GIUSTIZIA

Sanitopoli immaginaria, tutti assolti: non ci fu corruzione all'Asl To3

Ennesima Caporetto per il pm Colace. L'indagine partita con grande clamore e favor di stampa (as usual) nel 2018 si è conclusa in un nulla di fatto. Scagionati l'ex direttore dell'azienda sanitaria Boraso e l'imprenditore Marino. Inflitti 9 mesi a un maresciallo della GdF per rivelazione di segreto d'ufficio

Sanitopoli immaginaria. Il verdetto pronunciato oggi dalla Terza sezione penale (presidente Immacolata Iadeluca, giudici a latere Federica Florio e Milena Chiara Lombardo) su presunte irregolarità in un appalto da 56 milioni per forniture biomedicali e servizi sanitari per l’Asl To3 è inequivocabile. Sono stati infatti assolti tutti gli imputati, a partire dai due principali protagonisti di di un’indagine avviata nel 2018 dal pm Gianfranco Colace fondata su informative confidenziali e un esposto dei consiglieri regionali del M5s: Flavio Boraso, direttore generale dell’azienda sanitaria dal 2015 al 2020, e Antonio Marino, ex presidente del comparto Sanità dell’Unione industriale di Torino e legale rappresentante di Althea Italia. Secondo l’accusa, il primo avrebbe favorito il secondo nell’assegnazione dell’appalto, ottenendo in cambio un incarico per un’amica radiologa.

Colace nell’udienza del 31 marzo, dopo circa un’ora di requisitoria, aveva chiesto la condanna di Boraso a un anno per turbativa, la sua assoluzione per la corruzione (“il fatto non sussiste”) e il non doversi procedere per intervenuta prescrizione per l’accusa di falso. Quanto alle imputazioni contestate a Marino in concorso con Boraso, Colace aveva sostenuto la sua assoluzione: “Non ci sono state anomalie dal punto di vista economico-finanziario”, ha riconosciuto il pm a cui il Csm ha inflitto una pesante sanzione – la perdita di anzianità di un anno e il trasferimento al Tribunale di Milano con le funzioni di giudice civile, per “grave violazione di legge determinata da ignoranza e negligenza inescusabile” – e di cui ormai non si contano i flop accumulati nella sua attività.

Colace aveva chiesto però per Marino una condanna a 4 anni per una presunta corruzione messa in atto con il manager Davide Gagliardi (anche lui nel Cda di Althea) nei confronti del maresciallo della Gdf Michele Alterio. Per il finanziere, all’epoca in servizio alla Direzione investigativa antimafia del capoluogo piemontese, ha invocato la pena di 2 anni per rivelazione di segreto d’ufficio, mentre per il quinto imputato, il luogotenente dei Carabinieri Giuseppe Carbone (già in servizio presso la sezione di Polizia giudiziaria del Tribunale), la richiesta di condanna è stata di sei mesi per favoreggiamento. Richieste che avevano lasciato tutti di stucco soprattutto perché accompagnate da queste parole: “Chiedo la condanna anche se so che la Corte non potrà che assolvere”. E, infatti, la Corte ha assolto tutti, comminando 9 mesi al solo Alterio per rivelazione di segreto d’ufficio mentre è caduta l’accusa di corruzione.

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