"Così il Pd non è credibile, ora un confronto". Fassino sferza Schlein: "Incomprensibile"
Oscar Serra 07:00 Giovedì 13 Marzo 2025L'ex segretario e sindaco di Torino dopo il voto di ieri al Parlamento europeo: "Basta posizioni ideologiche, quella risoluzione andava votata". Urge un chiarimento, ma no al congresso: "Quello che è accaduto isola e indebolisce il nostro partito"
Il voto sul piano di riarmo europeo è stato il detonatore. Su un tema cruciale di politica internazionale, il Pd è andato in pezzi: 10 eurodeputati hanno votato a favore, tra cui il presidente Stefano Bonaccini, 11 si sono astenuti. La scossa tellurica ha aperto una faglia tra l’ala riformista e quella legata alla segretaria Elly Schlein, il malessere che covava da mesi prende voce e anche una minoranza fin qui mansueta al punto da apparire connivente ora alza la testa. Tra le voci di dissenso si leva quella di Piero Fassino, più volte parlamentare e ministro, già sindaco di Torino e fondatore del Pd che in un colloquio con lo Spiffero chiede una “discussione seria e approfondita sul posizionamento internazionale del partito” perché è ciò che “ne definisce l’identità, il profilo e la credibilità”. Per dirla ancora più dritta “la linea della segretaria non corrisponde all’identità del Pd e rischia di minarne la credibilità”.
Insomma, Fassino il Pd non è credibile oggi in Europa?
“Guardi, io dico che l’esigenza di garantire un sistema di sicurezza europea è sotto gli occhi di tutti. Dividersi su un tema come questo lo trovo inutile, anzi dannoso”.
Il dato di fatto, però, è che la delegazione dem la vede in due modi diversi e addirittura pare che Schlein, almeno inizialmente, optasse per un voto contrario.
“In verità i nostri parlamentari europei hanno svolto un lavoro eccellente nei giorni scorsi. Hanno presentato emendamenti e modifiche in gran parte accolte nella risoluzione finale. Ma a questo punto mi chiedo: se contribuisci a migliorare un testo, attraverso un faticoso lavoro di mediazione, perché poi non lo voti?”
Ecco, perché?
“Mi pare che Schlein abbia optato per una posizione ideologica che a me risulta incomprensibile. Si è deciso di prescindere dal testo del provvedimento dopo aver contribuito ad affinarlo ed è un controsenso”.
Quali saranno le conseguenze?
“Il Pd ha l’esigenza di non essere isolato nel Parlamento europeo, perché una forza politica che si trova sola è meno forte e il suo ruolo finisce per essere sminuito. Come può la principale delegazione del gruppo socialista non votare in modo compatto assieme al resto del Pse su un argomento come il riarmo? Questo è un danno per il Pd”.
Teme uno scivolamento verso le posizioni di M5s e Avs?
“È quello che sta accadendo. Guardi, a sinistra c’è un problema non risolto per cui quando vengono evocate le armi, o pronunciata quella parola, parte un riflesso di rifiuto, spesso determinato da una memoria collettiva plasmata dalle tante guerre che hanno attraversato il nostro continente. Ma in questo caso il tema non può essere affrontato in modo ideologico”.
E dal suo punto di vista, cosa determina la necessità di questa svolta a livello europeo?
“Il fatto che finora la nostra sicurezza è stata garantita dalla Nato: ci sono decine di basi, uomini e arsenali sul territorio europeo. E la Nato è stata l’elemento di garanzia per tutta l’Europa, ha consentito finora all’Ue e ai singoli stati di non occuparsi della propria sicurezza. C’era la Nato e c’erano gli Stati Uniti. È evidente che, dopo le ultime posizioni di Trump, l’Europa ha il dovere di mettere in campo tutte le misure necessarie non per fare la guerra a qualcuno, ma piuttosto per garantire la propria difesa”.
Insomma, dopo Luigi Zanda, anche lei chiede un congresso?
“No. Non è necessario. Penso, però, che serva una discussione seria e approfondita sul nostro posizionamento internazionale. Perché, come ho detto e lo ripeto, è da lì che si determina la credibilità di un partito”.