"Carenze e disorganizzazione", mali cronici della sanità piemontese
15:26 Mercoledì 04 Giugno 2025La severa diagnosi della Corte dei conti che a partire dal rapporto sul 2022 evidenzia problemi strutturali e ancora irrisolti. Sulle liste d'attesa lontani dai livelli del 2019. La questione dei gettonisti e dei costi elevati. Rilievi sulla gestione dell'intramoenia - DOCUMENTO
Carenze strutturali e difficoltà organizzative. A voler essere ottimisti, peggio di così era difficile immaginare il giudizio sulla sanità piemontese da parte della Corte dei Conti. È pur vero che il rapporto della magistratura contabile parla di "luci e ombre” e che si basa soprattutto su dati riferiti al 2022, sia pure con uno sguardo in avanti fino al prossimo anno, ma resta comunque difficile non considerarlo un cahier de doleances, o meno poeticamente un lungo elenco di problemi irrisolti e, nella maggior parte dei casi, originati da tempo.
È, per esempio il caso della distribuzione dei posti letto negli ospedali, figlia della famigerata delibera 1-600 con cui venne riorganizzata la rete ospedaliera ai tempi del piano di rientro. Per la Corte quella distribuzione "risulta disomogenea sul territorio".
Come questa appena citata non è certo una sorprendente novità il ricorso ai gettonisti per sopperire alla carenza di personale, con "conseguente aumento dei costi e minore capacità di controllo sulla qualità delle prestazioni”, osservano i magistrati contabili. In questo caso i dati attuali in alcune aziende sanitarie segnano una riduzione del ricorso ai camici bianchi forniti dalle cooperative, ma la questione tra dictat ministeriali e appelli delle Regioni per evitare la chiusura di alcuni reparti, resta uno dei nodi che stringono il sistema sanitario e non solo in Piemonte.
Leggi qui il referto della Corte dei Conti
Nel rapporto ampio spazio viene dedicato anche alla gestione dell’intramoenia, ribadendo come la libera professione debba essere esercitata dai medici dipendenti all’interno degli ospedali e solo in mancanze di spazi si possa autorizzare in strutture provate esterne.
I magistrati hanno chiesto dati alle Asl e, a conferma dell’importanza anche economica della materia, hanno analizzato caso per caso con rilievi e osservazioni, riscontrando pure situazioni in cui i medici avrebbero esercitato la libera professione senza autorizzazione e in altri in cui si sarebbero sovrapposti gli orari in cui risultavano pagati dal servizio pubblico, mentre svolgevano attività privata.
La Corte rimarca inoltre come, “nonostante l’obbligo, non tutte le aziende hanno dichiarato l’esistenza di una contabilità separata: talune ne sono sprovviste, mentre tutte adottano una contabilità analitica; in alcune aziende e durante alcuni anni del triennio 2021-2023 la gestione della libera professione in intramoenia risulta in disavanzo”.
Non va meglio per quanto riguarda la patologia principale e più grave del sistema sanitario, ovvero le lioste d’attesa. Dai dati, che va ricordato sono riferiti al 2022, “la situazione risulta peggiore di quella riscontrata nel 2019”. Un obiettivo, quello dei livelli di prestazioni e dei tempi di attesa, andando indietro di sei anni a prima della pandemia Covid, che ancora non è stato raggiunto neppure oggi.