LA SACRA FAMIGLIA

Qual buon Vento porta Elkann? Fondo da 75 milioni per startup

Mentre frotte di comunicatori preparano l'audizione in Parlamento di mercoledì, il rampollo Agnelli diventa presidente della società di venture capital. Industria manifatturiera sempre una zavorra, meglio investire in settori più remunerativi

In attesa di presentarsi in Parlamento, dov’è atteso mercoledì prossimo 19 marzo in Commissione attività produttive della Camera, John Elkann diventa presidente di Vento, il fondo privato di venture capital di Exor Ventures. Mentre l’auto – l’antico core business della famiglia Agnelli – attraversa una fase a dir poco complicata procede la diversificazione dell’impero in settori decisamente più innovativi e, soprattutto, remunerativi: sanità e biotech. Con questo spirito lancia un fondo da 75 milioni per i prossimi cinque anni a sostegno degli imprenditori italiani più promettenti a livello mondiale. Diventato ambasciatore in Europa di Mark Zuckerberg che l’ha chiamato nel board di Meta, Jaki è sempre più proiettato oltre le frontiere della produzione manifatturiera.

“Crediamo che il potenziale tecnologico e imprenditoriale dell’Italia sia stato sottovalutato troppo a lungo. Attraverso il nostro approccio che unisce investimenti diretti, creazione di startup e il nostro evento annuale sul tech, vogliamo cambiare questa narrazione e posizionare l'Italia come un importante hub tecnologico europeo” aggiunge Diyala D’Aveni, ceo di Vento, a capo del team che organizza anche l’Italian Tech Week. Da quando è stato creato nell’aprile 2022 Vento è diventato un punto di riferimento nell’ecosistema italiano del venture capital e della tecnologia, con l’obiettivo di individuare, supportare e far crescere la nuova generazione di imprenditori italiani nel mondo. Il fondo vanta un Comitato d'investimento d’eccezione che include figure di spicco del settore tech come Diego Piacentini (ex Apple), Mike Volpi, partner di Index Ventures cresciuto nella Silicon Valley, e Jean de La Rochebrochard, manager di Kima Ventures. Questo fondo è parte di una strategia volta a sviluppare l’ecosistema tecnologico italiano, ancora sottodimensionato, per creare un settore tech in grado di competere con le altre principali società e industrie a livello globale. Vento ha investito finora in 100 startup tra cui Bee, JetHr e Qomodo, creando uno dei più ampi portafogli early-stage in Italia. La strategia di investimento si concentra esclusivamente su founder italiani, sia in patria che all’estero, con una forte prevalenza degli Stati Uniti e Regno Unito, seguiti da Germania e Francia. Finora ha esaminato oltre 3.500 startup, investendo in circa 100 aziende fondate da italiane e italiani nel mondo, con un tasso di conversione molto selettivo del 2,5% e un ticket standard di 150mila euro. Vengono inoltre effettuati investimenti follow on mirati per supportare i fondatori italiani più promettenti nella loro espansione internazionale.

La missione di Vento è ispirare la prossima generazione di fondatori italiani e, allo stesso tempo, far comprendere agli investitori internazionali il potenziale dell'ecosistema tech italiano. Italian Tech Week – l’evento annuale che negli ultimi anni ha ospitato personalità come Sam Altman, Reid Hoffman, Brian Chesky, Daniel Ek ed Elon Musk – rappresenta un momento chiave per connettere founder e investitori internazionali, costruendo la prossima generazione di aziende tech di successo. Oltre al fondo e alla Italian Tech Week, Vento gestisce anche un programma di venture building che ha creato 26 startup in tre edizioni. Questo programma della durata di 5 mesi è uno dei più apprezzati in Italia per la creazione di startup.

Sul fronte industriale, invece, l’audizione di Elkann segue il tavolo apparecchiato al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, il 17 dicembre scorso: in quell’occasione a rappresentare Stellantis fu il capo per l’Europa Jean-Philippe Imparato che aveva presentato una prima bozza del “Piano Italia” con gli impegni del gruppo in Italia da qui al 2030. Elkann avrebbe voluto presentarsi mercoledì a Montecitorio se non fisicamente con al suo fianco il successore di Carlos Tavares, l’ex ceo liquidato dopo le pessime performance (soprattutto negli Usa), almeno con l’ufficialità della nomina. Difficile, anzi altamente improbabile che ciò avvenga visto che fonti vicine al presidente confermano che la selezione non si è ancora conclusa ma è comunque in linea con i tempi prefissato, ovvero entro la metà dell’anno. Senza il futuro capo azienda ai deputati Elkann non potrà che ripetere il copione già sentito, magari contando una migliore predisposizione nei suoi confronti rispetto al “trattamento” riservato nella precedente audizione, quando Tavares venne infilzato e poi messo sulla graticola. Per preparare il terreno sono da qualche giorno all’opera frotte di “esperti in comunicazione strategica” e addetti alle pubbliche relazioni.

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