Lavoratori autonomi evasori? Falso. A non pagare tasse sono le big tech
12:00 Sabato 12 Aprile 2025Le statistiche smentiscono (in parte) il luogo comune. Solo 13 su 100 hanno una partita Iva e il debito fiscale complessivo (156,7 miliardi di euro) ha un'incidenza sul totale molto contenuto (12,2%). Lazio prima per mancati pagamenti e Lombardia per debito
Tra il 2000 e il 31 gennaio 2025 l’ammontare complessivo delle tasse, dei contributi, delle imposte, delle bollette, delle multe non riscosse dal fisco italiano o da altri esattori ha raggiunto i 1.279,8 miliardi di euro. Di questi, ben 822,7 miliardi (pari al 64,3 per cento del totale), sono in capo alle persone giuridiche, ovvero alle Spa, alle Srl, ai consorzi, alle cooperative, ecc. Altri 300,4 miliardi (il 23,5 per cento) sono ascrivibili alle persone fisiche, vale a dire i lavoratori dipendenti, i pensionati e altri percettori di reddito. Infine, i rimanenti 156,7 miliardi (solo il 12,2 per cento del totale) sono riconducibili alle persone fisiche con attività economica, categoria comunemente composta da artigiani, commercianti, esercenti, liberi professionisti. Anche questi dati – estrapolati dall’Ufficio studi della Cgia dall’indagine presentata dal direttore dell’Agenzia delle Entrate nell’audizione tenutasi presso il Senato una quindicina di giorni fa – dimostrano che in Italia ad evadere il fisco sono, in particolare, i grandi contribuenti e non i piccoli.
Il dato, in realtà, si presta a letture diverse. Anzitutto secondo le ultime stime del Governo, per quanto datate, il gap tax degli autonomi è del 67%, è probabile che il debito più basso rilevato dalla Cgia sia da attribuire al mancato versamento – nel quale vanno computate le 4 rottamazioni fiscali a cui molti hanno aderito solo per interrompere le azioni di riscossione coatta ma poi non hanno pagato – e non da mancata dichiarazione.
Ciò non toglie che l’infedeltà fiscale si annidi soprattutto nelle società di capitali e solo in parte nelle microimprese e tra i lavoratori autonomi che, addirittura, annoverano un carico residuo non riscosso in questi ultimi 25 anni pari a poco più della metà del dato riferito alle persone fisiche. Ovvero all’ammontare complessivo dei debiti fiscali in capo ai lavoratori dipendenti e ai pensionati che, ricordiamo, sono tassati alla fonte e, pertanto, non dovrebbero, almeno in linea puramente teorica, evadere alcunché. Cosa che, invece, nella realtà di tutti i giorni non accade.
I lavoratori autonomi non sono un popolo di evasori, come spesso vengono descritti dall’opinione pubblica. È indubbio che in questa categoria vi sia anche chi non adempie ai propri obblighi fiscali; tuttavia, le statistiche ufficiali ci dicono che in questi ultimi 25 anni solo 13 evasori su 100 hanno una partita Iva e il debito fiscale complessivo (156,7 miliardi di euro) ha un’incidenza sul dato totale molto contenuto e pari al 12,2 per cento. Dall’analisi emerge invece che a non pagare le tasse sono le grandi imprese. E solo 3,47 milioni di grandi imprese hanno più di 822 miliardi di debiti col fisco. Dei 22,26 milioni di contribuenti con carichi residui affidati tra il 2000 e il 31 gennaio 2025, solo 2,86 milioni (il 12,8 per cento del totale) sono persone fisiche con attività economica (ditte individuali, società di persone, lavoratori autonomi, ecc.). Altri 3,47 milioni (il 15,6 per cento del totale) sono persone giuridiche (società di capitali) e ben 15,93 milioni (il 71,6 per cento del totale) fanno riferimento alla categoria delle persone fisiche (lavoratori dipendenti, pensionati, ecc.). Nonostante le grandi imprese con debiti fiscali non ancora onorati siano relativamente poche, presentano però un carico residuo “spaventoso”, pari a 822,7 miliardi di euro.
A livello territoriale il debito fiscale pro capite più elevato maturato in questi ultimi 25 anni è in capo ai residenti del Lazio con 39.673 euro. Seguono i campani con 27.264 euro e i lombardi con 25.904 euro. Le situazioni più virtuose, invece, le scorgiamo nelle regioni a statuto speciale del Nord. Se in Valle d’Aosta il debito pro capite ancora da riscuotere è di 12.533 euro, in Friuli-Venezia Giulia è di 11.125 euro e in Trentino-Alto Adige di soli 6.964 euro. Con 15.709 euro il Piemonte si colloca nella parte bassa della classifica. Se invece misuriamo i mancati pagamenti di tasse e contributi in valore assoluto la situazione più critica si verifica in Lombardia con 259,3 miliardi di euro di debiti. Seguono il Lazio con 226,7 miliardi, la Campania con 152,5 miliardi, l’Emilia-Romagna con 87,9 miliardi e il Piemonte con 66.790. “Ovviamente i dati negativi di Lazio e Lombardia sono decisamente condizionati dalla presenza in queste due regioni della stragrande maggioranza delle big tech, delle multinazionali e dei grandi gruppi industriali presenti nel Paese” osservano i ricercatori.