Piano sanitario, "basta manfrine". Cirio dà una strigliata a Riboldi
Stefano Rizzi 07:00 Mercoledì 16 Aprile 2025Annunciato entro marzo, si prolunga l'attesa dello strumento di programmazione. Le opposizioni incalzano. Ultimatum del governatore all'assessore di FdI: "Meno giri per la regione, altrimenti ti tolgo il dossier". Oggi vertice di maggioranza
Pur non essendo un antico maniero, anche il grattacielo della Regione Piemonte ha il suo fantasma. Quello del piano sanitario. Non è dato sapere se agiti le notti del governatore, ma i giorni certamente sì. Di un tutt’altro che serafico Alberto Cirio nei confronti del suo assessore alla Sanità, colpevole di non portare rapidamente a termine l’atteso strumento di programmazione, si racconta dopo una giunta da cui Federico Riboldi sarebbe uscito col capo lindo. E l’incubo di vedersi togliere di mano quel dossier che formalmente la legge attribuisce, come proposta al consiglio regionale, genericamente alla giunta.
Chiudere in fretta la faccenda, dedicandole tutto il tempo che serve, magari evitando di perderne in giro tra mille eventi e altrettante foto da pubblicare, quelle sì con puntualità da treno del Ventennio, sui social. Questo, suppergiù, il messaggio del presidente che pur non vantando una folta chioma, per ogni capello superstite ha il suo diavolo, proprio per via di quello che, tra promesse mancate e annunci ripetuti resta ancora un piano fantasma.
Dopo aver assicurato l’approdo della bozza in commissione entro la fine di marzo, Riboldi ha dovuto aggiornare l’agenda senza tuttavia indicare con certezza quando si sarebbe smesso di aspettare il Godot della sanità piemontese. Nel frattempo l’irritazione per i ritardi è stata ulteriormente acuita dalla serie di incontri, proprio sul futuro piano sanitario, che l’assessore di Fratelli d’Italia ha continuato a tenere su e giù per la regione sempre sotto l’insegna del suo partito. Uno stile, per così dire, inusuale rispetto anche al recente passato e che, comunque, non contribuisce ad attenuare la tensione, anche all’interno della stessa maggioranza e con un governatore sempre meno disposto ad accettare di veder proseguire l’attesa. Lo stesso vertice di maggioranza in programma per oggi sull’argomento sembra attestare l’accentuarsi della necessità di dar corso, in fretta, alla richiesta del governatore e disinnescare ulteriori attacchi dell’opposizione. L’ultimo, in ordine di tempo, del Pd riguarda l’annuncio di Riboldi, insieme al collega al Welfare e compagno di partito Maurizio Marrone di una casella di posta elettronica dedicata per aderire alle audizioni che, è scritto, prenderanno il via nel mese di maggio. Secca la replica dei dem che si rifanno a un loro ordine del giorno dello scorso febbraio votato all’unanimità, con cui si impegna il Consiglio regionale a promuovere le audizioni nella sede istituzionale della IV commissione.
Tra prevedibili schermaglie, ancora prima di vedere dove e come sarà discusso il testo resta da capire a che punto sia. Una bozza sta facendo, da qualche settimana, la spola tra un ufficio e l’altro del grattacielo portando con sé propositi di modifiche e dubbi su questo o quell’aggiustamento. Tant’è che ancora sarebbe in predicato se percorrere la strada di un documento molto dettagliato che entra con dovizia di particolare nelle varie situazioni del sistema sanitario piemontese, oppure privilegiare un testo più generalista e meno vincolante.
Nel primo caso, come abbiamo già scritto nei giorni scorsi, non ci si potrebbe esimere dalla rigida osservanza del decreto ministeriale 70, con tutte le conseguenze del caso sulla rete ospedaliera, compresa pure la questione, tornata nel novero dei problemi, dei punti nascite da mantenere e quelli da chiudere. Senza contare il destino degli ospedali più piccoli e la distribuzione sul territorio dei posti letto e delle varie specialità cliniche. Probabilmente è proprio su questa scelta che si sarebbe segnato l’ulteriore ritardo sulla tabella di marcia che, per lo strumento atteso da anni senza che le precedenti amministrazioni di opposto colore politico avessero almeno incominciato a mettervi mano, è solo l’inizio. Il prosieguo, sarà tutto da scoprire e dipenderà dalle valutazioni che arriveranno dalla varie forze politiche, dai diversi stakeholder e, soprattutto, da quei territori rappresentati dai loro Comuni che da sempre di fronte a decisioni rilevanti che attengono alla sanità fanno sentire la loro voce, non di rado in maniera decisa. Come, l’altro giorno, quella del governatore.