Elkann prende tempo, la politica lo perde

Che considerazioni trarre dall’audizione del presidente di Stellantis, John Elkann in Parlamento? Poco di nuovo e per Mirafiori qualche passo indietro. Il passo indietro è sicuramente la perdita definitiva della Maserati e quindi di una piattaforma per modelli premium. Uno stabilimento con una sola piattaforma per la 500 è debole perché è mono-prodotto. Elkann dichiara che le Maserati saranno concentrate sulla Modena Valley ma in realtà la Grecale si produce a Cassino. Torino ha perso una piattaforma senza che, nonostante una miriade di dichiarazioni politiche e sindacali sul futuro di Mirafiori, sia stata fatta un’azione concreta per mantenerla perché manca una strategia e una politica industriale. Inoltre se gli Enti Centrali di Mirafiori hanno una mission sui brand di alta gamma italiani, come dichiara l’azienda, a maggior ragione occorreva mantenere una linea produttiva Maserati a Mirafiori. Mentre tutti guardano alle officine di corso Tazzoli non vorrei che ridimensionassero corso Agnelli magari imbellettandolo con fioriere e alberi. Più green meno occupati.

Stellantis svolge un lungo elenco di attività a Mirafiori. C’è il GrEEn-Campus, con 10mila addetti di cui 8mila che svolgono attività impiegatizie; il centro per la guida autonoma; Stellantis Pro One, un hub dedicato ai veicoli commerciali con circa 80 dipendenti; il Battery Center con 100 dipendenti; il Circular Economy Hub SUSTAINera, con 500 dipendenti; la produzione dei cambi Edct con oltre 800 addetti (le ex meccaniche). Mi pare che il lungo elenco non preveda una crescita di occupati ma bisognerebbe entrare nei dettagli di come si formano i numeri e questo spetta alla trattativa sindacale. Per gli operai di Mirafiori c’è una situazione altamente a rischio. Le dichiarazioni dei sindacalisti torinesi continuano a concentrarsi sulla richiesta di produrre auto a basso costo, dimenticando che realizzare auto di alta gamma prevede tempi di lavoro meno stressanti per gli operai e una redditività del prodotto più alta. È la conferma che al posto di una strategia sindacale di tipo industriale ce n’è una ideologica che prevale nel campo sindacale unitario.

Il ministro Adolfo Urso perora la causa della riqualificazione professionale dall’auto alla difesa ma dovrebbe spiegare come riconvertire operai di terzo livello addetti alla linea di montaggio, con età media di oltre 50 anni, in operai specializzati, mediamente di 5° livello, delle aziende aerospaziali. A parte che non c’è richiesta sul mercato del lavoro ma solo ipotesi politiche o giornalistiche e probabilmente si riferiscono  alle dichiarazioni  relative a possibili assunzioni di Space Industries a Settimo Torinese. Forse bastava guardare il sito internet della stessa per capire cosa cercano: ingegneri, tecnici informatici e manager. Si perché l’industria aerospaziale anche per attività produttive cerca almeno persone con il diploma professionale e prioritariamente periti e ingegneri. Anche Argotec a San Mauro ha aperte una trentina di posizioni ma di operai poco o nulla. Lo stesso vale per la ricerca di personale di Thales e Leonardo a cui interessano figure STEM o ingegneri.

Ci sono poi gli spettacoli definibili cortine fumogene per riempire il nulla come la manifestazione di Avs e M5s davanti alla porta 2 di Mirafiori che in realtà si è svolta davanti al PalaTazzoli. Di operai nemmeno l’ombra ma tanti funzionari di partito, giornalisti e politici. Il messaggio “perentorio” a Elkann da Fratoianni in giù era “più lavoro meno armi” e “a Mirafiori non produrremo bombe”. Ci sono due certezze, la prima mi sembra che se la politica, sul tema difesa, è confusa in Europa, in Italia è confusissima. Secondo, nell’ipotesi di un aumento della produzione militare in Italia, le tesi di Avs e M5s sarebbero straordinariamente minoritarie tra i lavoratori. Aggiungo una terza considerazione, provocatoria ma reale, dicendo che uno dei momenti di emancipazione collettiva, forzata, delle donne è stato quando hanno sostituito gli uomini nel lavoro in fabbrica, che erano al fronte durante la seconda guerra mondiale. Le donne uscirono dal ruolo retorico assegnatole dal regime fascista e presero coscienza, collettiva, della loro forza sociale preparando gli scioperi  nelle fabbriche e fornendo un indispensabile contributo alla Resistenza. La storia si evolve, spesso passando per delle tragedie, ma si evolve.

Torniamo infine all’audizione di Elkann da cui la politica, a parte sterili polemiche, non ha saputo fornire un contributo. Giuseppe Conte chiede 100 miliardi per tutelare gli operai dalla crisi dell’auto ovvero propone lo strumento per il dopo crisi, cioè l’assistenzialismo senza una proposta industriale. D’altra parte in Parlamento siede un solo “operaio” ma anche pochi esperti d’industria. Già perché per fare proposte ci va anche un po’ di competenza. Legare magari i finanziamenti alla celerità con cui si sviluppano nuove tecnologie e soluzioni di intelligenza artificiale, vincolare gli aiuti a investimenti innovativi di processo e prodotto che creano occupazione. Tutto ciò è molto simile a ciò che fa il sindacato nella contrattazione con le aziende in fabbrica. Dare un premio in base al risultato che si raggiunge. Bisogna sviluppare e sostenere scienza, ricerca e tecnologia per avere ricadute produttive.

Ma la politica è altrove, irraggiungibile. Intanto in Cina BYD – che ha appena superato Tesla per fatturato – mette sul mercato un’auto con il drone incorporato ma non fatelo sapere a Fratoianni e Appendino, potrebbe servire a scopi militari! Intanto in Cina sempre BYD sperimenta la ricarica elettrica con tempi simili al rifornimento di benzina. Ci salverà la tecnologia non la politica ma chi glielo dice alla politica?

 

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