Schael a "processo" in Regione.
Commissario nel mirino del Pd
Stefano Rizzi 15:10 Martedì 15 Aprile 2025
La Lega chiede l'audizione del manager di Città della Salute in commissione. Il deputato dem Laus: "Meno arroganza, più rispetto istituzionale". Enigmatico silenzio dell'assessore Riboldi. Le lamentele del sindacato con Cirio. Sanità privata sul piede di guerra
Fuoco di fila ad alzo zero dal Partito Democratico contro il commissario della Città della Salute. Dopo i sindacati dei medici e degli infermieri e, seppur in maniera meno palese ma non meno pesante, alcuni grandi gruppi della sanità privata, a mettere nel mirino Thomas Schael è la principale forza di opposizione. Col sovrappiù di un segnale altrettanto chiaro che arriva dall’interno della stessa maggioranza dove la Lega con il suo capogruppo in Consiglio regionale Fabrizio Ricca ha chiesto l’audizione, per lunedì 28, del commissario in IV commissione, confermando una volta di più la marcatura rispetto a Fratelli d’Italia e la tensione con l’alleato meloniano sul terreno della sanità
Tutto questo, fino ad ora, nel silenzio di colui che il manager tedesco lo ha voluto a dispetto dell’ostracismo del mondo accademico e di una parte di quello medico, ovvero l’assessore alla Sanità Federico Riboldi. Stesso silenzio che giunge, egualmente enigmatico, dal quarantesimo piano del grattacielo del Lingotto, dove pure il governatore Alberto Cirio il dossier Schael lo ha aperto ben in evidenza sul tavolo e non da oggi.
Da questa mattina, invece, è un susseguirsi di durissime prese di posizione e accuse al commissario che, dal canto suo, con la replica alla denuncia del vicepresidente del consiglio regionale Daniele Valle sul surplus di ore di lavoro che gravano sui medici dell’azienda di corso Bramante – “Valle dov’è stato in tutti questi anni?, le parole di Schael – ha offerto ancor più il destro all’opposizione per dar fuoco alle polveri e accentuare le critiche che da più parti vengono rivolte al manager sui suoi toni decisamente diretti e l’approccio a dir poco ruvido. Se poi si aggiunge una sempre meno tollerata sovraesposizione mediatica ecco che è facile trovare un non dichiarato asse tra il fronte dichiaratamente ostile e il vertice politico della Regione e della sua sanità.
“Mi permetto di far notare al dott. Schael che probabilmente non ha ancora ben chiaro quale sia il suo ruolo. Lo vedo un po’ confuso. Chi dirige una struttura pubblica deve portare rispetto verso la politica e, soprattutto, verso il suo ruolo”, scrive in un post Mauro Laus, parlamentare dem, ma soprattutto azionista di maggioranza del partito a Torino. “Non è la politica a dover rispondere ai direttori, ma sono i direttori, in quanto funzionari pubblici, a dover rendere conto delle proprie scelte. Sono certo che l’assessore alla Sanità, insieme al presidente Cirio, sapranno farglielo capire presto – aggiunge Laus, tra il provocatorio e il sibillino –. Nel frattempo, un consiglio: meno arroganza, più rispetto istituzionale”. Dello stesso tenore le prese di posizione dei consiglieri regionali Domenico Ravetti e Domenico Rossi, con quest’ultimo che chiede a Schael di scusarsi con Valle e “cercare di risolvere i tanti problemi dell’azienda che è stato chiamato a dirigere”. Ovviamente pure l’artefice della denuncia sugli orari di lavoro in corso Bramante risponde al commissario. “In tutti questi anni ero ad occuparmi di sanità, prima in maggioranza poi dall’opposizione”, scrive Valle che chiosa il posto dicendo “io so qual è il mio ruolo, mi chiedo se Schael sappia qual è il suo”.
Una raffica di attacchi che, in uno schema classico dello scontro politico, avrebbero già portato la maggioranza e in particolare l’assessore e il suo partito, ma anche lo stesso governatore a ribattere alla accuse. La domanda a questo punto è ineludibile: traballa la poltrona di Schael in corso Bramante? E se si quanto sono decisi a renderla stabile, pur con opportuni aggiustamenti, Cirio e Riboldi? Oggi è il Pd ad attaccare, ma a aprire al quarantesimo piano il caso Schael, prima era stato il caso dei camici e, pur sullo sfondo ma con forse ulteriori peso sulla politica, i provvedimenti sull’intramoenia. Altissimi emissari di grandi gruppi della sanità privata si sono fatti sentire nei giorni scorsi e altre trasferte dalla Lombardia verso il grattacielo sono previste a breve. Messaggi romani dalla politica e dai sindacati, pure quelli con cui la premier Giorgia Meloni ha da tempo ingaggiato uno scontro senza esclusione di colpi. Lamentele e pressioni che sabato scorso avrebbero fatto salire la tensione al vertice della Regione fin quasi a prospettare una giubilazione del commissario, ipotesi poi rientrata. O solo rinviata?