SANITÀ

Medico di famiglia dalle 8 alle 20.
Cosa (forse) cambierà in Piemonte

Copertura delle 12 ore per i servizi ambulatoriali con le future Aft. La Regione boccia le richieste di alcuni sindacati di ridurre le guardie mediche notturne. Resta il problema della carenza di camici bianchi: ne servirebbero mille in più - DOCUMENTO

Più complicato per i dottori mettersi d’accordo sui turni o per i loro pazienti tenere a mente gli orari? Fosse questo il problema maggiore del futuro che si profila per i medici di famiglia e gli assistiti ci sarebbe, addirittura, da tirare un sospiro di sollievo. Ben altre e più complesse questioni sembrano, invece, profilarsi nel percorso verso la traduzione in pratica di quell’acronimo, Aft che sta per aggregazioni funzionali territoriali, cui s’è deciso di affidare parte della tanto annunciata e non meno attesa riforma della medicina territoriale. 

Il prossimo 10 aprile al grattacielo della Regione Piemonte è in programma un ulteriore incontro tra i vertici della sanità e i sindacati dei medici, mai come su questo tema divisi tra chi ha fretta di adottare il nuovo sistema e chi mostra perplessità circa il suo perfetto funzionamento. In quell’occasione sarà discussa la bozza di regolamento e difficilmente sarà una discussione pacata. Dalla Regione, rispetto a quanto ipotizzato in precedenza da alcune organizzazioni sindacali, non sono poche le novità messe sul tavolo. La prima riguarda l’orario di copertura richiesto a ciascuna Aft, che dovrà coprire un territorio omogeneo e con un determinato numero di abitanti, seppur consentendo ai medici di operare non fisicamente insieme, ma in ambulatori diversi ma collegati.

“L’apertura coordinata degli studi dei medici dell’Aft – è scritto nel documento – deve garantire almeno la copertura complessiva dalle 8 alle 20 per ogni giorno feriale”. Un arco temporale più esteso rispetto al precedente schema e questo perché la Regione non ha accolto la richiesta dei sindacati di utilizzare i medici di guardia medica notturna per coprire alcuni orari durante il giorno. In quel caso si sarebbe ridotta la presenza della guardia medica dalla mezzanotte alle 8, ipotesi che a quanto risulta è stata rifiutata dai vertici della sanità regionale, proprio per non indebolire ulteriormente un servizio di primaria importanza. Da qui un carico maggiore per i medici di famiglia cui viene richiesto, sempre all’interno dell’Aft, di garantire “l’apertura almeno di un terzo degli studi dalle 8 e la chiusura non prima delle 20”. In pratica cosa succederà se un paziente ha bisogno del medico nell’arco delle 12 ore? Se il suo medico è presente quando chiama parlerà con lui, in caso contrario ci sarà un altro professionista dell’Aft che risponderà alle sue richieste.

Leggi qui la bozza del regolamento Aft

Nuove regole anche per quei medici che, specie in provincia e nelle zone caratterizzate dalla presenza di piccoli comuni, operano in più studi. In questo caso dovranno svolgere “almeno un terzo dell’attività settimanale nella sede centrale”. Per quanto riguarda l’aspetto fiduciario del rapporto tra il medico e il suo assistito, nel piano della Regione viene salvaguardato, limitando il ricorso ad altri professionisti dell’Aft a determinate circostanze. In pratica chi ha bisogno del dottore e, in quel momento non è disponibile quello che ha scelto come medico di famiglia, potrà rivolgersi a un altro professionista nel caso siano necessarie “prestazioni indifferibili”. O quando il medico sia formalmente sostituito per ferie o malattia o altri motivi o, ancora, in una serie di circostanze legate in particolare a patologie croniche o ad alcune prestazioni diagnostiche e di telemedicina. Tutta questa attività per ogni medico resta compresa nell’attuale orario di ambulatorio che è fissata in 15 ore settimanali per chi ha più di mille assistiti, ma a cui vanno aggiunte altre 25 ore per le visite domiciliari e per altre attività come l’assistenza domiciliare programmata, la programmazione del lavoro, la gestione dele cartelle cliniche, le prescrizioni.

Orari che la gran parte dei professionisti fino ad oggi si gestisce in maniera autonoma, pur nel rispetto di alcune regole come la ripartizione della presenza in studio tra mattino e pomeriggio, ma che in futuro dovrà far quadrare con gli orari degli altri componenti dell’aggregazione funzionale territoriale. Tutto questo dovendo fare i conti con il problema dei problemi, ovvero la carenza di medici di famiglia. In Piemonte ne servirebbe un migliaio in più. E sarà questo l’ostacolo più difficile da superare per far funzionare il nuovo sistema.

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