Il Piemonte svuota la borsa (di studio): "Spesa insostenibile"
16:21 Martedì 11 Marzo 2025Negli ultimi cinque anni l'investimento per il diritto allo studio della Regione è più che raddoppiato, sfondando i 100 milioni. Per il centrodestra è ora di "premiare il merito, basta con i contributi a pioggia". Minoranze in rivolta (ma divise)
La strategia sembra quella di individuare un argomento, attendere che la giunta maturi un orientamento e poi con un blitz anticipare i compagni di maggioranza per piantare lì la bandierina sua e della Lega. Così l’ordine del giorno sulle borse di studio, o meglio su un ridimensionamento della spesa regionale per le borse di studio, approvato oggi in Consiglio consente al capogruppo del Carroccio Fabrizio Ricca di trasformarlo in un suo successo: “Ci fa molto piacere che l’assessore Elena Chiorino si sia convinta a prendere la stessa direzione della Lega sul tema delle borse di studio – afferma Ricca –. Dopo anni di
politiche di soldi a pioggia, è arrivato il momento di rivedere i criteri di assegnazione e di mandare avanti gli studenti che davvero meritano di ricevere un sostegno dalla Regione”. In cinque anni i fondi per le borse sono più che raddoppiati, passando dai 43,5 milioni assegnati nel 2019-20, durante l’ultimo mandato di Sergio Chiamparino, ai 101,6 milioni di quest’anno. La proiezione è di arrivare oltre i 200 milioni nel 2029, una cifra che per la maggioranza è ormai insostenibile. C'è chi poi vede dietro le manovre di Ricca anche un tentativo di mettere in difficoltà Fratelli d'Italia, soprattutto ora che l'Edisu non è più in mano a un esponente della Lega - com'è stato per Alessandro Sciretti - ma di nomina meloniana.
Da un decennio la politica della Regione – destra e sinistra – è stata quella di accontentare tutti gli idonei, il problema (per le casse del grattacielo) è che gli studenti fuorisede continuano ad aumentare e con essi anche le graduatorie degli aventi diritto. I fondi europei hanno contribuito ad alleviare il peso delle borse di studio sui conti regionali, ma anche quelli non sono infiniti. L’odg di Ricca prevede “la redistribuzione delle risorse per le borse di studio universitarie in favore della sanità, dei trasporti e dell’occupazione”, con l’introduzione di criteri di premialità per l’assegnazione. Bocciato invece un documento del Pd che andava in direzione opposta e sul quale si è registrata un’altra frattura con il M5s che ha deciso di non sottoscriverlo. Durante la discussione, per la giunta di Alberto Cirio è intervenuto l’assessore Gian Luca Vignale, sostenendo che in Piemonte non ci sono altri casi in cui “si spende così tanto per così pochi beneficiari”: nel 2025 una spesa record poco superiore a 101,9 milioni per 18.577 beneficiari”.
Prima del voto le opposizioni sono intervenute lungamente per cercare di scongiurare la prospettiva aperta dall'ordine del giorno leghista che, hanno rimarcato, “destabilizza famiglie e mondo accademico”. Tuttavia, hanno sottolineato, “c’è ancora un anno di tempo: fermiamoci – ha esortato la capogruppo M5s Sarah Disabato – non facciamone una battaglia ideologica, apriamo un dibattito anche a livello nazionale, e per il bene delle nuove generazioni non buttiamo al vento quanto fatto finora e cerchiamo di trovare le risorse anche per il futuro". L'Europa, ha aggiunto la capogruppo Pd Gianna Pentenero, “ci dice che dobbiamo avere più laureati, ne ha bisogno il mercato del lavoro: con questo odg diamo un segnale pericoloso a tutti coloro che guardano al Piemonte come a un luogo di eccellenza in cui studiare e fare ricerca”.
Il problema resta da capire come tecnicamente si possa individuare solo i più meritevoli. A stabilire i criteri per le idoneità, infatti, è il governo ma non tutte le regioni premiano il cento per cento degli aventi diritto. Bisognerebbe chiedere all’esecutivo di Giorgia Meloni di modificare quei criteri oppure introdurne di nuovi in aggiunta. Ci sarebbe quello del merito, legato alla media dei voti, ma fanno notare alcuni “nessuno potrà dirlo apertamente ma un 26 al Politecnico non vale quanto un 26 in alcuni corsi di studio dell’Università”. E anche qui c’è il rischio di creare delle disparità.