Gattopardo Pd

Dicono che... nel Pd cambiano perché tutto rimanga uguale. Sembra proprio ispirata alla celebre massima del Gattopardo la mossa del segretario provinciale Marcello Mazzù che nel mettere mano alla composizione della segreteria è stato ben attento a non stravolgere gli equilibri. Un restyling che sa di déjà-vu: fuori il coordinatore della segreteria Dario Lorenzoni (area Bonaccini) e il responsabile dell’organizzazione Gianni Ventura (un altro riformista), dentro Ermanno Torre (schleiniano doc) e Paola Parmentola (bonacciniana), precedentemente delegati rispettivamente alla transizione ecologica e allo sport. Un valzer di incarichi per premiare chi si è dato da fare, ma che non sposta di un millimetro il copione di sempre.

Il cambio di guardia arriva dopo mesi di rumors e qualche mal di pancia interno. Torre e Parmentola, dicono dal quartier generale, sono i due che hanno tirato la carretta, soprattutto alla Festa dell’Unità dello scorso autunno, un successo che Mazzù non ha voluto lasciar passare inosservato. “Premiare il merito”, è la linea ufficiale. E così, Lorenzoni, fedelissimo di Bonaccini, cede il passo a Torre, vicino alla segretaria nazionale Elly Schlein, mentre Ventura, altro riformista, lascia il timone organizzativo a Parmentola, che resta nell’orbita del presidente del partito. Un gioco di correnti ben bilanciato, tanto per non scontentare nessuno.

Non è la prima mossa di Mazzù. Pochi mesi fa, la presidenza era passata da Domenico Cerabona a Ilaria Gritti, entrambi dell’area che fa riferimento a Gianni Cuperlo, un altro tassello di un rinnovamento che però non osa troppo. Con questi avvicendamenti, il segretario si è rifatto la prima linea, piazzando volti nuovi – o quasi – nei ruoli chiave. Pluralismo, lo chiama lui, e in effetti c’è un po’ di tutto: schleiniani, bonacciniani, cuperliani. Un minestrone che non scalda i cuori, ma tiene la pentola sul fuoco. Mazzù dimostra di saper fare il funambolo, accontentando le anime del partito senza pestare troppi piedi. Eppure, il sospetto resta: tanto rumore per nulla? Nel Pd torinese si cambia, sì, ma guai a pensare che qualcosa davvero si muova. Tomasi di Lampedusa approverebbe.

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