OPERE & OMISSIONI

Al Ponte di Messina i soldi per le buche. Salvini lascia sul lastrico le Province

Taglio del 70% sui fondi per la manutenzione. In finanziaria e milleproroghe una "manina" ha deviato il denaro destinato agli enti territoriali. In Piemonte dei 45 milioni attesi per il 2024-25 ne arriveranno meno di 14. Incontro tra Gandolfi (Upi) e Meloni

Altro che tappare le buche delle strade. Sono proprio loro, le Province, ad essere lasciate sul lastrico. Difficile trovare altra immagine di fronte a un taglio del 70% sui fondi destinati a questi enti che, già travagliati da riforme sbagliate e attese controriforme, hanno proprio nella manutenzione di un’ampia parte della viabilità del Paese una delle loro principali competenze. E per quei lavori, tutti necessari e non pochi dei quali già appaltati, dall’oggi al domani il Governo con una serie di interventi sulla legge di bilancio e il milleproroghe ha di fatto chiuso i rubinetti togliendo alle Province ciò che era stato garantito. 

“Il governo taglia i fondi alle Provincie per la manutenzione delle strade, ma quando si è voluto aumentare di 1,1 miliardi di euro lo stanziamento per il Ponte di Messina, i fondi li ha trovati”, attacca Federico Fornaro, deputato del Pd. Ma questa non è una delle mille schermaglie politiche. A vivere giorni di grande preoccupazione e non nascondere la forte irritazione per il colpo di mano sono tutti i presidenti di Provincia, di sinistra come di destra. “È un fatto gravissimo che deve trovare al più presto una soluzione”, denuncia il presidente della Provincia del Verbano Cusio OssolaAlessandro Lana che guida pure l’Upi Piemonte. Non ha tessera di partito Lana, ma è da sempre dato molto vicino alla Lega.

La "manina" di Salvini

Proprio il partito il cui leader è nel mirino per la vicenda. Molti ritengono di Matteo Salvini la “manina” che avrebbe spostato gran parte di quei fondi sul ponte di Messina e altri su una linea ferroviaria nel Nord Est in odore di elezioni regionali. “Qui si mette a repentaglio la sicurezza dei cittadini”, avverte il presidente della Provincia di Biella Emanuele Ramella Pralungo, del Pd: “Lo stesso ministero che ci porta via i soldi, poi manda i funzionari a dirci che il guardrail è vecchio e da cambiare”.

Le cifre sono da brividi. La legge di bilancio del 2017 aveva previsto 275 milioni all’anno per le Province e le Città Metropolitane destinati alla manutenzione delle strade. Nella manovra di fine anno c’erano già stati dei tagli, ma il peggio doveva ancora arrivare. Nell’anno in corso di milioni ne mancheranno 195 e 190 nel 2026.

Leggi qui le cifre dei tagli

La scure sul Piemonte

Mettendo la lente sul Piemonte, ecco che le tabelle elaborate dall’Upi dicono che, dopo il taglio, alla Città Metropolitana di Torino dei 15 milioni stanziati per il 2025 e 2026 ne arriveranno solo 4,5. Alessandria che contava su 5,7 milioni ne riceverà 1,7 mentre Asti passerà da 3,4 a 1 milione e Biella da 2,8 milioni a 746mila euro. I quasi 10 milioni di Cuneo si riducono a poco meno di 3 e scende sotto il milione esattamente a 839mila euro Novara rispetto ai 2,7 milioni assegnati. Sotto il milione anche il Verbano-Cusio-Ossola con 891mila euro rispetto a 2,9 milioni e Vercelli con 915mila euro a fronte di 3 milioni. In totale il Piemonte che contava su 45 milioni e mezzo ne vedrà meno di 14.

“Un taglio del genere non lo si può accettare, su questo tutti i presidenti delle Province del Piemonte sono concordi” spiega Lana da pochi mesi alla guida di Upi Piemonte. “Questi fondi erano stati condivisi, avevamo detto al ministero per quali interventi li avremmo utilizzati e dallo stesso ministero erano stati approvati. Adesso – aggiunge Lana – ci troviamo in alcuni casi ad avere già appaltato i lavori. E poi ci sono i tagli per gli anni a venire che seppure meno pesanti restano comunque insopportabili. Il problema non è grosso, è enorme”. E attraversa il Paese da Nord a Sud senza eccezioni. La stessa motivazione che sarebbe alla base dell’inatteso provvedimento, ovvero i casi in cui le Province non avrebbero mostrato sufficiente capacitò di spesa delle risorse assegnate, viene considerata poco più che un alibi. E comunque anche se così fosse, un provvedimento lineare che colpisce enti virtuosi e no allo stesso modo, appare a dir poco sproporzionato e difficilmente giustificabile.

Incontro a Palazzo Chigi

La mobilitazione bipartisan di tutti i vertici degli enti territoriali e si è palesata con forza nell’assemblea nazionale dell’Upi di pochi giorni fa. Il presidente Pasquale Gandolfi, ieri nel tardo pomeriggio ha incontrato Giorgia Meloni e non c’è da interrogarsi sull’argomento del colloquio. “Un incontro positivo nel quale insieme alla presidente Meloni abbiamo potuto approfondire questioni che per leProvince sono prioritarie, all’insegna di un leale confronto tra le istituzioni della Repubblica. L’auspicio – ha detto Gandolfi all’uscita da Palazzo Chigi – è che da questa prima interlocuzione possano arrivare risposte importanti per i cittadini e i territori”. Parole misurate, ma che non lasciano affatto supporre che il problema dei tagli sia risolto. Così come non sgombrano il campo dall’immagine di Salvini che, Robin Hood al contrario come il mondo del suo vice Roberto Vannacci, toglie a chi deve rattoppare le buche per dare a chi vuole costruire il ponte sullo Stretto. 

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