ECONOMIA DOMESTICA

Al Nord si "rusca" di più del Sud, in Piemonte al lavoro 256 giorni

La media nazionale è di 246 giorni, ma quasi metà del Paese trascorre in ufficio o fabbrica molto meno: appena 228. In quei 27 giorni di differenza ci sono tutte le contraddizioni, comprese quelle salariali. Biella è la provincia più stakanovista

Al Nord si lavora in media 255 giorni all’anno, al Sud appena 228: in altre parole, ogni 12 mesi timbrano il cartellino 27 giorni in più rispetto. A pesare sono il lavoro nero e il precariato. È quanto emerge dall’analisi condotta dall’ufficio studi della Cgia. Gli operai e gli impiegati con il maggior numero medio di giornate lavorate durante il 2023 sono stati quelli occupati nella provincia di Lecco (264,9 giorni). Seguono i dipendenti privati di Biella (264,3), Vicenza (263,5), Lodi, (263,3), Padova (263,1), Monza-Brianza (263), Treviso (262,7) e Bergamo (262,6). Le province dove i lavoratori sono stati meno in ufficio o in fabbrica durante il 2023 sono quelli di Foggia (213,5 giorni), Trapani (213,3), Rimini (212,5), Nuoro (205,2) e Vibo Valentia (193,3).

La media italiana è stata pari a 246,1 giorni. Svettano le regioni del Nord con in cima la Lombardia (258 giorni), seguita a ruota da Piemonte (256,8 giorni), Veneto (256,2 giorni), Friuli-Venezia Giulia (255 giorni), Emilia-Romagna (251 giorni)

Piemonte sopra la media

Dietro Biella, la più “stakanovista”, in Piemonte superano la media nazionale tutte le province, ad eccezione del Verbano-Cusio-Ossola che con i suoi 240,8 è fanalino di coda e al 56° posto nella classifica. Nel dettaglio Novara è al 13° posto (259,1 giorni), Alessandria (al 14° con 258,8 giorni), Asti (19° con 257,4 giorni), Torino (20° con 257,4 giorni), Vercelli (24° con 255,9 giorni), Cuneo (32° con 253,7 giorni).

La geografia delle buste paga

Ovviamente, nelle aree geografiche del Paese dove le ore lavorate sono più elevate, anche la produttività è maggiore e conseguentemente gli stipendi e i salari sono più pesanti. Se, come riporta lo studio, al Nord la retribuzione media giornaliera nel 2023 era di 104 euro lordi, al Sud si è fermata a 77 euro (con una differenziale del 35%). Per quanto concerne la produttività, invece, al Nord era superiore del 34% rispetto a quella presente nel Sud.

Stipendi alti a Milano, Torino molto distante

Dall’analisi provinciale delle retribuzioni medie lorde pagate ai lavoratori dipendenti del settore privato emerge che, nel 2023, Milano è stata la realtà dove gli imprenditori hanno erogato gli stipendi medi più elevati: 34.343 euro. Seguono Monza-Brianza con 28.833 euro, Parma con 27.869 euro, Modena con 27.671 euro, Bologna con 27.603 euro e Reggio Emilia con 26.937 euro. In tutte queste realtà emiliane, la forte concentrazione di settori ad alta produttività e a elevato valore aggiunto ha garantito agli addetti di questi territori buste paga molto pesanti. Nella realtà piemontese hanno buste paga più pesanti i lavoratori di Torino (26.426 euro) e Novara (25.246 euro), seguono quelli di Novara (25.246 euro), di Biella (24.890 euro), di Alessandria (24.682 euro), di Vercelli (24.671 euro) e di Cuneo (24.153 euro). Sotto la media nazionale Asti (23.559 euro) e il Verbano-Cusio-Ossola (20.722 euro).

Salari da fame

I lavoratori dipendenti più poveri, invece, si trovano a Trapani dove percepiscono una retribuzione media lorda annua pari a 14.854 euro, a Cosenza con 14.817 euro, a Nuoro con 14.676 euro. Sono praticamente alla fame a Vibo Valentia dove in un anno di lavoro i lavoratori hanno portato a casa solo 13.388 euro. La media italiana, infine, ammontava a 23.662 euro.

print_icon