Barbero sindaco di Torino. Pazza idea della sinistra
07:00 Sabato 03 Maggio 2025La voce circola da qualche giorno: lanciare lo storico alle prossime comunali. Difficile che con quanto guadagna tra web e tv pensi di rinchiudersi a Palazzo civico. Ma ciò significa che da una parte della coalizione è scattato l'ordine di rosolare Lo Russo
Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres, ma anche iscritto al Pci e dichiaratamente “comunista” ancora nel 2011, ventidue anni dopo la Bolognina. Facile immaginare che più di quella ricevuta dalla République, siano altre “onorificenze” e altri cimeli, come l’ultima tessera firmata da Enrico Berlinguer, a toccare il cuore e la mente di chi palpita e ragiona su un’idea che, tra slogan e striscioni, s’è fatta avanti il Primo Maggio nelle file della sinistra sindacale torinese. Non certo un’idea come un’altra, quella di immaginare una candidatura a sindaco dello storico, ormai pop star della divulgazione, Alessandro Barbero.
Vera, verosimile o boutade provocatoria, una cosa è chiara: una parte della coalizione non considera un tabù la ricerca di una alternativa a Stefano Lo Russo, sindaco Pd in carica, peraltro espressione della minoranza riformista del partito. Un piano che attizza non poco quel mondo dentro e attorno ad Avs così come non può lasciare indifferente l’intendenza del Movimento 5 Stelle che sotto la Mole ha in Chiara Appendino la mantide bramosa di uccidere politicamente il suo diretto successore.
Un prof a caccia di uccelli
Torinese, classe 1959, maturità al liceo Cavour, laurea in Lettere con tesi in storia medioevale (relatore il grande Giovanni Tabacco), poi il lungo cursus accademico con la cattedra di ordinario nel 2002 all’Università del Piemonte Orientale lasciata nel 2024 per dedicarsi a tempo pieno all’attività publicistica che spazia dai libri ai programmi televisivi, dai fortunati e seguitissimi podcast alle conferenze. Sposato in seconde nozze con una collega, Flavia, un figlio che fa il giornalista a Parigi, nei rari momenti di relax pare si dedichi al birdwatching: passione che potrebbe rivelarsin utile nel rintracciare l’araba fenice della sinistra.
E così, mentre l’attuale primo cittadino apparecchia la sua Alleanza tra effluvi di minestra riscaldata, Barbero ha tutti i carati della novità dirompente. Appare come l’antitesi del professore trombone e monocorde e, a differenza di Lo Russo, irradia simpatia ed empatia. Spiritoso quanto basta a catturare l’attenzione di anticonformisti dalla bocca buona. Tanto per dire, uno dei suoi libri (decine di saggi, nove romanzi) si intitola La voglia di cazzi e altri fabliaux medievali. Ha il suo stile, ma soprattutto, ed è quel che conta per chi ne intravede l’ascesa a Palazzo di Città, ha un popolo di seguaci, mescolato sui vari mezzi dove compare sempre più frequentemente. “L’appassionato apprezzamento da parte di migliaia di persone per le conferenze o lezioni tenute dallo storico e scrittore nell’àmbito di vari contesti e format”. Ecco il “barberismo” per la Treccani che lo ha inserito tra i neologismi. Barbero non disdegna le dirette con Alessandro Di Battista come non ha mancato di prendere parte, lo scorso 5 aprile, alla manifestazione contro il piano di riarmo europeo indetta da Giuseppe Conte. Non si contano, talmente sono frequenti, le sue invettive contro il “capitalismo dilagante”.
Di lotta e di (5) stelle
“Oggi siamo qui perché questa lotta non può essere vanificata. Votare è ancora uno strumento di lotta”. Parole che sembrano di Maurizio Landini e che invece il segretario le ha ascoltate in sollucchero proprio dallo storico torinese all’assemblea della Cgil, lo scorso febbraio a Bologna. C’era, lì, pure Giorgio Airaudo, segretario regionale del sindacato ed ex parlamentare Sel, che da candidato a sindaco contribuì nel 2016 alla sconfitta di Piero Fassino e che oggi pare avere, paradossalmente, più feeling con il governatore azzurro Alberto Cirio che non con il sindaco dem. Tiri mancini, non così inusuali. Quella stessa sinistra per anni ha coltivato il sogno di portare al piano nobile di Palazzo civico Che Salizzoni, il mago dei trapianti che tra le sue memorabilia custodisce con orgoglio il ritratto del Comandante.
Dopo aver lasciato l’Università per dedicarsi appieno alle sue molteplici e assai remunerative attività, Barbero davvero potrebbe rinunciare a tutto ciò per governare la sua città? “Quando una cosa comincia a essere necessaria – è una sua frase celebre – di solito qualcuno la inventa”. Se vale anche per la candidatura a sindaco di Torino, c’è già chi lo sta facendo.