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Bresso, li turchi: "Subito in Europa". Renziani nel segno di De Gasperi

Italia Viva apre il tesseramento arruolando lo statista democristiano. All'assemblea piemontese l'ex presidente Pd bacchetta Schlein e Calenda. Fregolent e Borghi sparano a zero sui populismi. Tra referendum e alleanze, il partito si smarca ma "guarda a sinistra"

Sala gremita e toni accesi per la prima assemblea regionale di Italia Viva in Piemonte, che dall’Ultraspazio di Torino ha dato il via al tesseramento 2025 sotto il claim “Il centro che guarda a sinistra”. Una frase che sa di manifesto, ma anche di stoccata ai “fratelli-coltelli” di Azione, con Carlo Calenda che, fresco di congresso, ha strizzato l’occhio a Giorgia Meloni e al centrodestra, suscitando più di un sopracciglio alzato tra i renziani. “Vedrete, nel 2027 Azione sosterrà la Meloni”, sussurra qualcuno nei corridoi di Iv, mentre la tessera del partito piemontese esibisce il volto di Alcide De Gasperi, simbolo di un europeismo che guarda lontano.

A scaldare il dibattito ci pensa Mercedes Bresso, già presidente della Regione Piemonte ed europarlamentare, oggi anima del Movimento Europeo. Invitata d’onore, Bresso non lesina critiche al “suo” Pd, in cui non sembra più riconoscersi da quando alla guida c’è Elly Schlein, che accusa di un’astensione “insensata” sul voto per il riarmo europeo: “Serve una difesa comune, il 73% dei cittadini Ue la vuole. Il modello? Quello americano: Stati per la leva, regia politica federale”. E lancia un appello a Italia Viva: aderire al Movimento Europeo, che riunisce i federalisti del Vecchio Continente. La senatrice Silvia Fregolent raccoglie al volo: “Ho iniziato a far politica grazie a Mercedes. Il suo sogno è il nostro”. Temi che in larga parte aveva anticipato una settimana fa in un’intervista allo Spiffero.

Bresso va oltre, disegnando un’Europa ambiziosa: “Stati Uniti d’Europa subito, con un allargamento rapido ai Balcani, all’Ucraina – che ha l’esercito più forte del continente e va accolta con una procedura speciale – e persino alla Turchia. Sì, anche se c’è Erdogan milioni di oppositori sognano l’Ue”. Un’uscita che fa discutere, ma che accende i riflettori sul protagonismo della pasionaria europeista.

In sala, la consigliera regionale Vittoria Nallo insiste sul rafforzamento della lista Stati Uniti d’Europa, sognando una futura fusione con socialisti e altre sigle europeiste. Ma l’elefante nella stanza è il referendum dell’8-9 giugno: i socialisti sosteranno i cinque quesiti della Cgil, incluso l’addio al Jobs Act, totem renziano. Iv, invece, dirà no ai quattro quesiti sul lavoro, appoggiando solo quello sulla cittadinanza. Un “guardare a sinistra” che si ferma a metà strada.

A mettere i puntini sulle “i” ci pensa il vicepresidente nazionale Enrico Borghi: “I riformisti devono dire la verità al Paese, contro i populismi. A destra come a sinistra”. E se il no a un’alleanza coi 5 Stelle sembra netto, il richiamo a De Gasperi e al sogno di un’Europa “forte, unita, capace di difendersi” resta il cuore del messaggio. “Serve un salto di qualità – insiste Borghi – con una cooperazione rafforzata tra Paesi e un debito europeo per finanziare la difesa, come voleva Einaudi”. 

Nallo non dimentica il Piemonte: “Siamo il fanalino di coda sull’emancipazione femminile. E sui giovani serve una rivoluzione: le nostre proposte  sugli stage daranno opportunità vere, contro un centrodestra che criminalizza le borse di studio”. Frecciate a tutto campo, dunque, ma con un faro chiaro: l’Europa di De Gasperi, tra sogni federalisti e pragmatismo riformista. Riuscirà Iv a tenere insieme il centro e quel “guardare a sinistra” senza inciampare nelle sue stesse contraddizioni? La strada è lunga, e il 2027 è dietro l’angolo.