POLITICA & GIUSTIZIA

Gallo allo spiedo: chiesti 2 anni e 10 mesi per l'ex ras del Pd di Torino

L'ex signore delle tessere (autostradali e del partito democratico) finito "casualmente" in un'inchiesta sull'infiltrazione mafiosa al Nord (ma da cui è estraneo). Favori, omaggi, cene per sostenere i candidati della sua corrente. L'accusa è peculato e corruzione elettorale

Due anni e 10 mesi di reclusione è la condanna chiesta dalla Procura di Torino per Salvatore Gallo, storico esponente del mondo politico subalpino, natali nel Psi craxiano e diventato negli anni Novanta uno dei “signori delle tessere” fino ad approdare al Pd, processato con altre 17 persone nell’ambito dell'inchiesta Echidna sulla presenza della 'ndrangheta nel Nord-Ovest. Il procedimento si celebra con il rito abbreviato ed è accusato di peculato e corruzione elettorale. Relativamente a due casi contestati (un cambio di gomme e l’intervento per favorire un ricovero) il pm ha chiesto invece l’assoluzione.

Gallo non è chiamato in causa per vicende di criminalità organizzata ma per episodi differenti, emersi nel corso delle indagini dei carabinieri: in un caso si tratta di promesse di favori in cambio di voti a una candidata di sua fiducia alle amministrative del 2021. L’ottantaquattrenne, inoltre, fino al 2015 è stato manager della Sitaf, la società che gestisce l’autostrada Torino-Bardonecchia, e grazie ai suoi contatti avrebbe ottenuto tessere Viacard a titolo gratuito da consegnare ad amici e conoscenti, che consentivano di passare gratuitamente dai caselli autostradali. Una sorta di “corrente autostradale del Pd”: un signore delle tessere capace di spostare centinaia di preferenza e di condizionare le consultazioni interne del partito.Tra le richieste, quella per l’ex direttore del personale di Sitaf, Salvatore Sergi, a 2 anni di reclusione, accusato di aver agevolato Gallo.

Da tutti conosciuto come Sasà o “l’Uovo” ai tempi del garofano, con la sua associazione IdeaTo durante la campagna elettorale del 2021 Gallo avrebbe minacciato di licenziamento o demansionamento un dipendente candidato in circoscrizione 4, se non avesse fatto campagna elettorale per il figlio e per un’altra candidata. Inoltre, avrebbe chiesto 50 voti a un altro degli indagati, Francesco Anello, per sostenere una candidata al Consiglio comunale di Torino, in cambio del suo interessamento per fargli ottenere una visita ortopedica da uno specialista e un intervento chirurgico.

Il pm Valerio Longi ha parlato di “condotta in spregio delle regole” e ha ricordato che, per quanto risalente del tempo e ormai dichiarato “estinto”, ha un precedente a suo carico, ma ha comunque chiesto il riconoscimento dell’attenuante di avere risarcito il danno alla società. Nato a Cassano allo Jonio, è originario di Oriolo ma ha costruito le proprie (alterne) fortune prima a Orbassano e poi a Torino. La vulgata politica narra che abbia iniziato come barelliere nell’ospedale del comune alla periferia del capoluogo piemontese per poi diventarne dirigente amministrativo. Una scalata fatta di pubbliche relazioni e interrotta da un’inchiesta su appalti e favoritismi nella struttura sanitaria: all’epoca – è il 1986 – Gallo è un pezzo da novanta del Partito socialista, consigliere comunale nella Sala Rossa. Quell’indagine ferma la sua corsa politica e modifica la sua sfera di influenza.

Il magistrato ha chiesto altre 16 condanne e una assoluzione. La pena più alta, tre anni e 4 mesi, è stata proposta per un avvocato, Mauro Amoroso, processato in concorso con un altro imputato per una richiesta di 1.500 euro a un imprenditore considerata estorsiva dalla pubblica accusa. La sentenza è prevista per il 17 giugno, mentre il 22 maggio partirà a Ivrea il processo nei confronti degli imputati che hanno scelto il rito ordinario.

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