Quei pacinfinti da sondaggio
Claudio Chiarle 07:00 Mercoledì 09 Aprile 2025
Il sistema duale va sempre più spesso dal civile verso il militare, per cui anche il cellulare può essere un’arma. Se possiedi il numero del tuo avversario e lo localizzi puoi sempre inviargli un drone con un ordigno esplosivo da sganciare. Non vorrei però che appresa questa notizia ci siano pacifisti che propongano di vietare l’uso dei cellulari.
Cerchiamo allora di affrontare il tema della difesa comune europea per quello che è, cosa peraltro difficile quando si mettono in scena farse ideologiche e manipolazioni politiche. La difesa comune europea è il 28° Stato: l’Europa, che si avvale di uomini e mezzi dei 27 Stati per formare un esercito europeo fatto dalla somma dei battaglioni e reggimenti, con le loro specializzazioni, che vengono messi a disposizione dai vari Capi di Stato maggiore. Un comando unificato, integrato, a rotazione composto da una multiforza che abbia capacità difensive. Cosa significa capacità difensive? Sapere intercettare attacchi al territorio europeo e colpire strutture e infrastrutture da cui provengono gli attacchi.
Cosa ci serve per fare questo? Tanta formazione e competenza perché le figure professionali che compongono un esercito europeo di difesa non è ammassare “truppe ai confini”, anche se l’aggressione russa e l’assalto del 6 ottobre di Hamas farebbero pensare alla necessità, sempre, di proteggere i confini con uomini e mezzi. Servono ingegneri, informatici, tecnologi, capacità di coordinamento e logistica, un linguaggio comune, serve l’IA e cybersecurity, serve il lavoro di Intelligence. Occorre una capacità di sviluppare gli aggiornamenti tecnologici. Oggi i russi hanno un missile balistico, il Kinzhal, con una velocità tale da rendere difficile l’intercettazione se non nella prima fase dopo il lancio o in fase terminale, prima di colpire il bersaglio, perché solo in quei momenti la rotta diventa prevedibile dai radar. Per una difesa comune europea servono figure, persone, con alta formazione per sviluppare continuamente la capacità tecnologica e anche un sistema produttivo che realizzi lo strumento operativo. L’utilizzo dei droni nell’attacco al singolo soldato in trincea, nel conflitto generato dall’aggressione russa, dimostra che è la tecnologia, non il “soldato al fronte” che difende i confini.
Soprattutto bisogna avere il pieno controllo del sistema delle comunicazioni; pertanto, non ci si può affidare a sistemi privati come Starlink o a sistemi provenienti da altri Paesi esterni all’Unione Europea. Abbiamo l’ESA (Agenzia Spaziale Europea) che sviluppa satelliti civili e militari, occorre integrare ancora di più i vari programmi nazionali e in Italia non siamo secondi a nessuno in materia spaziale (ancor di più a Torino) da Sicral al francese Eutelsat. ESA ha sviluppato, da trent’anni, il miglior sistema di navigazione satellitare al mondo, Galileo, più preciso del GPS. Galileo offre una precisione orizzontale fino a 20 cm (circa una spanna) e 40 cm in verticale, 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, sulla maggior parte del globo. Ciò significa che è possibile individuare la posizione nell'ampiezza di un foglio A4. Si possono salvare vite umane e anche mettere in sicurezza i nostri confini. Finora la scelta europea è stata di grandi satelliti geostazionari ora avanza il progetto di satelliti piccoli su orbite basse anche per una più veloce corrispondenza di informazioni e anche su questo il nostro territorio si sta preparando a raccogliere la sfida con gli ultimi insediamenti industriali di Argotec e Space Industries. Il controllo delle telecomunicazioni e delle materie prime per realizzarle sono alla base di un sistema di difesa europeo.
L'aggressione russa all’Ucraina e la guerra commerciale scatenata da Trump hanno solo accelerato una necessità non rinviabile: per essere veramente un’Unione Europea serve anche una difesa comune; oltre a una politica fiscale, un’economia più sociale comune. Nonché un sistema decisionale a maggioranza e senza veti.
Il Libro Bianco Europeo sulla Difesa è un primo passo per “sostenere l'industria europea della difesa attraverso la domanda aggregata e un aumento degli appalti collaborativi; sostenere l’Ucraina attraverso una maggiore assistenza militare e una maggiore integrazione delle industrie della difesa europee e ucraine; rafforzare il mercato della difesa a livello dell’UE, anche semplificando la normativa; accelerare la trasformazione della difesa attraverso innovazioni dirompenti come l’IA e la tecnologia quantistica; migliorare la preparazione dell’Europa agli scenari peggiori, migliorando la mobilità militare, la costituzione di scorte e il rafforzamento delle frontiere esterne, in particolare la frontiera terrestre con la Russia e la Bielorussia; rafforzare il partenariato con i paesi di tutto il mondo che condividono i nostri stessi principi”. Il libro bianco, inoltre, sollecita di “puntare agli acquisti in Europa perché ciò significa rafforzare la base industriale e tecnologica di difesa europea e stimolare l’innovazione. E ciò significa anche creare un mercato a livello dell’UE per i materiali di difesa". Mi sembra chiaro l’intento di rafforzare l’industria della difesa dei 27 andando a “colmare le lacune in termini di capacità, con particolare attenzione alle capacità critiche individuate dagli Stati membri”.
Inoltre, se si uscisse dagli slogan e contrapposizioni riarmo/pace e se il libro bianco fosse letto si capirebbe che il Piano ReArm “consente” una spesa di 800 miliardi per l’Europa, non c’è obbligo di spesa e la Commissione, appunto, invita i Paesi anche ad attivare la clausola di salvaguardia nazionale del Patto di stabilità e crescita fino a un massimo dell’1,5% del Pil per anno, per i prossimi quattro anni. In questo contesto la Commissione raccoglierà 150 mld da mettere subito a disposizione dei singoli Paesi sotto forma di prestito con appalti coordinati tra Paesi europei, area Efta e l’Ucraina per razionalizzare e ridurre le spese investendo nell’industria europea. Perciò non si capisce perché la Presidente del Consiglio chieda la sospensione del Patto di Stabilità quando è già previsto.
D’altra parte, tutti coloro i quali attaccano l’Europa perché investe sulla Difesa Comune dando i soldi, che non sono tolti da altre poste di bilancio, ai singoli Stati dovrebbe spiegare, siccome sono stati tutti al governo, cosa hanno fatto, quando governavano, per la sanità e l’istruzione.
Con Elisabetta Trenta, ministro della Difesa nel governo Conte (M5s) e Salvini (vicepremier della Lega che nel 2019 visitò la fiera delle armi nel Veneto) i conti delle spese delle forze armate sono cresciute: “del 2,8% nella categoria personale, dell’11,6 alla voce esercizio e del 7,7 sugli investimenti. Dal 2018 in poi, i due governi guidati dall’ex avvocato del popolo, hanno pianificato di mettere a disposizione dei militari una cifra sempre più alta. La cifra più alta è quella per l’acquisto degli F-35, i jet di ultima generazione sui quali il Movimento 5 Stelle aveva fatto una lunga battaglia. E la curiosità è che durante il governo Conte la Difesa ne ha acquistati 28: 690 milioni spesi nel 2019”. (dal Messaggero 31/03/22). I fatti restano. Quanti finti pacifisti convertiti alla pace, per opportunismo e in base ai sondaggi, sulla via di Damasco.