POLEMICHE

A De Luca va di traverso la (legge) passata Cirio: "Una vergogna"

Il governatore campano non digerisce quella che ai suoi occhi è una disparità di trattamento. E attacca tutti: governo, maggioranza e opposizione. Tranquillo, don Vincè, al presidente del Piemonte non passa neppure per l'anticamera del cervello di ricandidarsi

Vincenzo De Luca non ci sta. Il governatore della Campania, dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha ribadito il divieto al terzo mandato per i presidenti di Regione, è un fiume in piena. In una diretta social al calor bianco, come nello stile che ormai lo contraddistingue, attacca a tutto campo: il Governo, le opposizioni, e persino quella che definisce “l’indifferenza ai territori” di chi difende il limite dei due mandati. Ma il vero bersaglio della sua ira è la disparità di trattamento tra la Campania e il Piemonte, dove una legge simile alla sua, approvata nel 2023, non è stata impugnata, e darebbe il via libera a un terzo mandato di Alberto Cirio. “Una vergogna”, tuona De Luca, “e il silenzio delle opposizioni è ancora più scandaloso”: una stoccata più che evidente alla segretaria del Pd Elly Schlein, che anziché difendere il suo compagno di partito non vede l'ora di levarselo di dosso.

La vicenda è intricata, ma il succo è questo: la Consulta ha confermato che i governatori non possono ricandidarsi dopo due mandati consecutivi, bocciando la legge campana che avrebbe permesso a De Luca di correre ancora nel 2025. Una decisione che il presidente bolla come “un’idiozia totale”, ricordando che i cittadini, in democrazia, dovrebbero sempre avere l’ultima parola. “Altro che concentrazione di potere! Dopo un mandato, se non vai bene, ti mandano a casa. Punto”, sbotta, citando i tanti governatori non riconfermati come prova della sovranità popolare.

Ma il vero nodo, per De Luca, è politico e giuridico. “In Piemonte – ricorda – hanno fatto una legge uguale alla nostra, che permette il terzo mandato. Approvata nel 2023, e il Governo non ha detto una parola. Nessuno ha fiatato, né a Roma né tra le opposizioni. Perché? Perché sanno che in Campania perderebbero”. Un’accusa pesante, che dipinge un’Italia a due velocità, dove le regole si applicano in modo selettivo. E qui entra in gioco l’interpretazione del giurista Giovanni Boggero, ricercatore dell’Università di Torino e docente di diritto pubblico, che aiuta a fare chiarezza. Secondo Boggero, quanto stabilito dalla Corte non vale anche per la legge elettorale piemontese che stabilisce che il divieto di terzo mandato si applichi solo a partire dalla legislatura in corso, consentendo quindi astrattamente un terzo mandato di Cirio. “A differenza di quella campana, la legge elettorale piemontese adottata nel 2023 è in assoluto la prima legge elettorale autonoma della Regione Piemonte: prima il Consiglio regionale e il Presidente venivano eletti sulla base del cd. Tatarellum nazionale”. È a partire da quando una Regione si dota del proprio sistema elettorale che si applicano i principi fondamentali della legge statale. Ma per capire se sia così occorre attendere le motivazioni della sentenza della Corte costituzionale che per ora ha emesso soltanto un comunicato.

De Luca, dunque, ha ragione a gridare allo scandalo? Forse sì, ma c’è un fatto da considerare: in Piemonte, il problema del terzo mandato è, per così dire, accademico. Cirio infatti, a differenza di De Luca, non sembra affatto ossessionato dall’idea di restare incollato alla poltrona regionale. Anzi, piuttosto che puntare a un terzo mandato, potrebbe tranquillamente ritirarsi a dirigere la Pro Loco di Alba, magari a organizzare la Fiera del Tartufo.

Ma il governatore campano non ha intenzione di arrendersi. “Pensano di aver risolto i problemi? Non hanno capito niente. I problemi cominciano ora”, avverte, con un tono che sa di promessa e minaccia. De Luca invita a guardare avanti, ai programmi in corso, alle opere da completare, “non alle nuvole”. E se la sentenza della Consulta ha chiuso una porta, lui sembra già cercare una finestra: “In democrazia, decidono i cittadini. E i cittadini campani non si faranno zittire”.

Intanto, il silenzio delle opposizioni nazionali sulla disparità con il Piemonte resta assordante. De Luca lo chiama “declino dello Stato di diritto”. Qualcuno, a Roma, risponderà? O, come spesso accade, il ruggito del governatore finirà per perdersi nel vento della politica italiana?

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