GIUSTIZIA

I "guerrieri" della notte No Vax, boomer armati di bomboletta

Il capo è un 55enne di Ivrea, la reclutatrice una signora di 61 anni residente a Castiglione Torinese. Colpiti i "V-V", un gruppo ramificato a livello nazionale, che in nome del contrasto all'obbligo dei vaccini anti Covid ha imbrattato i muri di Torino e provincia

Un capo carismatico di 55 anni, residente nella placida Ivrea, una reclutatrice 61enne dal cuore pulsante di Castiglione Torinese e una squadra di “guerrieri” di mezza età, pronti a colpire sotto il cielo di Torino e dintorni. No, non stiamo parlando dell’ultimo casting per un film d’azione di serie B, ma dell’ultima inchiesta della Digos e della procura torinese che ha messo nel mirino i V-V, i paladini dei “No vax” più agguerriti del Piemonte. Dodici avvisi di chiusura indagini preliminari sono piovuti come grandine sulle loro teste, con un’accusa che sembra uscita da un romanzo di Tom Clancy: associazione per delinquere. Roba da far tremare i polsi, se non fosse che il loro arsenale di “guerra” si compone principalmente di bombolette spray e un’ossessione per le scritte sui muri.

Secondo gli inquirenti, questa “articolazione torinese” di un movimento nazionale anti-vaccini avrebbe orchestrato una vera e propria crociata contro l’obbligo vaccinale anti-Covid, con un programma che sembra scritto da un mix tra un guru complottista e un poeta di strada: “disobbedienza civile, contropropaganda, guerra mediatica e commissione di reati”. Tradotto in termini pratici? Vandalismo a tutto spiano. Scritte su scuole, università, sedi di sindacati, banche, ospedali e persino redazioni di quotidiani. Un totale di 23 episodi, dall’ottobre 2021 all’aprile 2024, che hanno trasformato Torino e la sua provincia in una tela per graffiti no vax. Il reato contestato? Imbrattamento e deturpamento, punibile con la terribile prospettiva di sei mesi di carcere. Altro che Rambo, qui siamo più dalle parti di Banksy, ovviamente con meno talento artistico.

Guerrieri della bomboletta

Ma chi sono questi guerrieri della bomboletta? Il capo, il 55enne eporediese, pare il regista di questa campagna di “resistenza” urbana, mentre la 61enne di Castiglione Torinese avrebbe il ruolo di talent scout, arruolando fedelissimi per la causa. Il resto della truppa? Una manciata di cinquantenni e sessantenni sparsi tra il capoluogo e l’hinterland, pronti a sfidare le istituzioni a colpi di vernice. Altro che plotoni paramilitari, qui siamo di fronte a una brigata di boomer ribelli che, invece di giocare a burraco, hanno deciso di dichiarare guerra al sistema con un pennarello indelebile.

Un'organizzazione piramidale

La sigla V-V è apparsa inizialmente su siti internet ma molto presto si è trasferita su Telegram, dove secondo gli investigatori si trova una “base operativa segreta” articolata in una serie di chat e di canali che gli stessi aderenti chiamano “organizzazione tecnica”. Il gruppo opera in diverse città italiane (tra cui Modena, Rimini, Bari, Mantova, Roma, Bergamo) e si è dotato di una struttura “a piramide”. Ci sono i “leader”, gli “admin” (che si dedicano principalmente al reclutamento), i “tutor” che addestrano i novizi e i “guerrieri” che portano avanti le azioni. All’occorrenza scendono in campo anche i capi: nel gennaio del 2023 il 55enne eporediese era insieme a dei compagni che stavano tracciando enormi scritte sulla facciata di una scuola media e avrebbe sferrato un calcio a un poliziotto, ricavandone l’accusa di lesioni e resistenza a pubblico ufficiale. Gli aspiranti “guerrieri” sono sottoposti a un percorso formativo scandito test, questionari, colloqui video via chat (i presunti capi si mostrano, secondo le indagini, rigorosamente incappucciati). Quando sono pronti ricevono le istruzioni sugli obiettivi da imbrattare, gli slogan da utilizzare, gli strumenti di cui devono dotarsi: vernici, estintori, corde, zaini, telefoni-citofono e radiotrasmittenti per non essere tracciati. A un’altra parte di aderenti – non indagati – sono affidati compiti di propaganda sui social che consistono anche in “campagne diffamatorie”. Il principale canale Telegram dei V-V è seguito da circa 18 mila utenti. Di recente ha lanciato una campagna di raccolta fondi a sostegno degli indagati. “Il sistema nazicom cerca di attaccare la forza di lotta V-V addossando ai guerrieri imputazioni assurde come l’associazione per delinquere”, dice un messaggio dove si chiede ai simpatizzanti di raccogliere 24 mila euro per le spese legali.

Le accuse della procura

La procura non ha preso la faccenda sottogamba. Le carte dell’inchiesta parlano di un’organizzazione strutturata, con tanto di ramificazioni nazionali, che avrebbe voluto destabilizzare le istituzioni. Ma diciamocelo: se il piano per abbattere il sistema consiste in scritte come “No Green Pass” sulle mura di un ospedale, forse c’è bisogno di un corso accelerato di strategia rivoluzionaria. Per ora, però, il loro destino sembra più vicino a un’aula di tribunale che a una barricata.

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