisce nel mucchio delle regole calpestate nella marcia sempre più a destra imposta dal segretario. Che ormai non stupirebbe i suoi neppure se si presentasse in parrucca bionda The Donald style. Peraltro, c’è chi fa notare come quell’obbligo dei dieci anni nei ranghi della Lega già sia stato violato per inserire nell’attuale triumvirato dei vice, insieme ad Andrea Crippa e Alberto Stefani, l’ex sindcalista dell’Ugl Claudio Durigonentrato nel partito solo nel 2018 dopo essere stato candidato nel 2013 alle regionali del Lazio nella lista di Francesco Storace.

Nell’attesa di vedere se l’autore de Il mondo al contrario rivestirà (e, soprattutto, accetterà) il ruolo che Salvini avrebbe pronto, al suo fianco, per lui con gran scorno delle acerrime colleghe-nemiche come le europarlamentari Silvia Sardone e Susanna Ceccardi, nella Lega l’agitarsi di altre figure suscitano reazioni non sempre decisamente compiaciute e favorevoli. È, tra gli altri, il caso di Alberto Gusmeroli, piemontese di lago (quello Maggiore) che, però, non nasconde determinazione da vendere nel cavalcare l’onda. Solca da anni, anche professionalmente, le acque dell’economia rischiando più di una volta di speronare navigatori di lungo corso come Claudio BorghiEnrico Bagnai e lo stesso Armando Siri, fedelissimo di Salvini che gli ha affidato l’incarico di predisporre le tesi congressuali.

Nato a Varese, ma cresciuto sulla sponda piemontese del Verbano, ad Arona, della cittadina che per lui è nulla di meno che Caput Mundi, è sindaco dal 2010 e quando gli è toccato non esserlo ha fatto in modo che quella vacatio durasse poco tanto da riprendersi la guida del Comune che tuttora tiene ben salda, facendone appunto il centro di una galassia in cui pure Roma (un tempo ladrona) sembra essere, per lui, un satellite dell’amena località lacustre. 

“Gusmeroli, fa Gusmeroli”, spiega chi nel partito lo conosce da sempre e anche davanti all’arrembante presenzialismo mediatico (un must le sue presenze “casuali” ad orari giusti davanti a Palazzi e, soprattutto, alle telecamere) alimentato in queste settimane dalla rottamazione delle cartelle esattoriali, cavallo di battaglia di Salvini. “Non chiamatelo condono…”, l’incipit di ogni intervista o dichiarazione, che ormai non si contano più nell’agenda del leghista alla presidenza della commissione Attività Produttive della Camera, dal cui scranno, subito dopo le dimissioni di Carlos Tavares da ad di Stellantis, convocò Jhon Elkann, il quale come noto rispose, cortesemente, picche, rimandando di mesi l’incontro che dovrebbe tenersi il prossimo 19 marzo.

Il commercialista piemontese non è il tipo che si arrende, o la prende bassa. Anzi. Dove fare gli Stati Generali dell’economia della Lega un mese fa? Ad Arona, ovvio. Anche in quell’occasione, presente il ministro Giancarlo Giorgetti e tutto il cucuzzaro economico del partito, qualcuno ha storto il naso sull’iperattivismo del parlamentare che, sempre nel suo Comune, appena l’altro giorno ha aperto uno sportello per aiutare gli anziani a raccapezzarsi tra i contratti per l’energia elettrica. “Pensiamo di poter aiutare almeno 4mila persone, altre città ci seguano”. Eh già, “Gusmeroli, fa Gusmeroli”. 

Qualcuno spiega o sospetta stia studiando da ipersalviniano e la sua presenza accanto al segretario, sempre più di frequente, alimenterebbe questa ipotesi anche nella sua declinazione territoriale. Nessuno, neppure tra chi lo abbia più in uggia, immagina una Lega del Piemonte non più nelle mani di Riccardo Molinari, tantomeno in quelle del sindaco sine die di Arona. Epperò quel suo iperattivismo, sempre più vicino al leader sempre più trumpiano, fa drizzare le antenne anche e soprattutto nella sua regione, dove c’è chi consiglia di tenerne d’occhio le mosse per capire quel che potrebbe succedere all’interno del partito in una regione dove si riempiva l’ampolla alle sorgenti del Po, ma per lui, “Gusmeroli, che fa Gusmeroli” andrebbe benissimo quella del Lago, davanti ad Arona.

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