Perché si dimentica De Gasperi?

Che la sinistra italiana, nelle sue multiformi espressioni, sia sempre stata distinta, distante se non addirittura alternativa rispetto al magistero politico, istituzionale e di governo di Alcide De Gasperi non è una gran notizia. Lo sappiamo dal 1948, cioè da quando Togliatti diede vita, con il cartello delle sinistre, al “Fronte Popolare” per liquidare ciò che De Gasperi e la Dc dell’epoca sostenevano. Non stupisce, di conseguenza, che la piazza di sinistra che si è radunata a Roma sabato scorso non abbia fatto neanche un minimo accenno all’uomo che è stato uno dei maggiori protagonisti nella costruzione di un vero “spirito unitario europeo” e, soprattutto, di una Europa realmente democratica, federalista e unita. Nulla, come da copione del resto.

E la stampa progressista, antigovernativa e radical chic non solo continua a dimenticare De Gasperi ma cancella anche altri leader cristiano democratici che, al pari dello statista trentino, hanno contribuito a ricostruire l’Europa dopo il secondo conflitto mondiale. Mi riferisco, nello specifico, agli statisti Konrad Adenauer e a Robert Schuman. Statisti e leader politici riconducibili alla tradizione della Democrazia Cristiana. Italiana ed europea. Un mistero. Ma se poi si indaga anche solo leggermente su questa distrazione, la spiegazione è persin troppo semplice da descrivere. Ovvero, il tarlo persistente dei circoli progressisti, laicisti e radical chic nostrani non hanno mai digerito l’apporto del pensiero, della tradizione e della cultura del cattolicesimo politico italiano nel declinare un vero e credibile progetto europeista. Un’area culturale e politica che tollera anche la presenza dei cattolici che, però, debbono essere sempre ed organicamente funzionali alla “causa”. Come, appunto, il palco di Piazza del Popolo ha platealmente confermato.

Ora, e al di là di questa considerazione, nota e conosciutissima, quello che francamente stupisce ed addolora è la sostanziale rimozione del magistero politico, istituzionale, culturale e anche etico di De Gasperi e di tutta quella classe dirigente cattolica che era, e resta, la più titolata ad essere ricordata e citata quando si parla di radici ideali dell’Europa e della definizione di un credibile progetto europeista. Eppure, come noto ed evidente, quella citazione manca. Anzi, è addirittura rinnegata perché sono sempre e solo altri – altrettanto autorevoli ma politicamente molto meno titolati – ad essere osannati e stracitati quando si parla di riscoprire uno “spirito unitario europeo” e, addirittura, una “difesa comune europea”. Perché tutto ciò?

Forse, e senza ridicole pregiudiziali politiche, ideologiche e personali, è il caso di guardare in faccia la realtà e prendere atto chi ha oggi il coraggio, e la coerenza, di continuare a rifarsi al pensiero degasperiano anche e soprattutto nella concreta declinazione di un progetto europeista nella società contemporanea. E nel contesto reale con cui dobbiamo fare i conti dopo l’avvento della nuova amministrazione americana da un lato e il conflitto russo/ucraino dall’altro. Nella maggioranza di governo, piaccia o non piaccia, Forza Italia è l’unico partito che persegue concretamente quella politica e quei valori. Nel campo largo o ex campo largo che sia, coerente e coraggiosa è la posizione espressa da Carlo Calenda anche se il suo partito non è, e del tutto legittimamente, espressione di quella cultura politica e di quel filone di pensiero.

Per queste ragioni, semplici ma oggettive e parlando proprio delle radici culturali, politiche ed anche etiche dell’Europa, se c’è un’iniziativa urgente e necessaria che oggi si deve assumere è quella di rileggere e riattualizzare il magistero politico di Alcide De Gasperi. Un’iniziativa, però, che può essere assunta solo da coloro che continuano a credere in quei valori e, soprattutto, a riconoscersi in quel magistero politico e civile. Cioè i cattolici democratici, popolari e sociali. Certo, non possiamo aspettare – e anche comprensibilmente – che siano i circoli della sinistra elitaria, i radicali/estremisti di Schlein, Fratoianni e Bonelli o i populisti di Conte e Salvini i promotori di questa iniziativa politica. Su questo e non su altro oggi è necessaria una iniziativa politica forte e mirata dei cattolici democratici, popolari e sociali. Nessun altro, come insegna la concreta esperienza politica italiana, può intraprendere questa rinnovata e sempre più necessaria ed indispensabile iniziativa politica. Anche, e soprattutto, per la costruzione di una nuova e credibile Europa.

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