CAPITALISMO PUBBLICO

La vena d'oro (blu) di Dal Fabbro: Iren ha messo gli occhi su Smat

Il presidente esecutivo della multiutility punta su idrico e reti (oltre alla filiera ambientale). Estromesso a Cuneo e Vercelli ora va a caccia del colpo grosso: la società dell'acquedotto di Torino. Ma la missione, regnante Romano, è al momento impossibile

Non per niente la chiamano oro blu. L’acqua è un bene sempre più prezioso e il presidente esecutivo di Iren Luca Dal Fabbro non fa più mistero di considerarlo uno dei futuri business della multiutility. L’acquisizione del 40% di Iren Acqua da F2i, ottenendo così il controllo totale della società che gestisce il servizio idrico integrato del distretto genovese “è un’operazione industriale che prevede il consolidamento dell'azienda, perché vogliamo avere le mani libere per realizzare un progetto industriale”. “Essendo gli unici soci – ha proseguito – possiamo a questo punto prevedere degli investimenti, delle espansioni nel settore acqua” che “ci interessa molto”. Reti e acqua, “quest’ultimo in particolare è un settore promettente per gli investimenti che verranno fatti e per le competenze che abbiamo che possono essere poi scaricate a terra sui territori”.

E infatti l’acqua è il vero pallino di Dal Fabbro negli ultimi mesi, anche se le recenti battaglie hanno portato pochi successi. Il presidente ha fatto di tutto per non essere estromesso dalla gestione del servizio idrico integrato nel bacino di Biella, Vercelli e Casale, ma alla fine il commissario Andrea Fluttero ha optato per un affidamento in house a un consorzio interamente pubblico. Stessa strada praticata anche a Cuneo nel 2019 dove i recenti tentativi di rientrare attraverso una gara pubblica (dal momento che Cogesi in questi cinque anni non ha ancora liquidato a Iren il valore residuo di 70 milioni di euro) si scontrano contro l’avversione del Pd. Lo stesso Partito democratico che invece a Vercelli voleva procedere con Iren, scaricando la responsabilità della svolta “in house” sul centrodestra. Anche la gara di Imperia, chiusa a novembre, ha visto Iren soccombere a vantaggio di Acea, ma Dal Fabbro non si dà per vinto. La delega al merger & acquisition gli dà ampio spazio di manovra e non esclude colpi eccellenti anche laddove finora il territorio era off limits. E magari coronare il nuovo mandato con un colpo grosso: l’acquisizione di Smat, l’azienda che gestisce l’acquedotto di Torino e della sua area metropolitana: un gioiello da oltre mezzo miliardo di fatturato, 41,5 milioni di utili che l’anno scorso ha distribuito quasi 8 milioni di dividendi. Chissà.

Il primo azionista di Smat è il Comune di Torino e il sindaco Stefano Lo Russo ha recentemente acquistato, tramite la Città Metropolitana, azioni per 83 milioni di euro pari al 3,12%, diventando così primo azionista con oltre il 19% delle quote. Per Dal Fabbro è “un ottimo segnale il fatto che uno degli azionisti veda nell’azienda un buon investimento”. I rapporti con il primo cittadino, che lo ha appena confermato alla presidenza di Iren, sono ai massimi storici così come il titolo in borsa negli ultimi due anni, ed è chiaro che il presidente punti anche sui  buoni uffici di Lo Russo per tentare un’operazione almeno sulla carta decisamente complessa. Anzi, addirittura “impossibile finché ci sarà Paolo Romano in Smat” sostengono i bene informati. Romano, classe 1943, di Smat è il fondatore, attuale presidente e dominus incontrastato: due anni fa venne confermato al vertice dell’azienda quando aveva appena compiuto 80 anni e c’è chi è pronto a scommettere che non intenda sbaraccare neanche alla fine di questo mandato.

Acqua e reti, dunque, saranno il core business di Iren, assieme alla filiera ambientale come dimostrano i recenti investimenti sulle terre rare in Toscana o il prossimo ampliamento dell’inceneritore di Torino a una quarta linea. 

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