GRANA PADANA

Tra (e)mozione e vitello tonnato Salvini confabula con Molinari

Parentesi politica e mangereccia di Capitan Fracassa. Alla tavolata con parlamentari e consiglieri regionali "approva" il documento congressuale promosso dal capogruppo e capo del partito in Piemonte. Col quale si intrattiene per una decina di minuti

Matteo Salvini a Torino ha indossato due vesti: in quella di ruspante leader della Lega lo si è visto al Ristorante Solferino, la giacca da ministro invece l'ha rispolverata per le passerelle istituzionali. Il Capitano ha fatto tappa in terra sabauda ufficialmente per parlare di Tav e Metro 2, ma il piatto forte della giornata è stato servito a pranzo, quando ha riunito la sua truppa piemontese per un vertice politico camuffato da pausa gastronomica. Prima ancora di affondare il coltello nel vitello tonnato, Salvini ha trovato il tempo per un conciliabolo in solitaria con Riccardo Molinari, il capogruppo alla Camera che ultimamente sembrava avere la poltrona più che traballante. Dieci minuti di faccia a faccia, senza testimoni né orecchie indiscrete, per discutere anche della mozione congressuale “Autonomia, Federalismo e Sovranità Popolare” firmata dallo stesso Molinari insieme all’economista anti-euro Alberto Bagnai, uno dei trumpianissimi del segretario, in vista del congresso di Firenze in programma questo weekend. Un colloquio che profumava di conferma più che di sgambetto, un modo per rinsaldare la posizione del capogruppo dopo le voci di possibile sostituzione, che aleggiavano anche per il suo omologo al Senato Massimiliano Romeo, fratello del più celebre e chiacchierato Filippo Champagne.

Poi è arrivata la tavolata: venticinque leghisti affamati, tutti schierati intorno al capo tra tajarin al ragù e rassicurazioni sul futuro del partito e dell’esecutivo. “Chi fa cadere il governo prende il 2% alle elezioni”, ha sentenziato Capitan Fracassa, tra un boccone e l'altro, spegnendo così ogni residuo focolaio di crisi e mettendo a tacere i dubbiosi che nell’ultimo periodo avevano iniziato a guardare verso l’uscita di emergenza. Del generale Roberto Vannacci, che nei corridoi romani dicono sia in lizza per una vicesegreteria, nemmeno l'ombra. Meglio non provocare indigestioni ai colonnelli storici del partito, Molinari incluso, che considerano l’ex militare più indigesto di una panna cotta alla cipolla.

Assicuratosi che le truppe fossero allineate e coperte, il vicepremier ha svolto gli incontri in Città Metropolitana di Corso Inghilterra. Prima la Tav, al mattino, poi la Metro 2 nel pomeriggio, con il sindaco Stefano Lo Russo e il governatore Alberto Cirio, la coppia più collaudata del Nord-Ovest. E proprio sul primo cittadino di Torino, Salvini si è lasciato sfuggire a tavola una battuta: “Sempre gentile con me, a differenza degli altri sindaci di sinistra delle grandi città, viene a chiedermi soldi per le opere, una volta che li ha ricevuti però poi mi attacca”. Un’amicizia interessata, quella tra il primo cittadino torinese e Cirio, che ha fatto saltare sulla sedia i Cinque Stelle, i quali hanno commentato acidi: “Il sindaco di Torino continua a presenziare alle sfilate dei big del Centrodestra, ma non riesce a portare a casa neanche un centesimo”. Non contenti, i consiglieri regionali pentastellati Sarah Disabato e Alberto Unia hanno rincarato la dose: “Stendiamo un velo pietoso sulle passerelle odierne del ministro Salvini. Passerelle che dipingono un quadro che cozza completamente con la realtà disastrosa dei trasporti pubblici piemontesi. Tanti annunci in pompa magna, tutti privi di buon senso ma pregni di propaganda”.

Matteo Trumpini, come ormai lo chiamano in segreto anche i suoi, ha chiuso la giornata salendo sul treno per la Francia, direzione cantiere Tav, per incontrare il suo omologo d’oltralpe Philippe Tabarot e visitare la prima talpa del cantiere. Prima, però, ha trovato il tempo per una conferenza stampa in cui ha bombardato Ursula Von der Leyen sulle politiche dei dazi (“È folle parlare di vendetta in risposta agli Usa”) e sul piano di riarmo europeo, sostenendo che "tutti quei miliardi è meglio spenderli in infrastrutture", una carezza al Piemonte che di strade, treni e ferrovie ha bisogno come il pane. Con Trump, invece, “bisogna collaborare”, ha detto lisciando il pelo all’inquilino della Casa Bianca. Ma la vera missione torinese è stata compiuta: il pranzo al Solferino ha sfamato i suoi e di un Papeete al momento manco l’ombra.

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