Cinghiale bianco

Dicono che… senza perdere la speranza che torni presto l’era del cinghiale bianco, in Piemonte s’inganna allegramente l’attesa con la sera del cinghiale in camice bianco. La notizia potrebbe ridursi al povero ungulato che, fortunosamente sfuggito alla peste suina non è riuscito nella stessa impresa davanti ai pallettoni prima e alle voraci fauci dopo. Se si ignora chi lo ha, legittimamente, cacciato si sa chi se lo è divorato. L’altra sera sulle colline del Monferrato, all’ombra del castello che Sandro Bolchi trasformò in quello dell’Innominato nei suoi Promessi Sposi, dirigenti, funzionari, medici e infermieri dell’Asl di Alessandria si sono attovagliati per discutere della nuova figura dell’operation manager. Che, tra le varie competenze, magari avrà pure quella di migliorare il vitto, oltre che l’alloggio in corsia. Insomma, come negare che quella selvaggina agevolata dal rosso autoctono sia stata una sorta di prova pratica? Anfitrione il direttore generale Francesco Marchitelli, coadiuvato dai direttori amministrativo e sanitario Aristide Tortora e Stefano Bergagna. Prima che dell’ungulato restasse solo il profumo a Casaleggio Boiro è arrivato pure l’assessore regionale Federico Riboldi, accompagnato dal suo consigliere (e lontano predecessore) Valter Galante. Pacche sulle spalle, discorso, brindisi con le bottiglie che si svuotano come flebo. Perché tutti i salmi finiscono in gloria. Basta aggiungere un accento.

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