ECONOMIA DOMESTICA

Tutti in Camera (di Commercio) con Cipolletta, tra intrighi di potere e sogni di rilancio

Dopo l'incoronazione il neo presidente della Cciaa di Torino delinea la chiave del suo mandato: non basta più offrire servizi alle imprese, ma ora occorrono progetti. Primo obiettivo accelerare sul polo fieristico. Pacchetto di nomine e ingenti risorse - VIDEO

Grande festa alla corte di Massimiliano Cipolletta. Alla proclamazione del neo presidente della Camera di Commercio di Torino non mancava proprio nessuno dell’establishment cittadino: dal sindaco Stefano Lo Russo (che nel suo intervento ha difeso la tanto famigerata e contestata da alcuni concordia istituzionale), a chi tiene i cordoni della borsa della Regione Piemonte, l’assessore Andrea Tronzano, arrivando fino al prefetto Donato Cafagna.

Un riconoscimento a un ente tanto controverso (per l’obbligo di ogni impresa a iscriversi) e altrettanto influente che vanta oltre 220.000 iscritti e 300 milioni di euro generati nell’ultima consiliatura. A governare Palazzo Birago sarà ancora una volta un rappresentante degli industriali che la spuntano sui cosiddetti piccoli, le categorie dei commercianti e artigiani. 

Fatto il presidente adesso però si deve difendere il fortino. Soprattutto da chi negli anni ne ha messo in discussione addirittura l’esistenza. L’ultimo in ordine è stato Matteo Renzi, quando da presidente del Consiglio ne ha ridotto prima le risorse e poi ha addirittura promesso di abolirle, col chiaro intento di limare le unghie (e i fondi) a un centro di potere che gestisce risorse, poltrone e destini finanziari e anche politici. E a Torino proprio via Carlo Alberto è stato uno dei luoghi della toponomastica del potere. Certo, non sono più i tempi di Enrico Salza che dalla Camera di Commercio ha costruito la sua fitta rete di relazioni e incarichi che l’ha portato ai vertici di Intesa Sanpaolo, facendolo diventare il principale kingmaker del famigerato Sistema Torino Ma con il suo fitto carnet di nomine e le sue casse piene di denaro, l’ente camerale è ancora uno dei pesi massimi.

Ma la stagione è cambiata e oltre a ridare un po' di smalto alla sua immagine appannata da presidenze che non hanno certo brillato, per il neo presidente si tratta di ridefinirne anche il ruolo. Per farlo Cipolletta ha ben chiaro che è arrivato il momento di dare. Dopo aver ricevuto per tanti anni – soprattutto le quote obbligate di chiunque piccolo o grande che sia decida di fare impresa – la Camera di Commercio deve scrollarsi di dosso quella veste da vecchio burocrate in grado di fornire servizi e deve diventare utile. “La Camera di Commercio riceve da chi produce valore ed è il momento di restituirlo. La centralità passa dai progetti. La mia ambizione che spero non rimanga un’illusione è di riuscire a incidere attraverso progettualità che coinvolgano più persone possibili”, ha spiegato Cipolletta.

Passare dunque dal 6 politico dei servizi ad almeno un 7 che potrebbe passare dal nuovo Innovation Block, ovvero il nuovo polo che affaccerà su piazzale Valdo Fusi che dovrebbe essere pronto (almeno in parte) entro la fine del 2026. Costo? 25 milioni di euro. Per l’8 invece si dovrà risolvere la gatta del polo fieristico di Torino.

In questa discussione si parlerà non solo del Lingotto, ma anche del Lingotto perché i punti interrogativi che vorticano attorno alla struttura di via Nizza sono tanti. “Bisogna riorganizzare al meglio un polo fieristico all’altezza di queste ambizioni. Il tempo degli studi è finito, penso che ci sia la possibilità di provare a fare delle scelte”, spiega Cipolletta. Anche perché chi ne ha più bisogno, gli organizzatori del Salone del Libro, lo hanno detto chiaramente: la questione va risolta e anche in fretta.