Piano sanitario bianchetto & scolorina. "La giunta Cirio nasconde i dati scomodi"
Stefano Rizzi 07:00 Lunedì 05 Maggio 2025Uno studio a spizzichi e Bocconi che nella versione dell'assessore Riboldi è zeppa di omissioni. Dai Pronto Soccorso da declassare ai punti nascita, ai rilievi critici su Asl e salute mentale. Valle (Pd): "Mettono la polvere sotto il tappeto, maestri di propaganda"
Scolorina & bianchetto piano sanitario perfetto. Oddio, se non perfetto perlomeno, nei propositi dell’assessore Federico Riboldi, al riparo da più grane e polemiche di quante egli si presume abbia messo in conto. L’esito sperato, tuttavia, non s’è avuto. Anzi, i colpi di bisturi assestati con generosità nell’operazione di copia-incolla dallo studio commissionato all’Università Bocconi all’ultima, ma non definitiva, bozza di una lunga serie di parziali anticipazioni hanno sortito l’effetto esattamente contrario.
Come nel famoso gioco dell’allegro chirurgo che suonava ad ogni tocco sbagliato, la pesante chirurgia estetica in cui si è prodotto l’assessore prima di presentarsi, pochi giorni addietro, in IV commissione di Palazzo Lascaris, ha evidenziato ulteriormente le differenze tra le indicazioni degli esperti dell’ateneo lombardo e ciò che, sullo stesso punto specifico, è stato saltato a piè pari nel documento portato ai consiglieri regionali.
Abracadabra, criticità scomparse
Sbianchettate che lo Spiffero, per primo, aveva evidenziato proprio su questioni che la nostra anticipazione del dossier della Bocconi mostrava in maniera inequivocabile, come inneschi di altrettanti ordigni sotto la già non comoda poltrona di Riboldi. Il declassamento dei Pronto Soccorso con meno di 15mila accessi annui, la chiusura dei punti nascite al di sotto della soglia di sicurezza dei 500 parti e la stessa prospettiva di riconversione al ribasso per i piccoli ospedali erano scomparsi, come d’incanto, nella trasposizione delle indicazioni della Bocconi in quello che dovrebbe essere la base, più o meno solida, su cui costruire il piano sanitario con un cantiere che pare quello della Sagrada Familia.
La controanalisi del Pd
Di cancellature, se si vuole, versioni riveste ed edulcorate, come attesta una lettura sinottica dei due testi in cui si è prodotto il consigliere regionale del Pd Daniele Valle, ce ne sono addirittura ben di più, addirittura una quindicina. Nulla si dice, per esempio, sulle criticità del servizio di Emergenza 118, tra l’altro da fine marzo senza un responsabile dopo la mancata riconferma da parte di Azienda Sanitaria Zero di Gianluca Ghiselli, decisione cui fino ad oggi non è seguita l’attesa e necessaria nuova nomina. Dalla disamina del Pd emergono ancora, tra le varie omissioni rispetto allo studio della Bocconi, quella relativa al controllo sulle disparità tra le varie aziende sanitarie della spesa farmaceutica che solo alla Città della Salute di Torino ha segnato un incremento in un anno del 12,3% pari a 17,8 milioni.
Guarda qui le due versioni dello studio
Polvere sotto il tappeto
La lista è lunga. Basta e avanza per far dire alla principale forza di opposizione, con Valle e il collega Domenico Rossi, segretario regionale del partito, che “l’assessore Riboldi ha provato a nascondere la polvere sotto il tappeto ma questa volta non ci è riuscito. Alla Giunta piacerebbe cancellare la realtà, ma non si può. Il report della scuola di management della Bocconi, che sta alla base del documento tecnico propedeutico all’elaborazione del nuovo piano sociosanitario regionale, contiene criticità e proposte che, come opposizioni, abbiamo più volte sollevato. Peccato che siano sparite nel passaggio da un documento all'altro”.
Debolezze del sistema piemontese
I consiglieri dem rimarcano come lo studio della Bocconi rileva una serie di debolezze e mancanze nel sistema piemontese, così come “la poca chiarezza su ruoli e responsabilità che abbiamo evidenziato quando fu creata Azienda Zero, la carenza di personale, ma anche la disomogeneità dei servizi ospedalieri e territoriali”. Spariti i dati e i rifermenti alla prevenzione, dai vaccini agli screening, ma le omissioni nella bozza arrivano pure a toccare una materia delicata come la salute mentale. “Confrontando il Piemonte con le altre regioni d’Italia risultano drammatici i dati, con la nostra regione che non raggiunge i 40 addetti nei dipartimenti di Salute mentale per 100mila abitanti, numero nettamente inferiore alla media italiana che è a 58,3 e a regioni come la Lombardia che segnano 66 o l'Emilia-Romagna 72,2”.
Analoga situazione, denuncia il Pd, sul fronte della non autosufficienza. “Il Piemonte registra uno dei tassi di attivazione di assistenza domiciliare integrata più bassi a livello nazionale, raggiungendo solo il 23% degli over 65 non autosufficienti, rispetto al 53% della Toscana o al 46,6% del Veneto, garantendo un’assistenza media annua di sole 6 ore per caso, contro le 16 ore di standard nazionale”.
Taglia & cuci
Insomma, “più che una rielaborazione politica di un report, come è stata presentata dall’assessore, il documento preliminare al piano sembra essere un taglia e cuci costruito per mascherare le carenze del sistema. È questo – chiedono con la risposta in tasca, Valle e Rossi – il metodo con cui Alberto Cirio e la sua giunta vogliono procedere? Sono maestri di propaganda, pensano che cancellando i rilievi di Bocconi si cancellino anche i problemi”.
Pax sanitaria, non su dati farlocchi
Si presenta così ancor più arduo di quanto fosse possibile prevedere il percorso verso il nuovo strumento di programmazione sanitaria per il Piemonte. Che l’opposizione fosse pronta a fare le pulci era scontato, meno che le venisse offerta sul piatto d’argento un’occasione simile. Lo stesso invito di Riboldi a una sorta di tregua e condivisione in nome di interessi superiori alle divisioni politiche, sembrano arrivare perlomeno tardivamente. “La nostra disponibilità l’avevamo data e come risposta abbiamo ricevuto dei dati farlocchi”, risponde a distanza Valle che a Riboldi manda a dire: “Caro assessore, sveglia. È il momento di incominciare a governare”. Altro che pax sanitaria, la battaglia è appena incominciata. E dai banchi del Consiglio regionale, in un amen potrà facilmente allargarsi di comune in comune in tutta la regione.