Zaia trionfa, Cirio arretra: governatori amati (e no)
11:43 Mercoledì 04 Giugno 2025Il Doge veneto è il più gradito (70%), seguito da Fedriga del Friuli-Venezia Giulia (64%). Senza infamia né troppa lode il presidente del Piemonte, fermo al 42%, in calo del 3%. Ma tutti sembrano scaldare meno il cuore degli elettori
Quando si parla di governatori, il Veneto sembra vivere in un universo parallelo, dove Luca Zaia regna incontrastato come un doge moderno, con un gradimento che farebbe invidia a un influencer di TikTok: 70%, signori, roba da standing ovation. Il sondaggio Swg, diffuso in esclusiva dall’Ansa, ci consegna un Zaia che non solo domina la classifica dei presidenti di Regione più amati d’Italia, ma che sembra aver trovato la formula magica per farsi voler bene anche quando il resto del Paese storce il naso. E il Piemonte? Beh, Alberto Cirio, con un 42% di gradimento, si piazza in una dignitosa ma non esaltante ottava posizione, in calo di 3 punti rispetto al 2024. Non proprio un trionfo, ma nemmeno una Caporetto.
Zaia e Fedriga, Re Mida del Nordest
Il leghista Zaia, con il timer della scadenza che ticchetta, si conferma il numero uno della politica regionale. Sette veneti su dieci lo applaudono, e c’è da scommettere che l’ottavo stia solo dormendo. Merito della sua gestione pragmatica, del suo accento rassicurante da “uomo del popolo” o di quel prosecco che sembra scorrere a fiumi nelle sue vene? Difficile dirlo, ma il risultato è che il Veneto lo venera. Subito dietro, con un 64% che non è niente male, c’è Massimiliano Fedriga, governatore del Friuli-Venezia Giulia e altro leghista doc. Al secondo mandato, Fedriga si gode il suo momento di gloria, forte di una regione che sembra filare liscia come un’autostrada senza cantieri (miracolo!).
Sorpresa Proietti e il calo dei big
Sul gradino più basso del podio spunta una new entry: Stefania Proietti, ex sindaca di Assisi e governatrice dell’Umbria, che con un 53% si piazza terza, dimostrando che anche le “piccole” regioni possono dire la loro. Seguono a pari merito, con un 52%, due pesi massimi del Sud: Roberto Occhiuto (Calabria, Forza Italia) e Vincenzo De Luca (Campania, Pd). Quest’ultimo, però, deve masticare amaro: il suo gradimento è sceso di 4 punti rispetto al 2024. Lo sceriffo di Salerno perde smalto, forse perché i suoi monologhi virali non bastano più a mascherare una evidente perdita di allure politico? Chissà.
Cirio in discesa
E veniamo al Piemonte. Cirio, il forzista che guida la Regione con piglio dell’opossum, si ferma al 42%, perdendo 3 punti rispetto all’anno scorso. Non proprio un disastro, ma nemmeno un risultato da stappare una bottiglia di Barolo. Cirio, che pure mostra dosi da cavallo di empatia e gira in lungo e in largo la regione sempre a caccia di sagre e feste paesane, sembra pagare il prezzo di una gestione che, agli occhi degli elettori, non brilla per incisività. Tra promesse di rilancio economico e qualche inciampo sulla sanità, il governatore di Alba non riesce a scaldare i cuori come un tempo. E dire che, con il suo sorriso da bravo ragazzo e la parlantina sciolta, sembrava destinato a fare sfracelli. Non più in Piemonte visto che sembra ormai proiettano sulla scena nazionale, nella sua veste di vice di Antonio Tajani nel partito. Per ora mangia la polvere di Zaia e compagnia in attesa, forse, di spiccare il volo, nell’empireo dei big.
Il Centro e il Sud: salite e scivolate
Scendendo nella classifica, troviamo Eugenio Giani (Pd, Toscana) al 47%, in crescita di 6 punti: un bel colpo per il governatore fiorentino, che sembra aver trovato la quadra (e probabilmente scongiurato del tutto il rischio di non essere ricandidato). Subito dopo, il neo-eletto Michele de Pascale (Pd, Emilia-Romagna) si accontenta di un 45%, mentre Vito Bardi (Basilicata, FI) e Marco Bucci (Liguria, centrodestra) si attestano al 39%. La Sardegna di Alessandra Todde (M5s) e le Marche di Francesco Acquaroli (FdI) viaggiano al 37%, con quest’ultimo che guadagna un punticino, segno che forse il vento meloniano soffia ancora.
E poi c’è la coda, dove la situazione si fa interessante. Attilio Fontana (Lega, Lombardia) e Michele Emiliano (Pd, Puglia) arrancano al 35%, con Emiliano che perde 4 punti e sembra sempre più un pugile suonato. Marco Marsilio (Abruzzo, FdI) tiene botta al 35%, stabile, mentre Francesco Rocca (Lazio, FdI) sale al 31% (+2%). Fanalino di coda, con un misero 25%, è Renato Schifani (Sicilia, FI), che perde altri 2 punti e sembra destinato a fare da zerbino alla classifica.
Ultimo giro
Un dettaglio piccante: tra i primi cinque, tre governatori – Zaia, Fedriga e De Luca – per le regole attuali, non potranno ricandidarsi. Questo apre scenari intriganti: chi prenderà il loro posto? In Veneto e Friuli, la Lega dovrà trovare eredi all’altezza, mentre in Campania il Pd rischia di perdere un personaggio larger-than-life come De Luca. E in Piemonte? Cirio, che di mandati ne ha già uno di troppo (il secondo, quello attuale), non vede l’ora di scendere dal quarantesimo piano del grattacielo: incrocia le dita perché non vi siano elezioni politiche anticipate, cosa che potrebbe creargli qualche problema. Per il resto sul suo calendario spicca il 2026, quando si presenterà per uno scranno al parlamento, mandando così la Regione al voto “solo” un anno prima della scadenza naturale.
Il Piemonte aspetta il guizzo
Il sondaggio Swg ci consegna un’Italia a due velocità: da una parte i “mostri sacri” come Zaia e Fedriga, dall’altra una pletora di governatori che arrancano o che, come Cirio, galleggiano senza infamia e senza lode. In Piemonte, il messaggio è chiaro: serve un cambio di passo. La sanità, l’economia, le infrastrutture – i nodi sono ancora lì, e i cittadini non sembrano disposti a fare sconti. Cirio, che pure ha il tempo dalla sua, dovrà trovare quel guizzo che manca per tornare a brillare. Altrimenti, il prossimo sondaggio potrebbe essere meno clemente. E, si sa, in politica l’elettore ha la memoria corta ma il giudizio affilato.