I lavoratori domestici sono 1,6 milioni, il 50% è irregolare
15:46 Martedì 06 Maggio 2025
Nel 2023 i lavoratori domestici regolari erano 833.874 - l'88,6% donne - ma le stime Istat indicano una forza lavoro effettiva di oltre 1,6 milioni di persone, di cui la metà in condizioni di irregolarità. Il lavoro domestico è il comparto con il più alto tasso di sommerso in Italia, contribuendo per il 27% all'intera economia informale del Paese. È il quadro che emerge dallo studio "Lavoro domestico e formazione- Strategie per colmare il Gender Gap e valorizzare il welfare per le famiglie", di Nuova Collaborazione, associazione nazionale dei datori di lavoro domestico, realizzato dal Centro di Ricerca Einaudi di Torino. Lo studio definisce il lavoro domestico come una "economia invisibile" fatta di donne (spesso migranti) che si prendono cura di bambini, anziani e persone fragili, nella maggior parte dei casi senza diritti né tutele. Il valore aggiunto del comparto regolare è stimato in 16 miliardi di euro (0,74% del Pil), ma la spesa delle famiglie per i servizi di cura è in calo dal 2014. Tra le famiglie a basso reddito - sotto la soglia dei 2.000 euro mensili - l'85% ha fatto ricorso a risparmi privati o a forme di indebitamento per affrontare la spesa del collaboratore badante. Solo una minoranza rispetta pienamente obblighi contributivi e normativi. Il lavoro domestico è più diffuso e meglio regolato nel Nord-Ovest (31% del totale nazionale) e nel Centro Italia (28%), dove la maggiore disponibilità economica e l'offerta di servizi pubblici più strutturata favoriscono la regolarizzazione dei contratti. In queste aree, la presenza di lavoratori stranieri è molto alta: in Lombardia, Emilia-Romagna e Lazio supera l'80%. Al contrario nel Mezzogiorno e nelle isole il numero di lavoratori domestici regolari è molto più basso. Le percentuali di lavoratori stranieri scendono sotto il 40% in regioni come Molise e Basilicata. "Il lavoro domestico non è più un'esigenza privata delle famiglie, ma una questione pubblica di responsabilità sociale e coesione. È il momento di costruire una strategia nazionale condivisa tra istituzioni, famiglie e lavoratori, fondata su incentivi mirati, percorsi formativi strutturati e sul pieno riconoscimento del valore sociale del lavoro di cura" osserva Alfredo Savia, presidente di Nuova Collaborazione.