La gara degli insulti
Giorgio Merlo 11:25 Giovedì 27 Marzo 2025
Nel clima della politica contemporanea fatto di attacchi personali, insulti, contumelie e trivialità di ogni sorta chi ne paga le conseguenze è, almeno a mio parere, la qualità della nostra democrazia e, purtroppo, anche la credibilità delle nostre istituzioni democratiche. Una prassi che indubbiamente esisteva anche nel passato ma che è stata definitivamente ed irreversibilmente sdoganata dopo l’irruzione del populismo che ha squalificato la politica riducendola ad un perenne scontro tra persone e non più a confronto/scontro sulle idee e i rispettivi progetti politici.
E, purtroppo, il campionato che si è aperto a chi insulta di più sembra appassionare i capi politici dei vari partiti. Per fermarsi alle vicende degli ultimi tempi, la gara che si è aperta nel cosiddetto “campo largo” contro Giorgia Meloni fa persin impressione. Al di là e al di fuori di qualsiasi valutazione politica e della simpatia, o meno, che uno possa avere nei confronti del presidente del Consiglio. E questo non solo per l’insistenza, quasi ossessiva, dei capi dei partiti della sinistra nel citare la Meloni ripetutamente ed incessantemente nei loro discorsi e nelle loro riflessioni. Ma, semmai, per la trivialità che caratterizza quasi sempre quelle riflessioni. Ormai è un disco rotto. Ogniqualvolta, cioè tutti i giorni e più volte al giorno, vengono invitati ad esprimere un giudizio o un commento sui fatti politici principali, c’è uno scatenamento di invettive contro la Meloni accompagnate da accuse di ogni genere che fa quasi impallidire gli attacchi del Pci contro i principali leader e statisti della Dc nella prima repubblica. Penso, per fare un solo esempio concreto, agli attacchi ripetuti, insistenti e violenti dei comunisti contro il leader della sinistra sociale Dc dell’epoca, Carlo Donat-Cattin.
Ora, senza nulla togliere – come ovvio ed evidente – al dibattito e alla dialettica politica concreta, credo che i vari Conte, Renzi, Fratoianni, Schlein, Bonelli dovrebbero almeno porsi il perché di questo violento linguaggio contro la premier. Per fermarsi a ciò che concretamente capita oggi. E, al riguardo, ci si deve porre almeno due domande.
Sarebbe questo il linguaggio più utile e consigliabile per rialzare il prestigio della politica, la credibilità delle istituzioni democratiche e la qualità della nostra democrazia? È questa la modalità più corretta che crea le condizioni per una vera alternativa democratica, liberale e progressista all’attuale maggioranza di governo? Detta con altre parole, passa attraverso la criminalizzazione politica dell’avversario/nemico la strada più utile per riavvicinare i cittadini alla vita pubblica e ai suoi istituti più rappresentativi?
In secondo luogo, se questo è il concreto linguaggio dei capi partito, cosa può capitare nella base delle rispettive formazioni politiche o comitati elettorali che siano? Sarebbe questa la prassi più gettonata per qualificare il confronto politico e far emergere le rispettive e fisiologiche diversità programmatiche?
Ecco perché, francamente, non riesco a capire l’utilità di questa gara degli insulti contro la Premier Meloni. Un campionato che non serve né alla politica, né alla democrazia e né, tantomeno, alla diversità fra le varie ricette di governo. Perché il tutto viene ridotto, appunto, agli insulti e agli attacchi contro una sola persona.


