OCCUPAZIONE & LAVORO

Piemonte in cassa integrazione: 52.484.729 ore di ammortizzatori

Con la produzione industriale che frena e l'export in crisi torna a crescere il ricorso alla cig. Nel 2024 aumento del 61,2%. E Torino resta la provincia più cassaintegrata d'Italia. Cortese (Uil): "L'Ue vari un grande fondo sovrano per la transizione"

Il calo della produzione industriale fa il paio, in Piemonte, con il boom della cassa integrazione. Con gli stabilimenti fermi e i lavoratori a casa, aumenta il ricorso agli ammortizzatori sociali e così, nel 2024, le ore di cig nella regione sono state 51.112.713, in aumento del 64,2 per cento rispetto allo stesso periodo del 2023. Inoltre sono state richieste 1.372.016 ore di fondi di solidarietàgestiti dall’Inps, che coprono i lavoratori privi di strumenti di sostegno al reddito, per un totale complessivo di 52.484.729 ore (+61,2%). A livello nazionale le ore autorizzate sono state 507.018.459, con un incremento del 20%.

L’andamento nelle province piemontesi, considerando solo le ore di cassa integrazione, ha visto un incremento a tre cifre per Novara (+178%) e Torino (+103,1%). Cassa in crescita anche per Biella (+76,9%), che patisce la crisi del settore tessile, (Asti +42,9%) e Vercelli (+33,5%). In controtendenza Verbania (-12,7%), Alessandria (-17,3%), Cuneo (-18,2%). Torino, con 32.463.913 ore, si conferma anche nel 2024 la provincia più cassaintegrata d’Italia, seguita da Vicenza e Brescia.

“I dati relativi alla cassa integrazione, letti assieme ad altri importanti indicatori economici, confermano le difficoltà dalla nostra regione” afferma il segretario generale della Uil Piemonte Gianni Cortese. “Ricordo – prosegue – le tante crisi occupazionali aperte, il calo della produzione industriale scesa dello 0,8%, le esportazioni ridimensionate del 4,9%”. E il 2025 non si annuncia migliore, soprattutto a causa delle tensioni geopolitiche e delle incertezze sui mercati internazionali dettate dalla politica dei dazi imposta dalla nuova amministrazione americana di Donald Trump. C’è il rischio concreto, secondo Cortese, di una nuova accelerazione dell’inflazione che ridurrebbe il potere d’acquisto di lavoratori e pensionati con una conseguente diminuzione della domanda interna. “Per l’automotive, così come per gli altri settori produttivi, investiti da profonde trasformazioni – conclude il numero uno della Uil Piemonte – c’è bisogno di un approccio europeo basato sulla neutralità tecnologica, affinché le scelte industriali e produttive non penalizzino l’occupazione e favoriscano una transizione giusta. Finora l’Unione Europea si è concentrata prevalentemente su regolamentazioni e restrizioni, senza un adeguato supporto finanziario. Ora dovrebbe assumersi la responsabilità di guidare il cambiamento attraverso la creazione di un grande fondo sovrano, un Fondo Sure in Transition, destinato all’innovazione, alla ricerca e alla tutela dell’occupazione”.

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