Molinette, "alla sbarra gli ex vertici". Rinvii a giudizio per falso e truffa
16:00 Mercoledì 23 Aprile 2025I pm chiedono il processo per i direttori generali, dirigenti e funzionari che si sono susseguiti alla guida della Città della Salute di Torino: una quindicina dei 25 inizialmente indagati. Nel mirino dieci anni di bilanci dopo l'esposto del Collegio sindacale
Rinvio a giudizio per i principali indagati nell’inchiesta su bilanci e libera professione all’interno della Città della Salute. Eccezion fatta per i componenti dei collegi sindacali dell’ultimo periodo (quelli che hanno denunciato in un esposto un “parziale disordine amministrativo e contabile, frutto di negligenze ed omissioni”) e dei direttori sanitari: nei loro confronti è stata prospettata l’archiviazione. La richiesta è stata firmata nelle scorse ore dai pubblici ministeri Mario Bendoni e Giulia Rizzo. I reati contestati, se confermati nell’istanza dei pm che potrebbe peraltro ipotizzarne altri, sarebbero quelli di falso e, per alcuni, anche truffa, per un danno erariale quantificato attorno ai 7 milioni di euro.
L’inchiesta per cui era stata chiesta una proroga deflagrò l’ottobre dello scorso anno quando 25 avvisi di garanzia vennero recapitati ad altrettanti vertici della Città della Salute succedutisi negli anni, così come a dirigenti e funzionari di corso Bramante. Dopo gli accertamenti la lista si è ridotta a una quindicina per i quali i pm chiedono il processo. Tra di essi i direttori generali Giovanni La Valle e l’allora sua direttrice amministrativa Beatrice Borghese, e andando a ritroso Silvio Falco e Gian Paolo Zanetta, con i responsabili dei conti Andreana Bossola e Valer Alpe e il dirigente che sovrintendeva alla libera professione Davide Benedetto, assieme ad alcuni direttori di struttura (Rosa Brusco e Nunzio Vistato). Verso l’archiviazione Angelo Del Favero e gli ex direttori sanitari Maurizio Delll’Acqua e Lorenzo Angelone.
Dieci anni di bilanci sospetti
Le indagini si sarebbero concentrate sull’approvazione dei bilanci, andando indietro nel tempo di circa una decina di anni dal 2013 al 2023, quindi, coinvolgendo tutti coloro che hanno sottoscritto i documenti contabili di ogni esercizio. Dei presunti reati, secondo la tesi dell’accusa, sono chiamati a rispondere anche i direttori amministrativi.
Alla fine del 2023 il Collegio sindacale (Fabrizio Borasio, Lucia Scalzo e Pier Luigi Passoni) nel suo esposto aveva tra l’altro messo nero su bianco che “regna in alcuni settori dell’azienda un parziale disordine amministrativo, frutto di negligenze ed omissioni apparentemente riconducibili al passato, ma che si riflettono ed hanno conseguenze sull’attuale gestione”. L’organo di controllo aveva inoltre evidenziato come “i fatti potrebbero avere impatto sulla correttezza e veridicità dei dati di bilancio”. Dall'inchiesta sarebbero emersi non solo falsi nei bilanci, ma anche comunicazioni "aggiustate" su intramoenia e tempi di visite ed esami.