Abuso d'ufficio, l'abrogazione non è incostituzionale
13:54 Giovedì 08 Maggio 2025Per i giudici della Consulta sono infondate le questioni di legittimità sul provvedimento che ha abolito un reato da cui, prima della riforma Nordio, venivano assolti 9 imputati su dieci. Una sentenza che mette fine a mesi di polemiche
L’abrogazione del reato di abuso d'ufficio non è incostituzionale. A decretarlo è la Corte Costituzionale che, dopo l'udienza pubblica svoltasi ieri, mercoledì 7 maggio, ha esaminato le questioni di legittimità costituzionale sollevate da 14 autorità giurisdizionali, tra cui la Cassazione, sull’abrogazione di un reato da cui, già prima della tagliola del Guardasigilli Carlo Nordio, venivano assolti 9 imputati su dieci. La stessa Corte aveva già sottolineato che la paura di finire sotto processo aveva dato luogo a un fenomeno definito “burocrazia difensiva”: “I pubblici funzionari – afferma una sentenza del 2022 – si astengono dall’assumere decisioni che pur riterrebbero utili per il perseguimento dell’interesse pubblico... o più spesso restano inerti, per il timore di esporsi a possibili addebiti penali (cosiddetta paura della firma)”.
Tra le vittime più note dell’abuso d’ufficio si annoverano il sindaco di Bibbiano Andrea Carletti, assolto dopo l’abolizione del reato, l’ex sindaco di Novara Massimo Giordano (assolto) il cui presunto “interesse personale” era consistito del non aver preso provvedimenti nei confronti di un bar da cui provenivano schiamazzi notturni. E l’ex governatore della Calabria Mario Oliverio finito sotto accusa per uno stanziamento di 95mila euro finalizzato alla promozione turistica del suo territorio.
La Consulta, recita la nota, “ha ritenuto ammissibili le sole questioni sollevate in riferimento agli obblighi derivanti dalla Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione (la cosiddetta Convenzione di Merida)”, ma “nel merito» ha dichiarato “infondate” quelle questioni, “ritenendo che dalla Convenzione non sia ricavabile né l’obbligo di prevedere il reato di abuso d’ufficio, né il divieto di abrogarlo ove già presente nell’ordinamento nazionale”.
Nel luglio 2024, con 170 voti — la maggioranza di centrodestra più Azione e Italia viva — contro 77, la Camera ha approvato in seconda lettura l’articolo 1 della riforma penale che abolisce il reato di abuso d’ufficio, sostituendolo con quello di “peculato per distrazione”, resosi necessario per chiudere una “falla” determinata dalla cancellazione tout court del vecchio reato.
Il pronunciamento odierno mette fine a una polemica, durata mesi, “che non avrebbe neppure dovuto iniziare – dichiara il capogruppo di Forza Italia in Commissione giustizia a Palazzo Madama, Pierantonio Zanettin –. Nessun favore ai criminali, nessuna amnistia mascherata, come qualcuno ha sostenuto: l’abolizione di quel reato è stata semplicemente una scelta legittima. D’altra parte, abbiamo sempre sostenuto che quella fattispecie, a condotta eccessivamente evanescente, produceva come unica conseguenza quella di paralizzare i pubblici amministratori, scoraggiandoli dal prendere decisioni. E a fronte del dato per cui il 94% dei processi per abuso d’ufficio finiva con una assoluzione, l’abrogazione di quel reato è stata la decisione più che giusta. Una scelta che, come autorevolmente spiegato dalla Consulta, non contravviene ad alcuna Convenzione internazionale”.