Il Pd ha un problema di (capo) gruppo. Gianna, la Bela Tolera addormentata
Stefano Rizzi 07:00 Lunedì 07 Aprile 2025In Regione Piemonte il partito di Schlein non morde. La guida dei dem Pentenero è un'arma spuntata contro la maggioranza (che pure percula i piddini): poco carisma, scarsa attenzione ai dossier. Malumori crescenti. Conticelli scalda i muscoli
“Gianna, Gianna, Gianna, dove sei, ma che fai?”. Amara ironia quella che il navigato consigliere regionale del Partito Democratico in Piemonte ripesca dai ricordi d’infanzia per confermare quel che sta succedendo oggi nel principale gruppo d’opposizione a Palazzo Lascaris. O meglio, alla testa del gruppo. Lì dall’inizio della legislatura, che lei ambiva a trascorrere da presidente della Regione, c’è Gianna Pentenero. I natali le hanno guadagnato l’appellativo di Bela Tolera, protagonista dello storico carnevale della sua Chivasso. La non propriamente brillante e scattante guida del carro degli sconfitti le ha ben presto cucito addosso gli abiti della bella addormentata nel bosco della politica.
E pure chi non s’affida alle reminiscenze musicali, non cambia spartito. Si ripetono le note negative su come, colei che dopo infiniti travagli e invano coltivate speranze di un campo largo finì lo scorso anno per essere l’avversaria di Alberto Cirio, svolga il ruolo principe per una forza di minoranza. A taccuino chiuso, più di un compagno di partito e di scranno consigliare, apre il cahier des doléances cui, settimana dopo settimana, si aggiungono pagine.
Le imputano un’attenzione e una presenza effettiva financo esagerata a millanta eventi e occasioni pubbliche come se ancora o già fosse nuovamente in campagna elettorale, alle quali farebbe da contraltare una certa qual distrazione dai dossier e dalle questioni che, da sempre, riempiono la cartuccera dell’opposizione per cercare di impallinare chi governa la Regione. Spiegano che quei tempi di reazioni troppo lenti, anche solo per condividere o meno un ordine del giorno o usare rapidamente i bastoni da mettere tra le ruote del centrodestra nel corso della conferenza dei capigruppo. Raccontano che proprio lì, nelle riunioni dei presidenti dei gruppi consiliari, si consumi gran parte di quello che nel Pd sta diventando uno psicodramma, aggravato dalle non rare canzonature in cui si produce la maggioranza per nulla preoccupata dalla rappresentanza, non di rado fugace e spesso fra le nuvole, del primo partito d’opposizione. Circola pure l'immagine dell'assessore al Bilancio, il forzista Andrea Tronzano, mani tra i capelli al cospetto di interlocutori dem cui chiede di spiegargli che cosa volesse e intendesse dire la loro capogruppo su una certa questione, immediatamente trasformata da lei in un indecifrabile enigma.
Mal di pancia solo, si fa per dire, nella componente riformista, quella per intenderci che ha sostenuto Stefano Bonaccini nel duello per la segretaria e che sia solo per un consigliere è minoranza interna nell’aua di via Alfieri? Nient’affatto. La poca o nulla soddisfazione per come la Bela Tulera svolga il suo compito serpeggia pure a chi le dovrebbe essere più vicino. E questo ben si comprende visto che, al netto della geografia interna, a farne le spese o, comunque, a rinunciare a possibili e non così difficili incassi rispetto a una maggioranza che non difetta di problemi intestini, coinvolge tutto il Partito Democratico. In una legislatura in cui si gioca, più che mai, un futuro ritorno al governo del Piemonte.
Come sempre accade i paragoni con il passato non mancano a sostenere l’esistenza pesante di un problema che prima o poi il Pd dovrà risolvere. Altro stile e altra grinta, ma anche alta interlocuzione con i consiglieri, quelli di Raffaele Gallo alla guida del gruppo fino alle dimissioni in seguito alle vicende giudiziarie che coinvolsero il padre, senza peraltro toccare lui. E nel fronte riformista che va da Alberto Avetta a Monica Canalis, passando per Laura Pompeo e Domenico Rossi, c’è pure chi il capogruppo lo ha fatto a lungo e chi non disdegnerebbe di farlo. Oggi è vicepresidente del consiglio regionale, ma Mimmo Ravetti il ruolo oggi di Pentenero lo ha ricoperto a lungo e non sono pochi coloro che rimpiangono quella gestione della compagine piddina in via Alfieri.
Non certo un barricadero, addirittura epigono di Arnaldo Forlani nell’arte di riempire con le parole quel che si vuole lasciare vuoto, epperò il mestiere il consigliere alessandrino lo aveva imparato in fretta e le sue stesse sortite, anche perché sorprendenti, in questa legislatura non hanno avuto neppure lontane emulazioni. Più deciso e rompiscatole per gli avversari quanto basta, Daniele Valle sarebbe parso la figura naturale per la guida del gruppo se le logiche interne, rafforzate dalla candidatura presidenziale, non avessero portato un’esponente dell’area di Elly Schlein a quel compito. Peraltro non facilitato anche laddove, come il rapporto di vicinanza con i Cinquestelle, si sarebbe detto facilitato e invece pare dover fare i conti con una certa quale freddezza, per non dire di più, tra Pentenero e la sua omologa contiana Sarah Disabato.
Proprio i numeri a favore dell’area Schlein, che conta oltre a Pentenero altri sei consiglieri, portano l’altro fronte interno a non spingere su un cambio alla testa del gruppo. Eventualità che, tuttavia, nessuno si sente di escludere, pur non potendo indicare quando. Molto potrebbe dipendere certo dalle tensioni e dal malcontento crescente, ma ancor più dalla probabile intensificazione di quella sorta di campagna elettorale permanente e dalla palese intenzione da parte di Pentenero di prepararsi se non a una seconda corsa verso la presidenza delle Regione, certamente una riconferma in consiglio. Questo potrebbe portare a una facile reazione proprio nella componente schleiniana e in particolare di Nadia Conticelli, che il gruppo dem lo ha già guidato al Comune di Torino. presidente del partito piemontese, e che sarebbe pronta a mettere a frutto quell’esperienza in Regione. Quando i tempi saranno maturi o la misura colma.