Alpini nelle scuole: "Militaristi". Genitori e femministe contro le Penne Nere
Stefano Rizzi 13:53 Giovedì 08 Maggio 2025Alla vigilia dell'Adunata nazionale a Biella si scatena la ridicola polemica contro gli incontri di "veci" e "bocia" con alunni e studenti. I volontari presenti in ogni calamità diventano pericolosi predicatori del nazionalismo e del sovranismo
Venti giorni sull’Ortigara senza il cambio per dismontà, pochi minuti per scambiarsi messaggi nella chat dei genitori e scavare dal divano la trincea pacifista contro “la propaganda militarista e nazionalista entrata nelle scuole”. Attempati veci e qualche bocia, pure lui ormai più che maturo visto che la leva è finita da vent’anni, a raccontare nelle scuole cosa fanno, nel fango delle alluvioni e tra le macerie dei terremoti, quando altri spiegano cosa si dovrebbe fare. Tanto è bastato a scatenare la protesta di un gruppo di genitori a cui immediatamente è giunto il rinforzo di un collettivo femminista.
Non è certo questo il benvenuto e l’accoglienza che Biella offrirà alle oltre 300mila penne nere che “invaderanno” la città da domani a domenica per la 96esima adunata nazionale degli Alpini, con la tradizionale allegria e il non disdicevole impatto economico. “Alpini portatori di speranza”, lo slogan della manifestazione. Che, però, non piace affatto a chi vede in quell’interminabile sfilata ondeggiante di cappelli al passo cadenzato l’ennesima minaccia militarista, col sottinteso storicamente ignorante del fascista. Addirittura entrare nella scuole, poi. Chi se ne importa se ai bambini e ai ragazzi qualcuno ha raccontato che lui c’era a spostare macerie nel terremoto del Friuli o a cucinare la pasta per gli sfollati di quello dell’Aquila, a portare vestiti asciutti agli alluvionati proprio del Piemonte.
La questione per il fortunatamente sparuto gruppo di genitori è ben altra, è il fatto che, appunto nei giorni scorsi gli Alpini “hanno potuto parlare nelle scuole” e perdipiù “narrando in modo soggettivo e a volte antistorico alcune vicende del nostro Paese”, sostengono padri e madri, si suppone dopo aver passato anni sui libri di storia. Altro che “Le parole fucsia”, come si chiama il collettivo femminista pronto a schiacciare il tacco a punta sul vecchio scarpone. Quelli lì, insomma gli Alpini “hanno fatto colorare ai bambini i disegni delle loro divise”. E le canzoni, poi. “Canti bellici”, mica Bella Ciao che pure la cantarono tantissimi Alpini passati tra i partigiani.
E ti pareva che dopo aver provato, nel 2022, a infangare l’Adunata di Rimini con accuse, poi sciolte come neve al sole, di abusi sessuali da parte di alcune penne nere, qualcuno non ritentasse tirando di mezzo, stavolta, bambini e ragazzi. Se in Friuli, pochi giorni fa, alla commemorazione del tragico terremoto i Verdi hanno strillato per l’illuminazione tricolore di tre montagne, nel Piemonte della Taurinense, nella regione che ha avuto un presidente si sinistra come Sergio Chiamparino cui è mille volte più caro il suo cappello da Alpino della tessera del partito, qui dunque la minaccia è concreta. Perché quelle visite nelle scuole, nuella è per alcune famiglie e un po’ di femministe nient’altro che un’operazione per “rafforzare il clima sovranista e militarista che sembra l’unico possibile”. E poi sono gli Alpini quelli che alzano il gomito.